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E’ carattere…

Paola Locci


Quando si descrive una persona, elencandone pregi e difetti, spesso si usano espressioni come: ha un buon carattere, ha un pessimo carattere, ha un carattere debole, ha un caratterino, ha un caratteraccio. Ma che cos’è il carattere? Come si forma? Ci si nasce? Si può cambiare? Come nel fisico, ma ancor più che nel fisico, possiamo parlare di una componente innata e di una acquisita. Dai primissimi istanti di vita, un neonato può essere più o meno intraprendente, nei limiti in cui un neonato può esserlo, più o meno pauroso, può attivamente guardarsi intorno o beatamente sonnecchiare, dimostra insomma già delle caratteristiche che, a chi sa osservare, lo rendono differente da un altro. Ma, sempre a chi sa osservare, non sfuggirà che, fin dai primi istanti di vita, inizia, tra il neonato e l’ambiente, un’interazione estremamente complessa che andrà avanti tutta la vita. Ad esempio, è banalmente intuibile come, anche solo in senso strettamente fisico, un ambiente scuro, vuoto, con colori spenti, con troppo silenzio o troppo baccano, troppo freddo o troppo caldo, sia molto meno accogliente per un bambino piccolo di un ambiente ben illuminato, con la giusta temperatura, colorato, ricco di oggetti visibili al neonato, animato da rumori piacevoli o addirittura da una bella musica, dai suoni dolci e armonici. Ancor più è intuibile quanto il comportamento delle persone che accudiscono il bambino sia fondamentale in questa interazione: una persona tranquilla, che fa gesti morbidi, parla con voce tenera, sorride e coccola, viene recepita – anche da un adulto - in modo ben diverso da una persona che si agita, strilla, e sprizza ansia da tutti i pori! Bene, i più piccoli particolari, anche quelli che a noi sembrano del tutto insignificanti, si imprimono nella mente del neonato e contribuiranno a formare quello che chiamiamo carattere. Minuto dopo minuto, giorno dopo giorno, il piccolo impara ad abbandonarsi o a difendersi dall’ambiente in cui vive, impara a fidarsi o a temere gli adulti che lo circondano, impara a riconoscere la sicurezza e la serenità e viceversa la tensione e l’ostilità, impara cioè delle proprie modalità per adattarsi – prima condizione per sopravvivere - al mondo che conosce. I fattori ambientali sono per la mente del bambino l’equivalente degli alimenti per il corpo: un bambino può nascere perfettamente sano, ma poi se non ha a disposizione i nutrienti giusti, le proteine, i carboidrati, i sali minerali, le vitamine, non potrà costruirsi un buon apparato scheletrico ed un'efficiente muscolatura. Vi sono addirittura degli studi che sostengono che il bambino sente gli stimoli ambientali ancor prima di nascere, e non solo tramite i messaggi chimici che gli arrivano dall’organismo materno, ma proprio dall’esterno attraverso l’involucro protettivo che il corpo materno costituisce. Vorrei richiamare l’attenzione però su qualcosa a cui pochi fanno caso: quelle stesse modalità che apprendiamo da bambini, ce le portiamo appresso – senza accorgercene - tutta la vita, anche quando l’ambiente non è più quello dove siamo nati e cresciuti, anche quando il contesto in cui ci troviamo a vivere è completamente diverso e richiederebbe diverse modalità . E’ come se, imparato un certo tragitto per andare da casa all’ufficio, lo ripetessimo all’infinito senza curarci del fatto che esistono vie più brevi e meno faticose. In un certo senso, si potrebbe dire che la mente è abitudinaria, ma, essendo anche la tendenza all’abitudinarietà un aspetto del carattere, sarà più o meno accentuata a seconda delle esperienze precoci che abbiamo avuto. Indubbiamente un bambino stimolato ad affrontare novità e cambiamenti, o almeno non eccessivamente frenato nella sua naturale curiosità e voglia di esplorare, sarà un adulto più audace e più capace di adattarsi alle diverse circostanze che si troverà a fronteggiare. 
Ecco perché è sbagliato dire che il carattere non si cambia, perché esattamente con gli stessi meccanismi con cui il carattere si è formato, è possibile modificarlo, o per lo meno è possibile, sempre che lo vogliamo, modificare quegli aspetti del carattere che in qualche modo ci danneggiano e ci rendono la vita difficile. Ma del “cambiamento” parleremo un’altra volta… 

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