Newsletter
PSICOTERAPIA
www.psicoterapie.org
www.tossicodipendenze.net
www.disturbialimentari.com
www.disturbisessuali.it
www.ossessioniecompulsioni.it
www.terapiadicoppia.it
www.attacchidipanico.it
www.psicosi.net
www.fobia.it
www.depressioni.it
www.ansie.it
www.infanziaeadolescenza.info
www.terapiedigruppo.info
www.psicoterapie.info
| |
Curare i “tumori
dell’anima” e migliorare la propria salute
La sensazione diffusa, parlando
con le persone, quotidianamente, è che ci sia una notevole diffusione di
situazioni di sofferenza psichica, di paure, di angosce, di cui tutti parlano,
magari scherzandoci sopra, con la fatica di dare effettiva importanza a un
malessere che non si conosce bene, di cui non ci sono spesso le parole per
esprimerlo. Sono tante le situazioni che poi saltano all’occhio spesso,
purtroppo, quando è troppo tardi, quando finiscono sui giornali, nella cronaca
nera. Allora ci si interroga, sul come è successo, sul perché non è stato
fatto abbastanza per evitare l’inevitabile, sul come si poteva fare per
capire, sul come si fa a distinguere tra chi soffre e sta per affogare e chi si
lamenta per urlare la sua richiesta di attenzione.
Non è per nulla semplice dare una risposta a queste domande.
Pur rispettando infatti il diritto di seguire la strada che si vuole, anche a
costo di sbagliare e dover poi fare i conti col rimorso, o con ciò che non sarà
più, l’impressione è che troppo spesso la scelta di vivere in un modo o di
non vivere più sia espressione dell’impossibilità di una vera scelta e
dell’intolleranza del vivere attuale.
Non è per nulla facile sapere ciò che si vuole davvero e realizzarlo, con le
fatiche che saranno necessarie.
In questo senso il suicidio diventa l’ultima carta da giocare, quando il gioco
è ormai alla fine.
Credo che queste situazioni debbano far pensare non tanto e non solo a chi se ne
è andato, ma a chi resta, a chi vive nell’incertezza e nell’insoddisfazione
della propria vita, a chi sta sperando di essere fermato, prima che sia troppo
tardi.
I tumori dell’anima, l’angoscia di vivere, la paura-panico, ovvero “i
mostri dell’immaginario” così come li definisce Leopolda Fortunati, membro
di commissioni della Comunità Europea come sociologa dell’educazione e delle
telecomunicazioni, sono infatti condizioni emozionali che si espandono e che
coinvolgono ogni età, dai bambini agli adulti.
Si ha un’immensa paura del vuoto, della solitudine, dell’abbandono, dei
mostri, del lavoro, della scuola, dello stadio, di non piacere, di essere
dimenticati.
Quali segnali dobbiamo imparare a leggere per capire se chi ci sta vicino sta
vivendo bene o se ha bisogno di aiuto? Premesso che tutti potrebbero avere
bisogno di aiuto, resta la domanda di capire il confine, quando diventa
“indispensabile”.
Spesso le persone, per abitudine o paura o altro, tendono a non attribuire il
loro disagio a cause psicologiche, spostano l’attenzione dalla sofferenza
mentale ad altro, ad esempio lamentano disagi fisici al posto di una
problematica psichica. L’ammalarsi di frequente è un sintomo che segnala un
disagio, così come il frequente dolorare di una parte del corpo (mal di testa,
di stomaco, di schiena, ecc.), oppure l’isolarsi, l’arrossire o impallidire
eccessivamente in certe situazioni, l’imbarazzante sudorazione, l’essere
troppo pigri e passivi, o impulsivi, aggressivi o violenti senza motivo; essere
alquanto noiosi, essere infastiditi da tante e troppe situazioni, avere
fissazioni, soffrire d’insonnia, presentare grossi problemi col cibo, ecc.
Spesso la presenza di malattie fisiche oscura la possibilità di diagnosticare i
disagi psicologici sottostanti, come ad esempio le forme depressive. Ma è solo
curando il corpo e anche la mente che si può guarire da queste forme miste di
dolore.
Altro aspetto critico che rende difficile l’intervento precoce è la difficoltà
di chi sta male nell’esprimere le proprie crisi di pianto, la propria
tristezza o disforia; purtroppo la scarsa consapevolezza di stare male mette a
repentaglio la propria salute psichica, in modi che sfuggono alla nostra volontà.
Ne deriva che l’attenzione e l’intervento dei familiari, degli amici, dei
sanitari diventa fondamentale perché la persona possa aiutarsi.
Ogni reazione eccessiva inspiegabile
richiederebbe una comprensione attenta
anche da parte di uno psicologo o uno psicoterapeuta.
Il
problema principale infatti sta proprio nel riconoscimento precoce delle
situazioni a rischio. Basti pensare che studi condotti in tutto il mondo
indicano che il 90% di chi si suicida ha un disturbo psicologico o psichiatrico
diagnosticabile al momento della morte (depressione maggiore, abuso di sostanze,
dipendenza da alcool, schizofrenia), disturbo che se venisse curato con adeguata
terapia ridurrebbe il rischio di suicidio e migliorerebbe la qualità della
vita. Sì perché il problema non è solo di evitare la morte e “salvare un
patrimonio umano”, cioè una vita, ma è anche quello di affrontare tutte
quelle forme di “invalidità psicologica” che costringono a vivere da
vegetale il nostro cervello e la nostra anima.
Così come le strategie di prevenzione sanitaria in campo medico hanno permesso
di intervenire precocemente su gravi malattie come i tumori, spesso evitando
l’irreparabile, allo stesso modo auspichiamo avvenga per la salute mentale,
per poter migliorare il proprio benessere evitando il peggio. Per tale motivo
stiamo organizzando come CISP
in tutta Italia una settimana dedicata alla prevenzione con la possibilità di
avere un “chek up”, un’ora di counseling gratuita con uno psicoterapeuta.
Un aiuto concreto ad aiutarsi.
Dott.ssa
Barbara Rossi
|