Riflessioni sulla
formazione in psicologia...
di
Carlo
Nocentini
Vi sono spunti di dibattito -espressi sotto forma di interpretabili
lamenti- e scarsamente approfonditi, che circolano talvolta sulle varie
liste di discussione, relativi al problema delle
"specializzazioni" e della "formazione" e del loro
rapporto con il lavoro. Spesso , mi pare, escono dall'ambito circoscritto
nel quale le norme istituzionali li pongono,per svilupparsi in una sorta
di infinita spirale sadomaso.
Quando fu fatta la legge sull'Albo Virgilio Lazzeroni, allora Direttore
dell'Istituto di Psicologia Generale e Clinica della Facoltà di Medicina
dell'Università di Siena, squisito pensante gentiluomo fuori da molte
"camarille" (se non altro per quel che riguardava la libertà di
pensiero)e non uso a condizionare il pensiero agli interessi più o meno
personali,propose, attraverso il Sen. Bompiani un emendamento - alla cui
stesura anch'io all'epoca partecipai.
Tale emendamento andava nella direzione che al laureato in Psicologia - in
quanto tale- era consentito anche l'esercizio della Psicoterapia.
Il coagulo di interessi che si focalizzarono contro fu notevole. Alcuni
sicuramente in buona fede, mossi da ragioni culturali serie. Altri, molti,
fondati su solide ragioni di bottega, opportunamente mascherate dietro
parole quali cultura, formazione etc....
L'emendamento, naturalmente, non passò.
E possiamo così felicemente assistere alla gioiosa kermesse di qualche
centinaio di scuole di psicoterapia, di indirizzi e orientamenti più
diversi (ma cos'è la psicoterapia ?), l'un contro l'altra armate, dove si
ripetono per un 50% o più le stesse cose che - almeno sulla carta- si
sono fatte nel corso di laurea. Nelle quali (scuole) sono coinvolti, in
maniera palese od occulta, un po' di
docenti universitari (non tutti) che
non insegnano quelle cose nel corso di laurea - pur esistendo l'autonomia
universitaria- ma dopo, a pagamento. Agli stessi loro studenti. Alla
faccia del “conflitto di interessi”.
In sede di riforma Sanitaria poi la volontà degli psicologi di essere
uguali ai medici ha fatto si che passasse la brillante idea che per fare
lo psicologo nel SSN bisognasse non essere laureati, ma "
specializzati".
In cosa poi ?
Perchè io capisco che se mi serve un ostetrico prendo il medico
specializzato in Ostetricia e ginecologia, e se mi serve un Ortopedico lo
prendo specialista in Ortopedia.
A funzioni diverse corrispondono specializzazioni diverse.
Ma Psicologia è una meraviglia. A funzioni identiche corrispondono
specializzazioni diverse.
Per concorrere devi essere specializzato. In cosa ? E chi se ne frega
!!!!!!
Non paghi di tutto questo, adesso si sta sviluppando un altro gioco.
Allora, miei cari giovani colleghi laureati siete proprio convinti di
essere laureati in qualcosa? Perché sta prepotentemente e subdolamente
avanzando la tesi che per occuparvi, per esempio di " psicologia
scolastica" avete bisogno di una specializzazione. Idem per Viaria.
L'elenco continuatelo voi.
Fare lo psicologo in una scuola è, ovviamente no ?, del tutto diverso dal
farlo con gli adolescenti in un centro di ascolto, o all'interno di un
consultorio, o in uno studio.
La specificità applicativa della disciplina è notoriamente tale da
richiedere diverse specializzazioni a seconda degli ambiti, e non serve
affatto un pò di buon senso, un minimo di cultura e qualche fine
settimana con chi ci ha già lavorato, magari organizzata gratis dagli
Ordini
.Che un cuore sia cosa radicalmente diversa da orecchi-naso-gola io
ci credo.Che fare lo psicologo in una scuola sia cosa radicalmente diversa
dal farlo nell'Oratorio parrocchiale, un po' meno.
Poi scopro che la norma che “codifica” le lauree brevi assegna ai
triennalisti la funzione del counseling (in ambito di orientamento
scolastico e professionale)
Ma che, con buona pace e assoluto non-intervento degli Ordini e delle
varie Associazioni il counseling, in Italia, sia esso di primo o secondo
livello, lo fanno tutti. E che magari sempre qualche nostra associazione
organizza corsi per diventare “ counselor”, naturalmente dietro
consistente pagamento, indirizzati alle più varie figure, laureati e non.
Boh, chissà perché succedono queste cose.
Poi mi dico : “ Ma a te che importa ? In fondo dove sei sei, e ci stai
anche piuttosto bene. Saranno affari loro. Se vogliono, si muovano. Se no
vuol dire che gli va bene così”.
Magari non si sono letti neppure l’art.1 della legge di ordinamento, che
definisce le competenze del laureato in psicologia.Ma allora, per favore,
smettetela di annoiarmi con i pianti.
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