EMERGENZA POST TRAUMATICA Dott. Matteo SIMONE Psicologo, Psicoterapeuta,
Terapeuta EMDR
Destinatari supporto
Psicologico: -
il
personale coinvolto -
il
personale non direttamente coinvolto ma nel quale l’evento causa
risonanza emotiva -
i
familiari del personale coinvolto DISTURBI DA STRESS La caratteristica essenziale del
disturbi
da stress è lo sviluppo di ansia, angoscia, sintomi
dissociativi, sintomi fisici e psicosomatici che si manifestano, in fase
acuta entro 4 settimane dall’evento traumatico (disturbo
acuto da stress). Il disturbo post-traumatico
da stress (PTSD) si manifesta dopo almeno un mese dall’evento
critico e causa disagio clinicamente significativo o menomazione nel
funzionamento sociale, lavorativo o di altre aree importanti. E può
differenziarsi in: • Acuto:
qualora la durata dei sintomi è inferiore ai 3 mesi • Cronico: se
la durata dei sintomi è superiore ai 3 mesi • Ritardato: l’esordio
dei sintomi avviene almeno 6 mesi dopo l’evento traumatico I SINTOMI DEL DISTURBO POST TRAUMATICO DA STRESS
(PTSD) I
sintomi accusati dopo l’evento traumatico possono comprendere: 1)
Comportamenti di evitamento
di tutto ciò che potrebbe riguardare o rievocare il trauma, 2)
Flashback: pensieri intrusivi sotto forma di immagini, scene, sensazioni
che rievocano l’accaduto. 3)
Incubi che fanno rivivere l’esperienza dell’evento in modo molto
realistico con conseguente difficoltà ad addormentarsi o a mantenere il
sonno 4)
Iperattivazione:
caratterizzata da insonnia, irritabilità, bisogno di controllo,
nervosismo…. 5)
Attacchi di panico
o stati d’ansia generalizzata 6)
Depressione e
disturbi
dell’umore 7)
Isolamento
e alienazione 8)
Problemi
nel funzionamento sociale, lavorativo, scolastico per
un lungo periodo successivo al trauma dovuti a difficoltà a rapportarsi
agli altri, mancanza di concentrazione, senso di sfiducia o rabbia 9)
Abuso
di sostanze (droghe, psicofarmaci, alcool…) in cerca
di “sollievo” dalle sensazioni spiacevoli legate al trauma 10)
Paura
intensa 11)
Stato
di coscienza alterato, che genera ottundimento o
confusione 12)
Amnesie del trauma
o sintomi dissociativi,
soprattutto se il trauma è avvenuto durante l’infanzia 13)
Sentimenti
che compromettono l’aspetto relazionale come
riduzione marcata dell’interesse o della partecipazione ad attività
significative; sentimenti di distacco o di estraneità verso gli altri;
affettività ridotta; sentimenti di diminuzione delle prospettive future
(per es. aspettarsi di non poter avere una carriera, un matrimonio o dei
figli). QUAL’E’ IL RUOLO DELLO
PSICOLOGO? Lo psicologo si avvicina alla persona in
difficoltà in punta di piedi, mostra la propria disponibilità
all’ascolto empatico, si parla di empatia
come qualcosa che serve a comprendere l’altro, a mettersi nei panni
dell’altro, per capire il suo stato, la sua situazione, la sua
sofferenza, il suo vissuto. TECNICHE DI PRONTO
INTERVENTO NELL’EMERGENZA DEFUSING:
si tratta di un intervento breve (20-40 minuti) che viene organizzato per
le persone (6-8) che hanno vissuto una circostanza particolarmente
disturbante/traumatica. Essendo una tecnica di gestione dello stress da
evento critico viene utilizzata a
“caldo” e cioè subito dopo l’evento. Il defusing è strutturato in tre fasi: -
fase introduttiva:
si spiega il motivo dell’incontro e si concordano delle regole di base
relativamente al rispetto reciproco, alla riservatezza, ecc..; -
fase esplorativa:
viene chiesto ad ogni membro di parlare dell’esperienza e di condividere
le reazioni e le emozioni vissute; -
fase informativa:
la fase tende a normalizzare le reazioni ed i vissuti, rassicurare in
ordine alle angosce causate dall’evento ed agli “sfoghi” più
intensi che alcuni hanno manifestato, valorizzare gli atteggiamenti
positivi manifestati durante l’evento. DEBRIEFING
o
CISD - Critical Incident Stress Debriefing E’
un intervento più sistematico e strutturato per aiutare i superstiti e i
soccorritori a dare un senso alle loro esperienze e prevenire lo sviluppo
di problemi. Nel
’44 lo psichiatra Kaufman utilizzò il debriefing (bilancio psicologico)
individuale o in gruppo durante la campagna nelle Filippine,
l’intervento prevedeva 4 fasi: a) verbalizzazione
dell’esperienza traumatizzante; b)
l’ipnosi; c) la
prescrizione di sedativi; d) sedute
di terapia. Il
termine debriefing, dunque, mutuato da pratiche utilizzate
dall’aviazione militare per designare le riunioni tecniche degli
equipaggi dei bombardamenti al ritorno dalla missione, fu introdotto
formalmente nell’ambito dell’intervento psichiatrico su scenari di
guerra. Il termine debriefing, infatti, era utilizzato in particolare
nell’aviazione. 1) Fase dell’Introduzione:
breve introduzione al metodo di lavoro che viene utilizzato 2) Fase dei Fatti:
i partecipanti vengono invitati a descrivere i fatti e il ruolo avuto
nell’evento e ogni membro del gruppo espone il proprio diverso punto di
vista 3) Fase dei Pensieri:
il soggetto viene sollecitato ad esprimere i pensieri “negativi” fatti
durante l’evento, ed in particolare quello dominante. Questa
fase rappresenta il momento di passaggio dall’ambito cognitivo (fase dei
fatti) all’ambito emotivo (fase della reazione). 4) Fase della Reazione:
far verbalizzare le emozioni, le reazioni emotive avute durante l’evento
e gli aspetti emotivi con cui è stato più difficile convivere dopo
l’evento. Questa è la fase più carica di contenuti emotivi. 5) Fase dei Sintomi:
descrizione dei sintomi fisici avvertiti durante l’evento traumatico,
immediatamente dopo ed al momento attuale. 6) Fase della Formazione:
consigli utili alla gestione dello stress emozionale e tecniche di
distensione psicofisica, utili a ridurre l’ansia e l’eccitamento 7) Fase del Reinserimento e della
Conclusione: si dà spazio ad eventuali domande, si forniscono
informazioni, si danno ulteriori indicazioni su come combattere stress,
tensione e traumi, per aiutare le persone a reinserirsi, si prendono
accordi per successivi incontri, si conclude congedandosi. L’EMDR
nasce con la psicologa nel 1987 con la psicologa Francine Shapiro che
applicò su di sé delle stimolazioni bilaterali oculari e fece studi sul
disturbo da stress post-traumatico (PTSD) su reduci dal Vietnam e vittime
di abusi ottenendo risultati positivi in entrambi i casi a seguito
dell’applicazione dell’EMDR. L’EMDR
è un approccio psicoterapeutico integrato e trasversale che si focalizza
sulla risoluzione delle problematiche, conflitti, disagi attuali
considerando che ciò che accade ora deriva dalle informazioni, ricordi
del passato, antichi che sono stati congelati nella memoria. Alla
base dell’EMDR c’è il paradigma dell’Elaborazione Adattiva
dell’Informazione. L’EMDR
utilizza i contributi di tutti i principali orientamenti di psicoterapia,
aiuta a sbloccare il sistema di elaborazione delle informazioni nel caso
in cui ci siano ricordi immagazzinati in maniera disfunzionale. La focalizzazione dell’EMDR è sul ricordo dell’esperienza
traumatica per elaborarla a livello emotivo, cognitivo e a livello delle
sensazioni corporee. L’obiettivo
dell’EMDR è di riprendere l’informazione, l’immagine, il ricordo
originale e permettere al paziente di rielaborarlo in modo che
l’informazione congelata diventi adattiva nel presente. La
desensibilizzazione e la ristrutturazione cognitiva osservabili che
avvengono durante una seduta di EMDR permettono l’elaborazione del
ricordo dell’esperienza traumatica, e quindi si osserva che il paziente
cambia la sua prospettiva sull’evento, le valutazioni cognitive su di sé,
incorporando emozioni adeguate alla situazione ed eliminando le reazioni
fisiche disturbanti. Questo permette in ultima istanza di adottare
comportamenti più adattivi. La
stimolazione bilaterale oculare, uditiva, tattile, facilita
l’elaborazione dell’informazione e permetterebbe che venga rafforzata
l’informazione elaborata adattiva, la velocità ed il numero delle
stimolazioni variano a seconda che si tratti di rielaborare
l’informazione o di rafforzare l’informazione elaborata adattata. L’EMDR non è una semplice stimolazione bilaterale, ma è un approccio strutturato e complesso e i risultati si sono avuti non solo per vittime da traumi ma anche per la generalità dei pazienti. L’EMDR
agisce sulle difficoltà del presente andando all’origine, nel passato
ed operando nel futuro. Dal
lavoro con l’EMDR, i ricordi, le informazioni, vengono rielaborate dal
paziente con l’aiuto di appropriate stimolazioni bilaterali e si passa
ad un lavoro sul futuro, su come il paziente vorrebbe affrontare le
prossime situazioni dove in genere si trova in difficoltà e, quindi, si
invita il paziente ad immaginare come potrebbe sperimentarsi nel futuro
prossimo adesso che le sue convinzioni, le sue credenze, i suoi blocchi
sono cambiati, che cosa potrebbe cambiare, cosa si immagina in quelle
situazioni. Questo
passaggio corrisponde al lavoro gestaltico della sedia vuota dove si fa
sperimentare il paziente una situazione futura dove gioca entrambi le
parti in conflitto con l’obiettivo di anticipare un’esperienza
provandola con diverse modalità e scegliendo quella dove sente più
benessere. [1] Direttiva del Presidente del Consiglio dei Ministri 13 giugno 2006 “Criteri di massima sugli interventi psico-sociali da attuare nelle catastrofi” (G.U. n. 200 del 29 agosto 2006)
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