CIAO
JACOPO...
Barbara
Rossi
“Ricordatemi così, trasportato dalle onde, libero nel mare, nel vento,
nel sole...”
Questo il pensiero lasciato dai
genitori di Jacopo.
Aveva appena compiuto 18 anni, non ho avuto il piacere di conoscerlo, ma
avevo sentito parlare delle sue avventure, delle sue passioni.
Aveva preso la patente da poco ed un brutto incidente lo ha portato via
dai suoi affetti.
Analoga la storia di Francesco:
pieno di vita, 21 anni compiuti da poco, il ruggito della sua adorata moto
sempre pronta, e poi, un colpo e via, non c'era più.
Come loro, sono veramente tanti i giovani che finiscono sulle strade,
seminando una profonda angoscia in chi rimane.
Mi pare opportuno allora che ci fermiamo un momento per pensare a queste
situazioni, che ogni anno sono causa di profondo dolore e grande amarezza.
Non certo per dare colpe, che non servirebbero a nessuno.
Stiamo parlando infatti di un'età molto particolare, l'adolescenza.
Per l'adolescente, il compito di questa fase riguarda proprio il mettere in
discussione le regole dei loro padri, di dare un proprio senso alle
“leggi” (di casa e sociali), di misurarsi coi limiti e con le proprie
potenzialità, per sviluppare le proprie risorse.
Per i genitori si tratta di facilitare l'uscita graduale di casa, la
sperimentazione all'esterno, misurando protezione e incoraggiamento
all'esplorazione. Forse è il compito più difficile per chi ha generato,
proprio perchè lasciare andare a volte può essere pericoloso, perchè un
figlio si vorrebbe proteggerlo per sempre dai pericoli, anche se
oggettivamente non è opportuno farlo, pena la mancata “evoluzione”
del figlio. Per crescere,
infatti, è importante potersi sperimentare, imparando dai propri errori,
solo che sulla strada “la prossima volta” potrebbe non esserci.
I motivi degli incidenti mortali, così come sono stati rilevati da varie
ricerche, sono vari, tra cui:
1.
velocità,
2.
ebbrezza,
uso smodato di alcol,
3.
uso di
sostanze stupefacenti,
4.
distanza di
sicurezza
5.
uso di
cellulare in auto
6.
sorpassi
pericolosi
7.
affaticamento.
In particolare, in termini
numerici, interesserà considerare che:
1.
la
velocità è responsabile di incidenti con lesioni nel 27% dei casi
esaminati;
2.
la
distanza di sicurezza nel 19%
3.
le
modalità di sorpasso nel 9%
4.
condizioni
psicofisiche tra cui affaticamento, 6%
Le ricerche hanno accertato che gli incidenti stradali sono la prima causa
di morte dei bambini. I giovani spesso sono più esposti al problema
“stanchezza” perchè si sentono forti, e così ritengono di avere meno
bisogno di riposo rispetto agli altri più “vecchi”.
Inoltre, sempre i più giovani, sono meno esperti, e quindi meno abili
nell'evitare un incidente. Ricordiamo infatti che nel 90% degli incidenti non è stata compiuta alcuna
manovra per evitare gli incidenti stessi, e che un'attenzione alle manovre
di emergenza potrebbe ridurre in modo significativo il numero di
incidenti.
Purtroppo, non esistono
strumenti per identificare chi commetterà incidenti, ma vale la pena
considerare che in vari paesi europei, dove lo psicologo della viabilità
è operativo da anni in modo molto più strutturato di quanto avviene in
Italia, il suo intervento permette di ridurre del 30% il rischio di
incidenti, e che si sta vagliando da più parti l'opportunità di
introdurre la visita psicologica come obbligatoria insieme a quella
medica, per il rilascio della patente di guida.
Ci sono comportamenti e pensieri che non esprimono protezione di sè, ma ci
espongono ad alto rischio.
In effetti, le persone più a rischio non sono i consumatori di alcol o
droghe. O meglio, certo che loro sono a rischio, ma il rischio è maggiore
per tutti gli altri. Per tutte quelle persone che non hanno mai commesso
incidenti gravi. Si sente spesso dire: “A me non è mai successo
nulla”. Già, fino ad ora, ma il futuro nessuno lo conosce.
In una ricerca effettuata in
Germania, si è potuto constatare che il rischio aumenta per le persone
che in un anno hanno collezionato 4 “piccole” infrazioni, come
“vulnerabilità” alla distrazione, tipica magari di certi periodi un
po' più stressanti.
Non dimentichiamo poi i giovani: il rischio di commettere un incidente
diminuisce del 50% dopo i primi 8-9 mesi di guida autonoma.
E allora il pensiero ritorna
proprio a Jacopo, ai tanti giovani come lui, affinché possiamo
raccogliere il pericolo che loro segnalano, affinché non siano morti
inutilmente.
Infine, un pensiero anche alle loro famiglie, al padre e alla madre. Siamo
vicini nel dolore, ma non solo.
Ringrazio il dott. Dorfer per I
dati che ci ha messo gentilmente a disposizione.
P
S I C T V
La
Web Tv per la Psicologia e La Psicoterapia |
|