prefazione
di Paolo
Migone
Condirettore
di Psicoterapia
e Scienze Umane
Il
disturbo da attacchi di panico è forse uno dei disturbi
psicologici più fraintesi, e questo sorprende se si
considera la sua grande diffusione nella popolazione. Ma si
può dire che il fraintendimento di questo disturbo,
soprattutto da parte di chi ne viene colpito per la prima
volta, faccia parte della natura stessa della malattia: gli
attacchi di panico sono così sconvolgenti che spesso
possono far perdere l’equilibrio psicologico di chi li
subisce, tanto da non riuscire più a valutare in modo
equilibrato e realistico ciò che sta succedendo. A volte
crede di avere un principio di infarto, o di morire, e il
terrore che l’attacco si ripresenti è tale che in alcuni
soggetti particolarmente sensibili si possono instaurare
delle fobie che rimangono a lungo: l’agorafobia, ad
esempio, può permanere nonostante gli attacchi abbiano
cessato di presentarsi, e costituisce un grosso handicap
perché limita la libertà di movimento.
Questo
libro si propone di aiutare a conoscere questo disturbo nel
modo più chiaro possibile, è cioè un bell’esempio di
“psicoeducazione”. E per questo può costituire un vero
e proprio intervento di prevenzione, poiché prima viene
fatta chiarezza, prima gli attacchi possono essere
padroneggiati. Nella psicoterapia degli attacchi di panico,
infatti, viene data molta importanza alla conoscenza di
questo disturbo, appunto per sfatare quelle false credenze e
paure irrazionali che quasi sempre colpiscono chi subisce un
tale sconvolgimento emotivo, e che sono poi quelle che, in
un circolo vizioso, contribuiscono al suo mantenimento.
Questo libro illustra in modo chiaro anche le conoscenze di
base della terapia farmacologica per gli attacchi di panico,
mettendo ad esempio in luce i pericoli dei farmaci
ansiolitici (detti anche tranquillanti minori, o
benzodiazepine), che in realtà hanno un effetto solo
temporaneo, e che – nonostante tanti medici purtroppo
continuino a prescriverli con leggerezza – non sono la
terapia più indicata per gli attacchi di panico, anzi,
creano dipendenza e assuefazione, e alla lunga possono
addirittura portare ad un peggioramento.
Ma
c’è un altro pregio di questo libro, ed è il fatto che
mostra la grande utilità dei gruppi di
“auto-mutuo-aiuto” (self-help): la conoscenza, il
confronto e il sostegno reciproco tra persone che hanno
vissuto le stesse esperienze rappresentano uno dei fattori
curativi più importanti che conosciamo, a volte maggiore di
qualunque terapia specialistica. Un “tecnico”, anche se
bravo e competente, nella misura in cui non ha mai provato
quello che ha provato il paziente può privarlo di uno degli
aiuti più grandi: la conoscenza che proviene dalla
condivisione della sofferenza emotiva.
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prefazione
di Michele
Campanelli
Docente
in Psicoterapia Cognitiva alla Università di St. Kliment
Full
Professor
University
of Ecoforum for Peace – O.N.U.
La
vita dell’essere umano è regolata da continui segnali
dell’organismo (inteso come realtà biologica e realtà
psichica e psicologica). Quando i segnali negativi sono
persistenti, è il momento di occuparsi di queste
provvidenziali “informazioni di ritorno” per capire da
soli o con l’aiuto di esperti, le cause che hanno indotto
l’organismo ad inviare segnali di malessere. L’attacco
di panico va inserito all’interno di questo schema
difensivo. Anche se invia sensazioni di angoscia, di
profonda sofferenza, esso va interpretato come “spia”
che ci induce a riflettere su errori che stiamo ripetendo. A
volte questi segnali diventano estremamente invalidanti, sì
che si presentano così penalizzanti da creare un isolamento
sociale. Gli autori, nel loro lavoro, giustamente elaborano
tre strategie di intervento:
1)un
approccio farmacologico che diminuisce di molto la
pesantezza dei disturbi psicosomatici dell’attacco di
panico e permette all’individuo di partecipare attivamente
ad un secondo percorso terapeutico;
2)la
psicoterapia, che rimane l’intervento per eccellenza,
poiché promuove la modificazione di alcuni aspetti
inadeguati della personalità del soggetto, corregge stili
di vita disadattivi trasformando la sofferenza
nell’acquisizione di nuove risorse di autoregolazione;
3)in
ultimo trattano il gruppo di auto-aiuto, che costruisce una
rete interattiva funzionale a creare un intervento sulla
crisi del soggetto, e promuove una collaborazione che
dissolve la percezione di uno stato di abbandono affettivo e
sociale in chi si ritrova nel tunnel di questa sofferenza.
Il
superamento del problema è garantito!
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prefazione di Pietro
Spagnulo
Direttore
generale di ECOMIND
Portale
italiano sulla salute mentale
Sono
molto contento della esistenza di questo libro.
L'esigenza di informazioni corrette per chi soffre di
Disturbo di Panico non può dirsi mai esaurita. Ogni
occasione è buona per ricordare che di Panico non solo si
può guarire, ma, in un certo senso, si "deve".
Non
c'è forse condizione psicopatologica più esagerata del
Panico. Sono esagerati i pensieri catastrofici. E' esagerato
quanto sia invalidante una emozione così antica quanto
obiettivamente innocua. E' esagerato il baccano o il
silenzio che suscita. L'ansia non merita tanta apprensione.
Ma
se si dicono queste cose del Disturbo di Panico, si corre il
rischio che chi ne soffre si sbracci per spiegare quanto sia
terribile quello che prova.
Questo
libro, allora, lo dice sottovoce, ma con fermezza. Dice che
il panico è brutto e fa pensare a cose terribili, ma dice
anche che può diventare un'altra cosa. Quel subbuglio di
reazioni fisiche, mentali e fisico-chimiche che si chiama
Attacco di panico può diventare quello che è: un flash, un
avviso, un campanello. Nulla di più. Perché guarire di
panico non vuol dire diventare persone placide e tranquille
sempre. Guarire di panico significa accettare la paura per
superarla. Perché ciò che fa paura non è l'autostrada, la
piazza, il treno, la galleria, il supermercato, il traffico.
La paura è quella di perdersi e non ritrovarsi.
Questo
libro aiuta a capirlo e a darsi da fare.
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