Il 31 maggio di ogni anno si celebra in tutto
il mondo la Giornata Mondiale senza Tabacco, un'occasione per occuparsi di
un problema per certi versi non ancora considerato col giusto peso.
Si stima che in Italia, stando alla
rilevazione del 2000, ci siano circa 18 milioni di fumatori, contro i 16
milioni del 1983, con una incidenza doppia negli uomini rispetto alle donne.L'eta' media oscilla tra i 20 e i 39 anni, e
mediamente il 65% dei fumatori italiani fumano 15-20 sigarette al giorno.Ogni anno si stima che il fumo causi circa
90.000 decessi, e inoltre che provochi invalidita' per enfisema, malattie
cardiocircolatorie, oppure lesioni all'apparato riproduttivo.Molte persone si rendono conto del problema e
vorrebbero smettere, ma non e' per niente semplice farlo! Non basta sapere
che fa male per sentire che davvero il fumo puo' danneggiare se stessi!Come sottolinea la SITAB, la prima Societa'
scientifica Italiana di Tabaccologia, circa il 30% dei fumatori vorrebbe
smettere ma solo il 20% riesce a farlo senza aiuto; del restante 80% solo la
meta' dichiara di essere disponibile ad accettare un programma d'aiuto.Ma per parlare di promozione della salute e
qualita' della vita occorre fare i conti con alcuni punti focali che
alimentano il problema-fumo.Non si vuole certo colpevolizzare chi fuma,
ma piuttosto vorremmo porre alcune idee su cui riflettere anche per chi non
fuma, perche' non basta non fumare per poter dire di aver risolto certi
aspetti.Innanzitutto il ruolo dei mass media, che
legano l'immagine della sigaretta ai divi dello spettacolo, all'"uomo
che non deve chiedere mai", quindi all'idea di un mondo dove si
realizzano sogni e desideri con una certa facilita'. In questo senso la
sigaretta sarebbe quasi un "porta fortuna", che per fortuna sta
cedendo il passo ad altre mode.
In secondo luogo la sigaretta ha un
significato di emancipazione, di trasgressione, di valore giovane, contro il
mondo dell'infanzia, verso il mondo degli adulti. Sono note al riguardo le
"gite in bagno per farsi un tiro", cosi' come tutte quelle
situazioni di complicita' dove il fumo coalizza in modo divertente.
A questo si lega la dimensione antropologica
di rito di passaggio, di transizione verso il mondo degli adulti, dove il
fatto che gli adulti fumino diventa un fattore di rischio anche per i
giovani, che si sentono sollecitati ad imitare il "buon esempio" e
quindi a cominciare.La frequenza di un gruppo di amici che fumano
e' un altro elemento di rischio proprio per il ruolo rivestito dai coetanei
durante l'adolescenza, un'eta' critica per l'inizio del consumo di tabacco.Da un punto di vista del pensiero, spesso chi
inizia a fumare sottovaluta i rischi del fumo, pensando ad esempio "che
tanto tutti devono morire", oppure citando a se stesso innumerevoli
esempi di persone ammalate di tumore pur essendo non fumatori. E' evidente
pero' la distanza che c'e tra il correre concretamente un rischio
"avvelenandosi" e il naturale evolvere degli eventi della vita,
curandosi della propria salute.
Solitamente i fumatori si arrabbiano molto
quando si sentono dire tutto questo, che gia' sanno, mentre i non fumatori
restano senza parole di fronte a tanta caparbieta'. Le cause, le
motivazioni, le emozioni e i desideri che sostengono il "vizio" o
che lo contrastano vanno pero' sempre cercate nella storia individuale.Infine la dipendenza da nicotina si lega ad
altre forme di dipendenza: la teledipendenza, la dipendenza da cibo, da
alcol ecc. e non e' raro che la soluzione di una forma di dipendenza si
trasformi in un'altra. Esempio ne sono tutte le persone che smettendo di
fumare sono ingrassate al punto da ricominciare a fumare.Per questi motivi se aiuto serve, deve tener
conto di queste problematiche, perche' comunque anche dal fumo si puo'
"guarire"!
Attualmente vengono promosse diverse forme
d'aiuto, in genere tutte basate sulla
forza del
gruppo, sul confronto
reciproco delle esperienze, sull'apprendimento di opportune strategie per
allontanare la sigaretta, ma soprattutto per attivare nuove risorse e stili
alternativi di vita.
Nella nostra esperienza, su 60 persone
suddivise in gruppi di 10, abbiamo ottenuto una percentuale di successo (cioe'
l'aver completamente smesso) intorno al 70-80%, mentre il restante 20-30%
segnala di non aver cessato l'uso, ma di aver trovato un equilibrio migliore
riducendo drasticamente il consumo. Sono risultati che confermano le medie
nazionali.Si direbbe quindi non tanto un modo per
colpevolizzare chi fuma, ma piuttosto un invito a trovare un modo diverso di
viversi e di comunicare con l'altro, in modo pieno, senza sfumature,
potendosi gustare in toto i sapori e i colori che abbiamo a disposizione, un
equilibrio che e' possibile raggiungere, da soli o con l'aiuto degli altri.
Barbara Rossi