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L’ADHD: Conoscerlo per affrontarlo

Marilena Giammarresi

 

 

ADHD è la sigla utilizzata per indicare il disturbo da Deficit d'Attenzione e Iperattività .

Si tratta di un disordine dello sviluppo neuropsichico del bambino e talvolta dell’adolescente. È un disturbo eterogeneo, complesso e multifattoriale che nel 70-80% dei casi coesiste con un altro o altri disturbi La coesistenza di più disturbi ne aggrava la sintomatologia rendendo complessa sia la diagnosi che la terapia. La sindrome è stata descritta clinicamente e definita nei criteri diagnostici e terapeutici soprattutto dagli psichiatri e pediatri statunitensi, sulla base di migliaia di pubblicazioni scientifiche, nel “Diagnostic and Statistic Manual of Mental Disorders”, il manuale pubblicato dalla American Psychiatric Association utilizzato come referenza psichiatrica a livello internazionale (DSM-IV). Nello specifico, il DSM (manuale diagnostico statistico dei disturbi mentali) distingue tre forme cliniche: inattentiva, iperattiva, combinata. Nel corso dello sviluppo sembra che lo stesso soggetto possa evolvere da una categoria all’altra manifestando nelle varie fasce d’età le altre differenti dimensioni psicopatologiche in modo variabile.

I  sintomi non sono causati da un deficit cognitivo (ritardo mentale) ma da difficoltà oggettive nell’autocontrollo e nella capacità di pianificazione, sono persistenti in tutti i contesti e situazioni di vita del bambino causando una limitazione significativa delle attività quotidiane.

Da alcune ricerche emerge che in ogni classe di 25 bambini almeno uno presenta questa sindrome.

 

Possibili cause:

Fattori genetici: diversi studi hanno evidenziato che i bambini affetti da ADHD presentano alcune alterazioni di specifiche regioni del sistema nervoso centrale. Dunque l’ADHD viene considerato come un difetto evolutivo nei circuiti cerebrali che stanno alla base dell’autocontrollo.

Fattori ambientali : I fattori che sono stai collegati all’ADHD includono l’uso di alcool da parte della madre durante la gravidanza, l’esposizione ad elevate quantità di piombo, la nascita prematura.

 

Diagnosi

La diagnosi deve essere effettuata da un centro di neuropsichiatria infantile specializzato. La diagnosi secondo il DSM  può essere fatta quando il bambino presenta un livello di disattenzione e iperattività tale da compromettere le sue attività quotidiane. I problemi devono essere presenti in almeno due contesti diversi: a casa, a scuola o in altri ambienti. Le problematiche legate alla disattenzione/iperattività devono essere presenti da almeno sei mesi e la sintomatologia deve essere comparsa prima dei sette anni di età. Una volta effettuata la diagnosi i genitori devono essere informati sulle caratteristiche del disturbo e sulla modalità educativa e di gestione del figlio.

 

Cosa provano questi bambini ?

Il bambino con ADHD non riesce a controllarsi, a  stare fermo, attento e zitto quando è necessario. Ha difficoltà a stabilire soddisfacenti relazioni con gli altri, che spesso lo allontanano, questo provoca inevitabilmente in lui la paura di non essere accettato e un abbassamento dell’autostima.

I genitori sono spesso arrabbiati con lui, hanno difficoltà a frequentare i luoghi pubblici, e ricevono spesso accuse dagli insegnanti.

Il bambino con l’andare del tempo può convincersi di essere diverso, vorrebbe cambiare ma non trova il modo giusto per farlo.

Non comprendendo  il motivo del rifiuto degli altri e le accuse, inevitabilmente cominciano a sentirsi cattivi.

 

 

 

 

 

Il bambino con ADHD e la sua famiglia

 

I genitori di un bambino con ADHD hanno numerose difficoltà. Inizialmente il bambino verrà considerato vivace, i genitori poco capaci nel contenerlo, con il passare degli anni il giudizio cambia, il bambino verrà considerato in molti casi maleducato e i genitori incapaci di educarlo.

Questi genitori vivono periodi di grande stanchezza e sconforto. Spesso  questi bambini hanno un rendimento scolastico di gran lunga inferiore a quello dei loro compagni e questo è causa di grande preoccupazione per entrambi i genitori.

Possono nascere dei problemi all’interno delle coppie genitoriali, i coniugi cominciano ad accusarsi sulle modalità educative, ci si scontra perché magari uno dei due è più tollerane nei confronti del bambino rispetto all’altro. È importante un lavoro sulla famiglia, i genitori devono conoscere bene la problematica ed acquisire tutte le informazioni per gestire ed educare nel miglior modo possibile il proprio bambino.

Alcuni consigli pratici per il genitore di un bambino affetto da ADHD

 

Il genitore dopo aver compreso a fondo la problematica del bambino, e le cause, dovrà rendersi conto che la cosa più importante sarà quella di creare un ambiente che favorisca l’autoregolazione e la riflessività del bambino. Alcuni studiosi ritengono che nel rivolgersi al bambino non bisogna accavallare più pensieri, ma esprimere con poche parole un pensiero alla volta. Si deve descrivere passo dopo passo quello che si vuole ottenere dal bambino.

E’ importante che i genitori siano di sostegno uno all’altro, anche nel confermare le richieste dell’altro.

Quando il bambino manifesta certi comportamenti positivi e adeguati, è importante premiare tali azioni, anche quando si è irritati con lui per altri motivi.

Bisogna ignorare i comportamenti lievemente negativi, se messi in atto per attirare l’attenzione del genitore o se non realmente dannosi.

Il bambino ha bisogno di una guida, per cui è preferibile non fargli fare tutto ciò che vuole, si deve agire da modello per indurre il bambino ad imitare il genitore affinché impari a risolvere i problemi in modo riflessivo e mediante piani di azione.

Bisogna evitare minacce e sgridare, ma cercare di applicare le conseguenze concordate.

Si devono stabilire delle regole precise, verificare  che vengano rispettate e prendere provvedimenti quando le regole vengono infrante.

Bisogna imparare a perdonare il bambino e noi stessi, per i tanti errori che anche gli adulti commettono.

 

 

 

Alcuni consigli per gli insegnanti

 

Gli insegnanti devono collaborare con la famiglia, devono cercare di creare un clima sereno all’interno della classe considerando la problematica del bambino.

Devono capire che il bambino non disturba volutamente, ma perché non riesce a controllarsi ed i genitori non hanno alcuna colpa.

Bisogna evitare tavoli di gruppo perché il bambino si distrae di più, mettere accanto al bambino un compagno tranquillo, dare delle regole chiare e fare in modo che il bambino possa rispettarle.

L’insegnante deve trovare i punti di forza e valorizzarli, deve cercare di rimanere sempre calmo e paziente.

Non bisogna criticare il bambino davanti gli altri compagni.

Si possono proporre dei compiti alternativi, senza fare sentire il bambino diverso dagli altri.

Un aspetto importante è la lode e la valorizzazione del comportamento positivo.

Questi bambini a causa del loro comportamento non  ricevono mai un complimento, dunque sono affamati a ricevere qualche parola positiva.

Il contatto con lo psicologo farà comprendere all’insegnante che i risultati non sempre positivi sono dovuti alla problematica del bambino, e dunque non si sentirà in colpa e frustrato.

 

Alcune terapie

 

L’approccio terapeutico a questa sindrome può essere, psicoterapico, socio-ambientale o farmacologico.

La terapia farmacologica

I farmaci registrati in Italia per la terapia farmacologica dell’ADHD sono il Metilfenidato, somministrato in base al peso corporeo, e l’Atomoxetina anch’essa somministrata in base al peso corporeo.

Il Metilfenidato  appartiene alla classe degli psicostimolanti, risulta uno dei farmaci attivi sul sistema nervoso centrale. Questo farmaco viene somministrato due tre volte al giorno. Da alcune ricerche emerge che l’esposizione precoce al trattamento farmacologico di bambini con ADHD, piuttosto che favorire previene l’abuso di sostanze psicotrope in adolescenza (odd Ratio 1.9; Wilens et al. 2003). L’effetto protettivo del farmaco induce una riduzione dei sintomi dell’ADHD, soprattutto dell’impulsività, miglioramento del rendimento scolastico e delle relazioni, possibile riduzione della evoluzione verso il disturbo di condotta e successivamente verso il disturbo antisociale di personalità.

La terapia psico-ambientale

Include la consulenza sistematica agli insegnanti, un possibile ciclo di incontri di Parent training (svolte in gruppo o singolarmente), in cui si daranno al genitore informazioni dettagliate sull’ADHD e sostegno psicologico. Solitamente questi incontri vengono programmati in centri privati o all’interno di progetti in strutture pubbliche.

 

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