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La
copertina del libro |
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"Un pornodipendente non
ritorna indietro, e anche se si manterrà sobrio per tutta
la vita, rimarrà sempre tale".
Le mille possibilità di Internet che arriva e stravolge. In
alcuni casi, crea addirittura dipendenza. Vincenzo Punzi,
autore di "Io, pornodipendente" (Costa&nolan),
racconta la sua storia nel labirinto della trance
pornografica alla ricerca del piacere virtuale. Nel libro
raccoglie le testimonianze di altri pornodipendenti e alcune
strazianti missive delle loro compagne, ossessionate dal
senso di colpa. A breve si costituirà l'Associazione Secret
Link, mentre è già attivo il sito www.noallapornodipendenza.it,
strumento utile per capire il problema e trovare un adeguato
confronto. E dall'esperienza Punzi suggerisce come uscirne.
Quando è iniziata la tua pornodipendenza?
Nel 1996, quando ho installato Internet per ragioni
di lavoro. Ho iniziato per curiosità a navigare nei siti,
non ero certo un grande consumatore di pornografia prima.
Poi si è trasformato in una vera e propria dipendenza. Ho
iniziato a morire, a perdere il contatto con la realtà, a
non avere più rapporti sessuali con le donne, tanto da
dichiararmi "impotente". L'eccitazione arrivava
soltanto davanti a Internet. Con la masturbazione cercavo di
prolungare il più possibile il godimento e ritardavo
l'eiaculazione.
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Schiavi
dell'hard virtuale |
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Quando è sorto il desiderio
di uscirne?
Da subito.
Desiderio e paura sono forti e costanti. Diventi una
macchina che cerca pornografia, ti fai schifo. Vuoi uscirne
quando assapori le conseguenze e la difficoltà nel gestire
i rapporti, il lavoro. E i problemi sono ancora maggiori per
gli adolescenti, che non conoscono ancora la sessualità
come un adulto e sono travolti dal porno su Internet.
Come hai affrontato il bisogno di uscirne?
All'inizio, nel '97, mi sono rivolto a una psicologa. Così,
per la prima volta ho trovato il coraggio di dirlo a una
persone esterna. Ma il problema era nuovo e non ne sapeva
nulla di pornodipendenza, fino a consigliarmi di andare a
prostitute, soluzione ben lontana dal nocciolo della
questione. Devo molto a Gianni
Lanari, psicoterapeuta specializzato sulle dipendenze.
L'ho chiamato, ci siamo incontrati e dopo alcuni mesi mi ha
spinto a creare un gruppo di auto aiuto, che sarebbe
diventato uno strumento di liberazione. Ho iniziato a
trovare su Yahoo! community di persone che cercavano un
confronto, e ce ne sono tantissime.
Perché nel pornodipendente si alternano momenti di
sobrietà, in cui non si naviga nei siti?
Interviene la coscienza. Ci sono periodi in cui sai che non
puoi farlo, emerge il senso di colpa. Ci sono sere in cui
hai la soddisfazione di addormentarti presto e altri in cui
passare davanti al pc senza fermarsi è una conquista. Alle
persone del gruppo consiglio di staccare la connessione, se
non serve per lavoro.
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Pornotube |
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Come si può guarire?
In primo
luogo bisogna dirlo al proprio partner, se parliamo di una
persona con un rapporto sentimentale. In molti casi le donne
scoprono il computer del marito, e si sconvolgono. Si
colpevolizzano quando in realtà è solo una scelta
inconcepibile e autonoma del compagno. E l'uomo di solito si
difende accusandola di la violazione di privacy, o
giustificandosi nel modo più assurdo. Per chi non ha un
partner, consiglio di trovare un confronto personale, un
gruppo di auto aiuto che consenta di conoscere ed esaminare
a fondo il problema.
Quali consigli daresti al pornodipendente?
Accetta la tua dipendenza, sappi che non è una
cosa "normale" e che ti crea impotenza. Accetta
che il tuo cervello è intriso di pornografia. Non è una
questione di volontà ma di acquisizione delle dinamiche,
perché si teme di non poter vivere senza pornografia.
Esamina la tua vita e vedrai che tutti gli aspetti ne sono
condizionati.
Ci sono dei sintomi che permettono di riconoscerla
nel proprio partner?
Sì. Non c'è più rapporto fisico, l'uomo è sempre
distante e passa molte ore al pc, in ufficio o a casa. Molte
volte non cancellano i contenuti porno nel computer a casa,
perché sperano di farsi scoprire. In questo modo si
deresponsabilizzano e aspettano l'arrivo della crocerossina.
Molti sono disperati, si sentono colpevoli e non sanno come
uscire allo scoperto.
Lasciare tracce è già una prima fase dell'outing.
Non è sufficiente. Bisogna dirlo. Un pornodipendente non
sarà mai "ex", non bisogna mai abbassare la
guardia per mantenersi sobri.
Eleonora Bianchini