I Fattori di Base del
Lessico Emotivo
Gian Luigi Dell'Erba
Riassunto
Attraverso una disamina delle più note teorie sulle emozioni si
discute della rilevanza di alcuni aspetti teorici e metodologici alla
luce di alcune recenti ricerche. In particolare, si focalizza
l'attenzione sui diversi livelli di spiegazione nel problema emozione -
lessico. Inoltre, si presenta una ricerca sui raggruppamenti nel lessico
emotivo i cui risultati indicano una sovrapposizione tra emozioni di
base e componenti fattoriali nei termini indicanti emozioni. Tali
risultati vengono collegati alla generale concezione della esistenza di
un livello emotivo di base espresso anche nel lessico.
Summary
By a review of the principal theories of emotions, is discussed the
importance of some theoretical and methodological aspects under the
light of some recent researches. Particularly, this work focus on the
level of explanation on Emotion - Lexicon problem. Moreover, the Author
deal with a research on the clusters of emotional lexicon which
indicates a covariation between basic emotions and clusters of lexical
terms on emotions. These issues are connected to the general view of
basic emotions.
Parole-Chiave
Emozioni - Linguaggio - Fattori
Key-Words
Emotions - Language - Clusters
Introduzione
Le emozioni possono essere definite come esperienze soggettive di
elevata intensità accompagnate da modificazioni nella fisiologia, nel
comportamento e nella espressione dell'organismo. L'interesse nello
studio delle emozioni è antico quanto l'uomo. Ne parlano i primi
pensatori in varie forme (solo in apparenza molto lontane); se ne trova
traccia importante nelle opere di Aristotele, in particolare nella
Retorica (2). Tuttavia, da Descartes in poi le emozioni (le passioni)
sono state identificate con maggiore chiarezza. Molti teorici e filosofi
hanno descritto un insieme finito di stati emotivi. Descartes, ad
esempio, parla di sei passioni principali primitive dalla cui
combinazione si generano stati d'animo complessi; queste emozioni
fondamentali, primitive, erano: l'odio, l'amore, la meraviglia, il
desiderio, la gioia, la tristezza. E' sorprendente che nel corso delle
elaborazioni teoriche e filosofiche il quadro fondamentale delle
emozioni sia rimasto costante. Darwin, nel 1872, nel lavoro
"L'espressione delle emozioni nell'uomo e negli animali",
descrive in modo puntuale le espressioni tipiche delle emozioni "di
base", primitive. Egli le defin" come repertorio innato ed
universale (6). Questa posizione è stata poi confermata da numerosi
autori. Lo studio più celebre è quello di Ekman e Friesen che oltre a
confermare le posizioni darwiniane, riscontrarono la tipicità delle
espressioni come veicoli non verbali universali(9) (10)(11)(13).
Principali teorie e ricerche
Come già osservato, la grande varietà di letture che sono state
date alle manifestazioni emotive ha prodotto un cospicuo numero di
teorie. Accenneremo quelle fondamentali (16) .La prima, in ordine di
tempo tra quelle moderne, è quella di James-Lange. Secondo questa
teoria l'emozione è determinata dall'effetto sulla coscienza delle
reazioni organismiche scatenate da uno stimolo: lo stimolo viene colto
dai sistemi inferiori, si dispiega la reazione caratteristica
dell'organismo, e quindi viene "notata" dai sistemi superiori
corticali coincidenti con la coscienza(19).Un'altra teoria è quella di
Watson. Egli inquadrava le emozioni come reazioni periferiche in
risposta a stimoli ambientali, senza il bisogno di citare la coscienza
del soggetto in questa reazione.Una teoria del tutto diversa è quella
di Cannon-Bard. Questa teoria, cortico-diencefalica, vede nel processo
di valutazione (superiore) un ruolo primario che innesca attraverso
l'azione (inferiore) dell'ipotalamo gli schemi predisposti delle
reazioni organismiche neuro-vegetativo-comportamentali, e quindi rimanda
alla corteccia il segnale per l'attribuzione del significato
emotivo.Accanto a queste teorie "storiche", citiamo alcune più
recenti.La teoria di Schachter e Singer vede nel processo di valutazione
cognitivo un ruolo centrale fondamentale. Gli autori evidenziano che il
soggetto attribuisce ad uno stimolo un valore di attivazione (arousal) e
successivamente assegna alla situazione un significato emotivo invece
che un altro (oppure nessuno). In sostanza, l'attivazione non è
sufficiente per avere una emozione, è il processo di attribuzione del
significato che la definisce.Una teoria molto moderna è quella di
Johnson-Laird e Oatley . Essi definiscono le emozioni come un sistema di
segnalazione a più livelli. Uno arcaico, immediato, primitivo, più
rozzo, ma molto diffuso; l'altro livello, più complesso, "proposizionale",
valutativo e autocosciente (in riferimento ad attribuzioni di
significato su di sé, sul mondo, sugli altri). I due livelli hanno una
giustificazione diversa: il primo, quello "di base", è
essenzialmente predisposto ad una rapida risposta coerente con
l'adattamento organismico all'ambiente, l'altro livello costituisce una
caratteristica evoluta che coincide con le valutazioni e le
comunicazioni sociali tipiche del pensiero proposizionale ed
autocosciente (21)(22).In particolare, quest'ultimo aspetto (il
linguaggio e le emozioni) è stato in gran parte trattato, nella
psicolinguistica, come studio dei fattori emotivi interferenti o
interagenti con le performances linguistiche. Di recente, come vedremo
più avanti, sono stati presi in considerazione aspetti riguardanti il
lessico, vale a dire l'insieme delle parole di una lingua, nelle
interazioni con le emozioni(5)(7).Questo contributo vuole studiare la
capacità intrinseca del lessico nel mettere in risalto i fattori
emotivi di base; l'assunto è che, supposta l'esistenza di emozioni di
base, primitive, ben definite, la organizzazione interna del lessico
rispetti e rifletta la struttura emotiva.Dalla varietà di ricerche
indaganti le dimensioni semantiche all'interno della organizzazione
cognitiva e l'esplorazione dei linguaggi naturali si evidenzia un dato
interessante (35).La organizzazione semantica delle emozioni, perlomeno
sul piano linguistico-lessicale, sarebbe strutturato in tre livelli
gerarchici, corrispondenti ad un livello astratto, uno intermedio, e un
livello sottordinato (28)(29). Il livello astratto indicherebbe delle
categorie sovraordinate del tipo "positivo" o
"negativo", "attivo" o "passivo"; il
livello intermedio corrisponderebbe ad una tassonomia categoriale delle
emozioni più specificate, che sarebbe comune alle varie teorie e
ricerche sulla tipologia delle emozioni, e descriverebbero le dimensioni
"fondamentali", "primitive", "basiche",
"prototipiche"; il livello sottordinato costituirebbe la
specificazione più situazionale della particolare dimensione emotiva, e
sarebbe indicativa delle emozioni "complesse", "argomentative",
"proposizionali", dei sentimenti (7) (14) (20) (21) (22) (29)
(30)(32). Una pregevole rassegna di alcune ricerche su questo argomento
è stata raccolta da D'Urso e Trentin (8).Un problema cruciale è quello
di studiare le emozioni a partire dal linguaggio quotidiano. Molti
autori sostengono, a questo proposito, che la grande varietà di
vocaboli e termini attinenti alla vita emotiva implichi un ostacolo alla
identificazione rigorosa di un lessico emotivo. I linguaggi naturali,
d'altra parte, costituiscono probabilmente una fonte più attendibile
allo studio delle emozioni discostandosi da setting di ricerca
artificiali dove i risultati potrebbero essere falsati, o le stesse
condizioni e metodologie sperimentali potrebbero "filtrare"
alcune emozioni ed elicitare o potenziare altre.Se da un lato vi è
sostanziale accordo sulle principali emozioni, o almeno sul significato
attribuito a emozioni quali Paura, Rabbia, Felicità, dall'altro lato vi
sono difficoltà teoriche (ancorché metodologiche) ad isolare termini
quali "ostile", "insicuro", "speranzoso",
"irritato", ecc..., in quanto sono ritenuti vocaboli più
"complessi" rispetto a termini quali quelli citati come
emozioni "principali".Una argomentazione che vede il
linguaggio naturale come mezzo non adatto a cogliere la struttura delle
emozioni è quella di valutare vocaboli come insicuro, ostile, ... come
emozionalmente complessi, distinti rispetto a Paura, o Rabbia. Alcuni
autori (Plutchick, Johnson-Laird e Oatley) considerano alcuni termini
come attinenti a categorie multiple (cioè rappresentativi di più
emozioni di base insieme), altri autori (ad esempio Ortony) vedono in
tali termini "naturali" una componente discorsiva,
argomentativa, più complessa della semplice componente emozionale.Il
punto è, a mio avviso, lo studio dei livelli di funzionamento della
mente.Vi è, in sostanza, un disaccordo tra adeguatezza o non
adeguatezza del linguaggio naturale come strumento di rappresentazione
emozionale. Autori come Ekman, pur ammettendo teoricamente la possibilità
di rilevare le categorie emotive nel linguaggio, opta in favore di
distinzioni tra vari stati affettivi ed emotivi preferendo cos"
misurazioni più oggettive (il F.A.C.S. di Ekman e Friesen)(10)
Nonostante i problemi teorici evidenziati, vi sono numerose ricerche
tendenti a studiare la capacità emotiva del linguaggio, e a compiere
delle analisi dei termini e delle etichette linguistiche attinenti alle
emozioni (o a situazioni verosimilmente emotigene).Il tentativo di
Davitz (1970), ad esempio, evidenzia, a partire da una analisi di 400
termini affettivi, che la struttura emotiva del linguaggio è
organizzata in 4 fattori: 1) attivazione; 2) relazione con l'ambiente;
3) piacevolezza/spiacevolezza; 4) senso di adeguatezza verso l'ambiente.
Il numero dei vocaboli selezionati a partire dalla rima lista dei 400 è
stato di 50 parole definite come adeguate a descrivere le emozioni
(sulle quali è stata compiuta l'analisi finale).Nowlis e Nowlis hanno
invece trovato 4 dimensioni principali a partire da una analisi attuata
in diverse situazioni emotive: 1) livello di attivazione; 2)livello di
controllo; 3)orientamento sociale; 4) piacevolezza/spiacevolezza.
Successivamente (1987), gli autori hanno rilevato 8 fattori principali:
1) concentrazione; 2) aggressività; 3) piacevolezza; 4) attivazione; 5)
egocentrismo; 6) affetti sociali; 7) depressione; 8) ansia.Watson e
Tellengen (1985) hanno studiato le numerose ricerche rilevando che
l'elemento comune ed indipendente delle condizioni sperimentali era il
fattore "positivo-negativo". C'è, a parere degli autori,
emerge anche nell'analisi multivariata dei vocaboli.Russel (1980),
evidenzia, nel suo modello circomplesso, che i vari termini emozionali
si situano in un piano cartesiano avente per assi la
"piacevolezza" e la "attivazione".Ortony e
collaboratori (1987) affermano che un termine emotivo deve riferirsi a
condizioni mentali interne piuttosto che esterne, ed avere come
riferimento affetti piuttosto che comportamenti o cognizioni. Questi
autori evidenziano 3 fattori generali di reazioni emotive: 1) agli
eventi; 2) agli agenti; 3) agli oggetti.Johnson-Laird e Oatley (1990)
evidenziano delle emozioni basiche (paura, felicità, tristezza, rabbia,
disgusto) sostenendo che tali emozioni costituiscono categorie di base
per la categorizzazione lessicale delle emozioni. Tuttavia, vi sono
termini complessi che pur potendo indicare una categoria devono essere
ricondotti ad una analisi delle valutazioni di sé nel contesto.Come
appare evidente, i fattori e le categorie evidenziate dagli autori
(eccetto, evidentemente, Johnson-Laird e Oatley) costituiscono dei
livelli di funzionamento mentale non emotivo ("processi
freddi"); essi sono, in sostanza, dei fattori di lettura,
valutazione, ed orientamento che hanno una giustificazione e un ruolo
assai diverso da quello delle emozioni. Questi fattori, rilevati con le
analisi fattoriali, hanno messo in luce, piuttosto, un livello di
funzionamento "freddo" nella interazione tra organismo e
ambiente, livello che può essere considerato precedente sia in senso
logico, sia in senso adattivo-evolutivo.Un altro dato rilevante è
quello della metodologia usata. Alcuni autori, infatti, hanno utilizzato
l'analisi dei resoconti e il successivo ragruppamento categoriale, altri
hanno utilizzato l'analisi dei cluster dei termini proposti come
indicativi di stati emotivi, altri ancora hanno elaborato i giudizi di
somiglianza e distanza tra termini o situazioni selezionate dagli autori
stessi o proposte dai soggetti sperimentali.Alcuni punti generali vanno
discussi. Un primo punto riguarda la scelta dei termini impiegati nella
elaborazione fattoriale. Molto spesso i ricercatori utilizzano liste già
disponibili di termini ( ad esempio presenti nei vari tests sulle
emozioni) oppure elaborano termini riferiti dai soggetti sperimentali
della ricerca(12)(14)(35). Ciò pone un problema di campionamento;
inoltre i risultati spesso riproducono le aspettative di partenza in
quanto i termini immessi, molto probabilmente, si organizzano
dimensionalmente con maggiore facilità rispetto alla immissione di
termini esterna rispetto alle ipotesi del ricercatore.Un altro aspetto
interessante è quello riguardante la capacità del "senso
comune" e del "linguaggio quotidiano" di discriminare
finemente i fattori emotivi(33)(34).Infatti, data una configurazione
neurobiologica determinata, e dati certi schemi predisposti all'azione,
una lingua si sviluppa sulla base delle interazioni comunicative e
miranti alla condivisione dei significati; il senso comune sarebbe la
veste semantica interattiva più "naturale", nel senso che
riflette i processi di adattamento della specie in modo più
trasparente(15)(17)(28)(34)(37).
Obiettivi della ricerca
Gli obbiettivi della ricerca possono essere riassunti nei seguenti
punti: studiare la struttura semantica attinente alle emozioni;
determinare gli eventuali fattori esistenti; correlare la struttura
semantica emotiva del lessico alle altre espressioni e comunicazioni
delle emozioni.
Metodologia
La ricerca è stata effetuata attraverso un metodo consistente nel
raggruppamento di termini emozionali in fattori. I termini emozionali
sono stati ricavati da un normale comune dizionario nel quale sono
presenti sinonimi del termine prescelto. La selezione dei vocaboli è
stata identificata attraverso la scelta di termini riguardanti
"stati d'animo", "emozioni", "sentimenti",
"reazioni emotive", "pulsioni", ed altri vocaboli
specificanti delle categorie attinenti a emozioni e manifestazioni
emozionali. Si è, in pratica, costruito un elenco di termini attinenti
a manifestazioni emozionali, il quale poi è stato elaborato attraverso
un programma implementato al calcolatore. Tale programma aveva lo scopo
di trarre dei raggruppamenti sulla base delle relazioni semantiche tra i
sinonimi. Dato un termine, il programma cercava nelle definizioni
immesse vocaboli-sinonimi determinando cos" dei
raggruppamenti-fattori. In questo modo, da un insieme di vocaboli è
possibile avere un numero di dimensioni di grandezza variabile, e di
"purezza" variabile. La grandezza (dimensione) è data dal
numero di vocaboli presenti nel fattore, la "purezza"
(saturazione) è data dal numero di vocaboli comuni a più fattori
(intersezioni). Quante più intersezioni vi sono in un fattore, tanto più
esso è meno saturo, quindi meno interessante in termini di ricerca di
dimensioni primitive fondamentali. Un vocabolo comune ad almeno due
fattori è un vocabolo emozionalmente "ambiguo" (in quanto non
indicante una specifica appartenenza categoriale) oppure è un vocabolo
emozionalmente "complesso" (in quanto indicante un termine
proposizionale esprimente un elemento linguistico con riferimento a
costrutti complessi su di sé, sul mondo, sugli altri). Questo punto
richiama le teorie che distinguono le emozioni di base da emozioni
complesse o proposizionali in quanto esprimenti il contributo del
ragionamento e di valutazioni "alte"(7)(14)(22).Tuttavia, un
grande numero di fattori emozionali espressi nel lessico determinerebbe
una certa indistinzione, una scarsa significatività delle dimensioni
"primitive" cos" come riscontrate in altri ambiti dai
diversi autori; al contrario, un numero esiguo di fattori costituirebbe
un dato a riprova della capacità del linguaggio di rappresentarsi
dimensioni "primitive", salvo riscontrare fattori non
"centrati" semanticamente con l'obbiettivo della ricerca.Una
ultima nota riguardo al metodo è quella relativa alla tecnica di
analisi dei dati (vocaboli). L'analisi per raggruppamento di dati, nota
come cluster analysis, solitamente utilizzata con dati numerici (o
comunque con variabili aventi in qualche modo una componente numerica)
è stata tuttavia anche impiegata come modalità "categoriale"
di leggere insiemi complessi di dati di varia natura (anche nel
linguaggio). L'idea alla base è quella della valutazione della
presenza-assenza del legame tra coppie di variabili. Il numero dei
raggruppamenti non può essere predeterminato, e quindi il metodo cerca
di studiare la organizzazione, per cos" dire, naturale delle
variabili in fattori(3)(4).Per concludere questa parte sul metodo, si fa
presente che la prima elaborazione ha dato un certo numero di vocaboli
che erano copresenti in più di due fattori (vocaboli complessi). La
seconda elaborazione è consistita nella eliminazione di tali vocaboli,
e di mantenere le intersezioni a due fattori simultaneamente (1 vocabolo
associato a massimo due fattori). E' cos" diminuito il numero dei
vocaboli presenti, ma è aumentato il livello di saturazione o purezza
di ogni fattore. Nel passaggio dalla prima alla seconda elaborazione la
struttura dei fattori, nel numero di esse e nella grandezza, non è
cambiata.
Risultati
L'elaborazione fattoriale dei vocaboli indicanti gli stati emotivi ha
evidenziato un numero ridotto di dimensioni attinenti ad emozioni, ed ha
inoltre messo in risalto alcuni elementi di un certo interesse teorico.
I fattori emersi sono distinti fra loro per grandezza e saturazione.
Questi due elementi sono rilevanti in quanto permettono di distinguere
dimensioni "centrate" con gli obbiettivi della ricerca, e
altre dimensioni emerse per effetto del campionamento (come discuteremo
più avanti).I fattori principali, cioè con una saturazione
sufficientemente elevata, sono risultati essere 6, con una percentuale
di purezza superiore all'87%, ed inoltre un fattore con saturazione
inferiore (57.1%). Si è, infine, raggruppato in una ulteriore
dimensione una serie di vocaboli, non centrati, con scarsa saturazione,
esprimenti una percentuale molto bassa nell'insieme.I 6 fattori
principali risultano essere pressoché coincidenti con le
caratteristiche emozioni "di base" identificate da vari
autori: gioia, tristezza, paura, rabbia, disgusto, sorpresa.Il fattore
aggiunto risulta essere una rappresentazione di termini esprimenti
constatazione di sensazioni fisiche. Quest'ultimo raggruppamento pur non
esprimendo alcuna rappresentazione emotiva, va comunque evidenziato in
quanto è rappresentato a livello lessicale con una certa saturazione
significativa, ed inoltre è evidenziato a partire da vocaboli indicanti
contenuti attinenti a stati emotivi "da dizionario". Il
restante raggruppamento ci sembra un "difetto di taratura" del
metodo, o del campione o della fonte. Va comunque precisato che la
scarsa rilevanza in termini numerici non modifica alcunché nel
risultato emerso, restando comunque interessante dal punto di vista
metodologico l'approfondimento di tale questione. I risultati dei
fattori sono rappresentati nelle Figure, indicanti le dimensioni e la
saturazione dei raggruppamenti. (FIG.1, TAB1).La denominazione dei
fattori è stata operata dallo scrivente, in quanto l'analisi dei
raggruppamenti ha soltanto evidenziato i clusters assegnando a ciascuno
di essi dei numeri. Data l'entità numerica dei vocaboli, diamo solo
degli esempi dei termini appartenenti a ciascun raggruppamento. (FIG.1,
TAB2).Qualche osservazione va fatta sulla base dei dati. (TAB.1)I
fattori che coprono gran parte del campione di vocaboli utilizzati
(N=518) sono rappresentati nelle 6 dimensioni principali. L'altro
fattore è marcatamente distinto sia come numero sia come purezza.
Tuttavia, è interessante notare che esso sia emerso nell'intento di
focalizzare raggruppamenti emotivi.Pur riservandoci più avanti una
discussione di questo punto, si può sottolineare che, nonstante la
precisione del lessico a rappresentarsi le emozioni di base, il lessico
proveniente da fonte mediamente "neutrale" come un dizionario
sia impreciso nel accorpare tra le emozioni i termini riferentisi a
sensazioni corporee e fisiche. Questo paradosso è del tutto apparente
ove si consideri che la definizione "mediamente neutrale" dei
vocaboli riflette la disposizione comune, dei soggetti parlanti questa
stessa lingua, a rappresentarsi non solo la vita emotiva in senso
stretto ma anche le sensazioni ad essa appartenenti ed in qualche modo
ad essa collegate.In sostanza, questo fattore, pur non essendo una
emozione di base è una dimensione rappresentazionale attinente alla
vita emotiva. Dunque, il metodo adottato ha messo in luce da una analisi
"generica" dei vocaboli, "da dizionario", una
disposizione del linguaggio a rappresentarsi gli schemi emotivi basici,
già studiati ampiamente, caratteristici di altre modalità espressive e
comunicazionali (comunicazione non verbale, espressione dei
volti)(9)(23)(26).
|
gioia |
tristezza |
paura |
rabbia |
disgusto |
sorpresa |
sens. fisiche |
altro |
dimensione % |
15,6 |
19,7 |
19,7 |
14,5 |
12,3 |
13,5 |
4 |
1,5 |
saturazione % |
95,06 |
93,81 |
93,81 |
96 |
89,06 |
87,14 |
57,1 |
25 |
N. dimensione |
81 |
102 |
97 |
75 |
64 |
70 |
21 |
8 |
N. saturazione |
77 |
95 |
91 |
72 |
57 |
61 |
12 |
2 |
Tabella 1 - I dati relativi ai fattori emotivi
Figura 1 - La dimensione e la saturazione percentuali dei fattori
emotivi
gioia |
tristezza |
paura |
rabbia |
disgusto |
sorpresa |
euforico |
mesto |
diffidente |
intrattabile |
avverso |
a bocca aperta |
allegro |
svilito |
agitato |
geloso |
infastidito |
allibito |
espansivo |
tetro |
impacciato |
indignato |
stomacato |
annebbiato |
caloroso |
malinconico |
goffo |
furibondo |
rivoltato |
caotico |
interessato |
desolato |
esitante |
invidioso |
schifato |
colpito |
gaio |
squallido |
sconvolto |
collerico |
ripugnato |
confuso |
affabile |
disilluso |
spaventato |
astioso |
scandalizzato |
di sasso |
divertito |
colpevole |
preoccupato |
scontroso |
nauseato |
di stucco |
eccitato |
umiliato |
vergognato |
suscettibile |
inorridito |
disarmonico |
Tabella 2 - Alcuni esempi di aggettivi attinenti ai fattori emotivi
Discussione
A livello generale si può affermare che le emozioni vengono espresse
nel linguaggio verbale per definirle, discriminarle, categorizzarle; e
per comunicarle(31)(32)(35). Una sintesi delle varie concezioni e teorie
delle emozioni sembra essere quella che considera le seguenti
caratteristiche principali: valutare soggettivamente uno stimolo in
relazione al bagaglio immagazzinato in memoria; permettere l'adattamento
o l'azione nell'ambiente; comunicare con altri il proprio
stato(16)(26).Da una riconsiderazione critica di alcune ricerche, emerge
che alcune di esse sono basate sul metodo dei resoconti tratti
direttamente dal soggetto che esperisce le esperienze emotive; altri
autori, invece, derivano le categorie delle emozioni da raggruppamenti
di liste di parole. Queste liste sono costruite o in modo
"teorico", cioè in base ad una selezione operata da un gruppo
di esperti della materia, oppure costruite sulla base di successive
selezioni, fatte da soggetti sperimentali, di liste originariamente
molto estese (Gius et al., 1992; Storm, Storm, 1987).Ciò che
personalmente mi sembra importante è che, se da un lato gruppi di
individui riflettono la categorizzazione emozionale della nostra lingua
(e probabilmente per estensione di tutte le lingue), e quindi si
approssimano ad una tassonomia basica delle emozioni, non è la stessa
cosa affermare che questa procedura evidenzi la struttura categoriale di
base delle emozioni. Vi sono alcuni aspetti da discutere.Un primo
aspetto è che i soggetti sperimentali selezionando e raggruppando più
etichette mettono in atto la propria rappresentazione linguistica delle
emozioni in termini di competenza linguistico-emotiva e capacità di
discriminazione delle emozioni attraverso la lingua (e non). Questo
aspetto, tutt'altro che scontato è uno dei punti, a parare di chi
scrive, più deboli di gran parte delle ricerche sul raggruppamento di
termini emozionali.Un secondo aspetto è quello delle etichette usate,
cioè del materiale delle ricerche. La maggior parte delle metodologie
è fondata sull'analisi di sostantivi. Sebbene evidenziato da alcuni
autori (Plutchick, 1980; Fehr, Russel, 1984) questo aspetto è raramente
tenuto in conto. La scelta del sostantivo, piuttosto che dell'aggettivo,
corrisponde linguisticamente ad un livello di analisi del problema che
è tutt'altra cosa dall'esperienza emotiva; piuttosto il sostantivo può
evidenziare un processo già avvenuto di categorizzazione di un
"evento" presente nel mondo. L'analisi è spostata su un
oggetto di analisi che non è sempre la medesima cosa rispetto ad uno
stato interno esperito; semmai nel processo di collegamento
(valutazione) di uno stato ad un evento vi possono essere diversi gradi
di competenza. Un ulteriore aspetto riguarda la sovrapponibilità o meno
delle categorie emozionali delle varie ricerche. Uno dei motivi, mi
sembra, della non completa coincidenza consiste nella scelta di
procedure metodologiche che non tengono conto di un possibile
"errore" di competenza nella discriminazione ed etichettamento
delle emozioni.Dunque, ai fini di una migliore definizione della
struttura categoriale, sarebbe più auspicabile l'uso di metodi
"dall'alto", cioè di fonti terminologiche sufficientemente
generalizzate e mantenere l'analisi a questo livello, oppure l'uso di
campioni di selettori molto estesi in tutti i diversi momenti delle
procedure di analisi (scelta dei termini, raggruppamento, giudizi di
somiglianza). Questo ulteriore aspetto può consentire lo sviluppo di
analisi adeguate sulle emozioni affidabili e standardizzate. Infine tali
punti complessivamente mi sembrano fondamentali in quanto tendono a
mantenere separati livelli di analisi dell'emozione, come ad esempio i
livelli valutativo, esperenziale, categoriale-astratto,
situazionale-interazionale.
Conclusioni
Il risultato emerso dalla presente ricerca sottolinea la
"capacità" del lessico di discriminare e far, eventualmente,
discriminare la struttura emotiva di base veicolando in questo modo le
segnalazioni utili all'organismo (certamente questo attiene alle
funzioni delle emozioni utili alla specie, di cui l'individuo non ha
coscienza; egli discrimina il suo stato interno sulla base del mezzo
linguistico che la sua cultura ha costruito)(26)(31)(34).La struttura
semantica evidenziata nel lessico "emotivo" si correla con una
certa precisione ai risultati delle ricerche cross-culturali, ad esempio
di Ekman (come già in Darwin), ed ai risultati in ambito
neuropsicologico(13)(23)(26),specie nello studio del linguaggio non
verbale, ed alle recenti osservazioni della psicologia cognitiva (in
particolare la teoria proposta da Johnson Laird e Oatley).Infine, è
utile rilevare quanto il processo di socializzazione incida non solo
nella discriminazione lessicale emotiva ma anche nella più fine
categorizzazione, e nella più utile auto- ed etero-regolazione
(1)(17)(18)(27).
BIBLIOGRAFIA
(1)Arcuri L., Boca S. (1991) Cognizione sociale ed emozione. in Magri
T., Mancini F. (a cura di) Emozione e Conoscenza. Editori Riuniti
(2)Aristotele (1988) La Retorica. in Opere, vol X. Laterza. Bari
(3)Cristante F., Lis A., Sambin M. (1982) Statistica per psicologi.
Giunti. Firenze
(4)Cristante F., Lis A. (1981) Alcuni modelli statistici per il
confronto di variabili psicologiche a livello ordinale. Unicopli. Milano
(5)Chomsky N. (1981) Regole e Rappresentazioni. Il Saggiatore. Milano
(6)Darwin C. (1982) L'espressione delle emozioni. Boringheri. Torino
(7)Davitz J.R.(1970) A dictionary and grammar of emotion. in Arnold
M.L.(a cura di) Feeling and emotions: The Loyola Symposium. New York,
Academic press
(8) D'Urso V., Trentin R. (1992) Sillabario delle Emozioni. Giuffre.
Milano
(9) Ekman P. (1989) I volti della menzogna. Giunti Firenze
(10) Ekman P. (1980) Emotion in human face. New York. Cambridge
University Press
(11) Ekman P., Friesen W.V. (1986) A new pan-cultural facial
expression. in "Motivation and Emotion", 10, pp.159-168
(12) Epstein S. (1984) Controversial issues in emotion theory. in
Shaver P. (a cura di) Review of Personality and social psychology,
Beverly Hills, Ca.,Sage.
(13) Etcoff N.L. (1984) Perceptual and conceptual organization of
facial emotions: hemispheric differences. "Brain and Cognition",
3,pp. 385-412
(14) Fehr B., Russel J.A. (1984) Concept of emotion viewed from a
prototype perspective. in "Journal of Experimental Psychology:
General", 113, pp.464-484.
(15) Fodor J. (1990) Psicosemantica. Il Mulino. Bologna
(16) Frijda N.H. (1990) Emozioni. Il Mulino. Bologna
(17) Gazzaniga M.S. (1990) Stati della Mente, Stati del Cervello.
Giunti, Firenze
(18) Izard C.E. (1972) Patterns of emotion: a new analisys of anxiety
and depression. New York. Accademic Press
(19) James W. (1901) Principi di psicologia. Editrice Libraria.
Milano
(20) Johnson Laird P.N. (1991) La mente e il computer. Il Mulino.
Bologna
(21) Johnson Laird P.N. (1990) Modelli Mentali. Il Mulino. Bologna
(22) Johnson Laird P.N., Oatley K. (1990) Il significato delle
emozioni: una teoria cognitiva e un'analisi semantica. in D'Urso V., op.
cit.
(23) Mammuccari A., Caltagirone C., Ekman P., Friesen W., Gainotti G.,
Pizzamiglio L., Zoccolotti P. (1988) Spontaneous facial expression of
emotion in brain damaged patients. "Cortex", 24, pp. 521-533.
(24) Nowlis V., Nowlis H.H. (1956) The description and analysis of
mood. in Annals of the New York Academy of Sciences, 65, 345-355
(26) Pizzamiglio L. (1990) La neuropsicologia delle emozioni. in
Denes G., Pizzamiglio L. Manuale di Neuropsicologia. Zanichelli. Bologna
(27) Plutchik R. (1980) Emotion: a psychoevolutionary synthesis.
Harper and Row, New York
(28) Ricci Bitti P.E. (1990) L'espressione e il riconoscimento delle
emozioni. in D'Urso V., Trentin R. op.cit.
(29) Russel J.A. (1983) Pancultural aspects of the human conceptual
organization of emotions. in "Journal of Personality and Social
Psychology", 45, pp.1281-1288
(30) Russel J.A. (1980) A circumplex model of affect. in
"Journal of Personality and Social Psychology", 39,
pp.1161-1178
(31) Scherer K.R. (1982) Emotion as a process: Function, origin and
regulation. in "Social Science Information", 21, pp.555-570
(32) Shaver P., Schwartz J., Kirson D., O'Connor C. (1987) Emotional
knowledge: further exploration of a prototype approach. in "Journal
of Personality and Social Psychology", 52, pp.1061-1086
(33) Sterberg R.J.,Grajek S.(1984) The nature of love. in
"Journal of personality and Social Psychology",47,pp.223-264
(34) Stich S.(1983) From folk psychology to cognitive science.
Cambridge,Mass., MIT Press.
(35) Trentin R. (1990) Emozioni e processi cognitivi. in D'Urso V.,
Trentin R. La Psicologia delle Emozioni. Il Mulino. Bologna
(36) Watson D., Tellengen A. (1985) Toward a consensual structure of
mood. in Psychological Bullettin, 98, 219-235.
(37) Zajonc R.B.(1984) On the primacy of affect. in "American
Psychologist", 39,pp.117-123