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COPPIA E FAMIGLIA DEL DUEMILA. RECUPERO DELLA RELAZIONE INTIMA PER UNA SOCIETA’ SANA.

 

Quando due persone si incontrano , due  piccoli universi si avvicinano, si toccano e si consumano in una esperienza che porterà in loro un cambiamento che li renderà diversi, realizzando quello che in termini gestaltici si chiama contatto; se poi sono due persone di sesso opposto che decidono di costruire il loro futuro insieme allora si stabilisce un rapporto di coppia. Tutto comincia con l’innamoramento;

G. Salonia  scrive che: “ nell’innamoramento si è totalmente catturati dall’altro e, in modo più preciso, da ciò che l’altro suscita in noi.”  (Giovanni Salonia,  “L’innamoramento come terapia e la terapia come innamoramento” in Quaderni di Gestalt Anno III, n. 4 pag 77)

L’innamoramento non esisterebbe se non ci fosse l’altro, perciò l’altro diventa conditio sine qua non per un’esperienza ineguagliabile nella vita dell’individuo dove la novità che pervade l’esperienza relazionale rende tutto diverso avvolto in un’atmosfera di magia, dove tutto è possibile tutto è bello dove è possibile perfino essere felici per l’eternità se c’è la persona amata. Usando una terminologia gestaltica  G. Salonia dice che: “l’innamoramento allarga i confini dell’io.”  (Giovanni Salonia,  “L’innamoramento come terapia e la terapia come innamoramento” in Quaderni di Gestalt Anno III, n. 4 pag 80)

Questo è il punto di partenza la corazza degli dei intrisa di coraggio dono per l’eroe che vuole  dimenticare paure, perplessità, titubanze ogni ostacolo insomma per tuffarsi in una relazione intima, profonda, rischiosa e senza conferme iniziali all’altro di un ricambio affettivo.

Se l’amato mostra corrispondenza di sentimenti allora nasce la coppia, punto di partenza per una famiglia. Quando la coppia decide di prendersi cura di qualcuno cioè di allargare il sistema, la nascita di un figlio cambia tutto, poiché solo all’arrivo del primo figlio nasce la famiglia, il figlio che viene a cambiare equilibri preesistenti per stabilirne degli altri all’inizio causa stress in entrambi i genitori, il padre si sente messo da parte per la simbiosi madre-figlio, la madre ha bisogno di essere sorretta dal marito ma il marito a sua volta chiede affetto perché si sente messo in disparte, però è anche vero che il primo figlio si fa per vincere l’imbarazzo dell’intimità all’interno della coppia. Dal momento in cui nasce il primo figlio inizia il compito genitoriale che oggi è più che mai difficile. Margherita Spagnuolo Lobb e Giovanni Salonia nell’estratto da ( genitori e figli la salute mentale nelle relazioni familiari, atti 1° convegno di studio della S.I.P.P.R. Società italiana di psicologia e psicoterapia relazionale. Taormina 5-6-7- febbraio 1993 pag 437 e 438 ) affermano che il contesto culturale in cui si è genitori oggi è caratterizzato da tre aspetti fondamentali : 1°) la sfida della complessità, la vita di oggi è diventata abbastanza complessa. 2°)la frammentazione dei punti di riferimento, il compito dei genitori è quello di indicare dei punti di riferimento, che non possono essere indicati con la forza  ma con il dialogo. 3°) l’incapacità culturale di gestire i rapporti a lungo termine, per i genitori diventa difficile salvaguardare il dialogo con il figlio quando questi esprime la necessità di ribellarsi e di diventare diverso da chi lo ha generato. La mia domanda arrivati a questo punto è : cosa fanno i genitori oggi per i loro figli? E come si relazionano con essi? Per quanto mi riguarda la mia impressione è che molti  genitori di oggi hanno abdicato alla loro funzione genitoriale, hanno lasciato perdere ogni responsabilità e perciò ogni conflitto, sembra quasi che lo scopo di questo disimpegno sia proprio l’evitamento del conflitto;  un’altra ipotesi potrebbe essere la cosiddetta mancanza di tempo, non c’è tempo per i figli, il lavoro di tempo se ne prende gran parte, e dopo è necessario prendersi il necessario riposo, magari svagandosi con un hobby, dedicandosi alla vita mondana o alla cura del proprio corpo, come dicono Margherita Spagnuolo Lobb e Giovanni Salonia ci troviamo in una società in cui vi è la cultura del narcisismo ( genitori e figli la salute mentale nelle relazioni familiari, atti 1° convegno di studio della S.I.P.P.R. Società italiana di psicologia e psicoterapia relazionale. Taormina 5-6-7- febbraio 1993 pag  438 ) in cui ognuno è intento a guardare se stesso più che gli altri, oppure sarebbe meglio dire ad ascoltare se stesso visto che i figli non li vuole ascoltare nessuno. I figli dal canto loro se da una parte possono vivere la loro vita in piena libertà, dall’altra parte assaporano una grande frustrazione, hanno la sensazione che di loro non importa proprio a nessuno, nemmeno ai loro genitori, i grandi non li guardano, non li ascoltano, la loro libertà ha il sapore del disinteresse altrui, questo vissuto a volte porta a reazione esagerate ed anomale come gli atti di violenza di cui si apprende dai mass-media. Di certo il “mestiere di genitore non è una cosa scontata, e nemmeno si può essere genitori alla maniera dei propri genitori perché un nuovo tempo ha bisogno di nuovi genitori, e qui nasce l’impegno di un adattamento creativo alla nuova situazione sociale e culturale che se fatto con amore può dare non solo grandi risultati ma anche grandi soddisfazioni, specialmente se si tratta dei propri figli, per non parlare del fatto che come dicono M. Spagnuolo Lobb e G. Salonia : si può dire che ogni genitore educa ed è in pari tempo educato dal proprio figlio ( genitori e figli la salute mentale nelle relazioni familiari, atti 1° convegno di studio della S.I.P.P.R. Società italiana di psicologia e psicoterapia relazionale. Taormina 5-6-7- febbraio 1993 pag 440 ),  perché, aggiungo io, la relazione è uno scambio in cui si da e si riceve e alla fine non si è più quelli di prima ma si è cresciuti.  Poter lanciare i propri figli verso il futuro con l’equipaggiamento adatto ad affrontare le difficoltà e le gioie della vita è come garantire la propria continuità esistenziale, io vivo perché mio figlio vive, e non vive da misero ma come colui che dinanzi al dolore che la vita stessa contiene egli sa piangere senza dire sono finito, senza mai perdere il suo coraggio e la sua dignità, ma nel suo cuore conosce e accetta il dolore come essenza necessaria senza la quale non c’è crescita ne gioia, come dice il salmo 126 della bibbia chi semina nel dolore raccoglie nella gioia e nel salmo 84 [7]Passando per la valle del pianto la cambia in una sorgente,…………………..[8]Cresce lungo il cammino il suo vigore, finché compare davanti a Dio in Sion. Perciò io dico che è impossibile trovare una soluzione fuori dal dialogo, dall’ascolto e dal confronto perché solo da questi può nascere quella soluzione nuova e creativa che può far incontrare i membri di una famiglia. E’ chiaro che ognuno deve conservare il suo ruolo, questo è necessario e sano, ma deve essere anche chiaro che in una famiglia deve essere permesso ad ognuno di essere se stesso di esprimersi anche se a volte si tratta di esprimere la propria rabbia, questa non deve essere vissuta come un’espressione negativa, ma come necessaria per non avere scheletri nell’armadio. Per quanto mi riguarda tutto questo deve essere cosparso di amore altrimenti, si rischia di cadere in una performance tecnica e razionale, nulla a mio avviso può essere fatto senza amore, essenza di ogni relazione buona  giusta  e sana, senza l’amore quello vero ed eterno, le relazioni umane somiglierebbero molto a rapporti politici o diplomatici, è l’amore che rende umana ogni cosa, che lascia trasparire l’origine divina dell’uomo. comunque sono cosciente che imparare ad amare non è semplice e comporta una notevole dose di coraggio ma riuscirci significa crescita per sé e per l’altro e soprattutto riuscire ad  amare chi è diverso da noi, Carl Whitaker (Considerazioni Notturne di un Terapeuta della Famiglia) scrive : In realtà imparare ad amare e a diventare parte del noi senza distruggere è un progetto a lungo termine. Si comincia con l’imparare ad amare se stessi e poi ad amare qualcuno simile a noi , fino ad arrivare alla capacità di amare anche qualcuno diverso da noi.

Casteltermini 11/08/01

                                                                   Francesco Sciarrabone

 

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