COME
GOCCE D’ACQUA
Simona
Di Carlo
In una tiepida sera di primavera una brezza
profumata di bosco giocava libera per i cieli. Lungo il suo percorso
incontrò una piccola goccia d’acqua che, per un tratto, divenne sua
compagna di viaggio. Gocciolina si trovò sospinta da quella corrente
leggera verso luoghi a lei sconosciuti con grande entusiasmo. Non poteva
immaginare che quel breve viaggio sulle ali invisibili del vento le
avrebbe riservato nuove e importanti avventure.
Proprio mentre Gocciolina si
chiedeva se stesse sognando sentì che il sostegno che la sospingeva
d’un tratto veniva a mancare. La brezza giocherellona, con una
deviazione improvvisa, fece in modo che Gocciolina cadesse. Il punto
scelto non fu casuale; infatti Gocciolina sentì dapprima una caduta nel
vuoto e poi…pluff!
Dopo un breve momento di
smarrimento fu sollevata nel riconoscere un ambiente a lei familiare.
Certo, quel viaggio incantato era stata una bella avventura, ma una goccia
sa che per sopravvivere ha bisogno del contatto con altra acqua. Così
Gocciolina si immerse con gioia ritrovando una piacevole sensazione di
casa.
Gocciolina non poteva ancora sapere
dove si trovava, ma la brezza l’aveva lasciata cadere proprio in un
piccolo lago dalle acque fredde e cristalline. Era un luogo isolato e
molto tranquillo che dava ristoro a coloro che si trovavano a passare da
quelle parti durante le passeggiate.
In breve tempo il buio coprì ogni
cosa invitando la natura al riposo e gli animali notturni alla veglia. Lo
strato superficiale del laghetto rifletteva la pallida luce del cielo
stellato e le gocce più giovani si divertivano a risalire dal profondo
ritrovandosi tutte insieme per divertirsi senza essere disturbate.
Gocciolina invece si adagiò sul
fondo del lago per riposare, con la speranza di sognare il meraviglioso
viaggio appena compiuto e la curiosità di scoprire dove l’aveva
condotta.
Ai primi raggi di sole, nel quieto
laghetto cominciò a crearsi scompiglio. Le gocce che, incuriosite dalla
nuova arrivata, si trovarono a passare accanto a Gocciolina avvertirono
una strana sensazione. In un batter di ciglia la notizia dell’estranea
si diffuse in tutto il lago. Questa volta non pareva trattarsi della
solita goccia di pioggia o di rugiada; la nuova arrivata aveva qualcosa di
diverso e mai visto prima. Standole vicino si veniva come contagiati da
uno strano pizzicore. Questo fatto allarmò l’intera comunità.
Gocciolina fu svegliata da tanto
trambusto, ma non riusciva ancora a capire dove si trovasse perché
nessuno le rivolse la parola quando domandò spiegazioni. Le gocce accanto
a lei si scostavano, parevano osservarla in modo strano ed era evidente
che cercavano di evitarla.
Gocciolina d’improvviso si sentì
molto triste e, non sapendo cosa fare, si mise in un cantuccio da sola e
un po’ impaurita. Cominciò a pensare; era evidente che le altre gocce
fossero diverse da lei, ma per quale motivo non riusciva proprio a
comprenderlo. Si sentiva pesante e d’un tratto si rese conto che era per
via del suo sale. Già, Gocciolina era una goccia salata ed era abituata a
stare tra altre gocce salate con le quali si divertiva a scambiare il loro
prezioso contenuto, alleggerendo così il peso.
Capì che era finita in un bacino
di acqua dolce ed era per questo che le altre la evitavano: il sale
pizzicava chi non era abituato al contatto con esso. Gocciolina pensò che
fosse tutto risolto. Sarebbe stato sufficiente dire al resto del lago il
motivo per cui era diversa e non avrebbero più avuto timore di lei.
Così prese coraggio, si spostò
nel centro del lago e disse a voce alta: «Ehilà! Mi chiamo Gocciolina e
sono appena arrivata, sono una goccia d’acqua come voi ma contengo del
sale, per questo vi sembro strana!»
Gocciolina attendeva sorridendo e
guardandosi attorno, nella speranza che qualcuno si avvicinasse. Non poté
credere alle sue orecchie quando sentì i commenti spiacevoli che
seguirono.
«Il tuo sale puoi tenertelo, a noi
non interessa niente», e ancora «Ci dai fastidio, non ti vogliamo!»
«Non ti avvicinare alle nostre
piccole gocce!»
Gocciolina mortificata se ne tornò
in fondo al lago e si nascose in un piccolo anfratto tra le rocce per
evitare altri contatti con quei mostri che le avevano detto quelle cose
orribili. Non la volevano? Benissimo, non aveva bisogno di niente e di
nessuno, soprattutto di tanta cattiveria.
Furono tempi difficili per
Gocciolina. Si era chiusa in sé e raramente parlava con qualcuno.
Capitava qualche saluto di cortesia pronunciato alla svelta, ma non gli
prestava neanche più attenzione. Passavano i giorni e Gocciolina si
sentiva sempre più sola e isolata. Dentro di lei cresceva la rabbia verso
quella situazione e il desiderio di evaporare. Iniziava a provare davvero
odio per le acque del lago. Nemmeno a lei piaceva quella insipida comunità.
E poi la faceva sentire diversa, ma in realtà erano loro ad essere
diverse da lei. Faceva fatica a muoversi con il suo carico di sale in
quelle acque leggere.
Un bel giorno capitò nei pressi
del lago un animale ferito. Mentre si dissetava alcune gocce di sangue
caddero in acqua. Come era già accaduto, la notizia arrivò subito in
ogni dove e anche alla tana di Gocciolina che, per un istante, si riempì
di speranza. Si diceva infatti che gocce rosse stavano invadendo le acque.
Allora Gocciolina pensò che, anche
se erano rosse, era contenta che ci fosse qualcun altro di diverso con cui
fare amicizia. Così uscì dal suo nascondiglio e andò incontro alle
nuove arrivate. Purtroppo non immaginava che si sarebbe trovata di fronte
a personaggi molto arroganti e presuntuosi.
Gocciolina sentì che si stavano
lamentando: «Cosa abbiamo mai fatto di male per essere capitate in questo
posto?»
Provò ad avvicinarsi entusiasta
per raccontare loro la sua storia, unendosi alla loro delusione.
«E tu chi sei? Cosa vuoi da noi?
Vattene!» dissero in modo aggressivo appena videro che stava arrivando.
Gocciolina non riuscì a dire nemmeno una parola dallo stupore e fu
costretta ad allontanarsi a malincuore.
«Queste stupide non sanno che noi
siamo nobili gocce di sangue e non ci mescoliamo con dell’insignificante
acqua!» sentì dire in tono altezzoso mentre tornava alla sua solitudine
che, per un attimo, aveva pensato divenisse solo un brutto ricordo.
Le nuove arrivate costituirono
subito una piccola comunità e si raccolsero in un luogo appartato al
quale l’acqua normale non poteva accedere. Ovviamente, questa situazione
non piaceva a nessuno e si decise di convocare il Consiglio delle gocce
anziane per discutere del caso.
Il Consiglio deliberò che, non
avendo modo di liberarsi della nuova comunità rossa, così veniva
chiamata, avrebbero tollerato la sua presenza. Questo, però, fino a che
si fosse comportata bene, senza arrecare disturbo al quieto vivere del
lago.
Gocciolina perdeva sempre più la
speranza. Cercava di capire se ci fosse un modo per fuggire da quella
prigione, ma non riusciva a venirne a capo. Aveva sentito dire che ogni
lago aveva almeno un corso d’acqua che entrava e usciva da esso, ma
quello sembrava non averne affatto. Avrebbe voluto chiedere informazioni a
qualcuno, ma sapeva già che nessuno le avrebbe dato risposta. E poi,
sicuramente, se ci fosse stato un modo per andare via di lì il Consiglio
delle gocce anziane lo avrebbe comunicato volentieri sia a lei che alle
gocce rosse.
Dalla sua tana osservava lo
svolgersi della vita nel lago. Aveva simpatia, anche se non lo ammetteva,
per le gocce piccoline che spesso le passavano davanti rincorrendosi e
giocando spensierate. Ricordava quando anche lei aveva delle compagne ed
era felice. Comprese quanto fosse importante poter condividere la propria
vita con qualcuno.
Con il passare del tempo il piccolo
lago divenne sempre più frequentato e capitava anche che le persone
lasciassero cadere strani oggetti che andavano ad adagiarsi sul fondo.
Quella specie di deposito che si stava formando incuriosiva tutti e si
organizzavano vere e proprie spedizioni per controllare che gli oggetti
misteriosi non fossero di alcun pericolo per le acque. Anche Gocciolina
andava in perlustrazione speranzosa di trovare qualcosa che la potesse
distrarre un po’ dalla sua infinita solitudine.
Un giorno precipitò nel lago un
vasetto di vetro. Da questo uscirono spaventate delle gocce di colore blu
che cominciarono ad agitarsi chiedendo aiuto. Proprio in quel momento era
in corso una spedizione per gioco delle gocce più piccole che rimasero
colpite dal colore di queste nuove arrivate. Sentendole chiedere aiuto, le
piccole si fermarono ad ascoltarle, sapendo bene che sarebbero state
punite per questo.
Una di esse chiese: «Cosa vi è
successo? Perché siete blu?»
Una delle gocce blu si fermò e
ansimando rispose: «Noi siamo dei vostri! Ci hanno preso dal lago e messo
in quel vasetto che ci ha tinto di blu. Aiutateci!»
Le piccole decisero di rischiare
una bella sgridata andando a chiedere aiuto alle gocce più grandi. Come
previsto furono messe in punizione e fu nuovamente riunito il Consiglio.
Convocarono le gocce blu per capire meglio cosa fosse successo, ma con
estrema circospezione. All’inizio nessuno credeva che fossero delle
gocce di lago, ma poi si convinsero. Pensarono per giorni e giorni a come
poter liberare le loro compagne da quello scomodo colore che le rendeva
così diverse e pesanti.
Gocciolina fu incuriosita da tanto
movimento e cercò di scoprire cosa stesse accadendo. Si avvicinò al
luogo dove le piccole erano state messe in punizione ingiustamente e si
accorse che alcune piangevano disperate. Appena vide le lacrime successe
qualcosa dentro di lei, un ricordo antico affiorò. Le tornò in mente la
sera in cui fu catturata dal vento. Non ricordava molto perché era
successo tutto mentre lei si stava addormentando, ma all’improvviso capì.
Gocciolina era una lacrima che quella sera lontana era scivolata lungo il
viso di una persona ed era stata sollevata dal vento. Questo l’aveva
salvata pur mettendola in una situazione che finora l’aveva fatta
soffrire molto.
Improvvisamente sentì tornare in
lei la speranza e si rivolse alle piccole gocce: «Ascoltatemi, per
favore. Siete state coraggiose nel voler aiutare le gocce blu. Trovo
ingiusto che vi abbiano messo in punizione».
«Grazie, sei gentile, ma non
possiamo parlare con te, altrimenti peggioriamo la nostra situazione»,
risposero sconsolate.
«Volevo raccontarvi la mia storia
per farvi capire che anch’io, come le gocce blu, non sono così diversa
da voi».
Vedendo che l’ascoltavano continuò:
«Provate a raccogliere le vostre lacrime, non trovate che mi assomiglino?»
Una delle gocce che piangeva disse
stupita: «É vero, le mie lacrime pizzicano! Come te».
Gocciolina tirò un sospiro di
sollievo e continuò: «Si, è vero, anche loro sono salate come me. E
volete sapere il perché? Anch’io sono una lacrima, ma sono così grande
perché appartenevo ad un essere umano».
Le piccole rimasero a bocca aperta:
«Accidenti, vuoi dire che tutte noi abbiamo un pochino di sale come te?»
«Già, è così -rispose
Gocciolina- ma è grazie a voi se sono riuscita a ricordare da dove vengo
e le vostre lacrime sono state preziose per me!»
Le piccole cominciarono ad agitarsi
per l’emozione.
«Ora cosa possiamo fare per te? I
grandi sono tutti impegnati con le gocce blu».
Gocciolina sorrise e spiegò: «Questa
volta farò io qualcosa per voi. So come possiamo aiutare le gocce blu a
tornare come prima».
«Davvero? E come?» chiesero
meravigliate.
«Ho bisogno del vostro aiuto.
Dovete accompagnarmi dal Consiglio e chiedere che io sia ascoltata».
«Ma siamo in punizione, come
possiamo fare?»
Dopo una breve discussione decisero
di circondare Gocciolina e di prendere una bella rincorsa cosicché
nessuno potesse fermarle prima che fossero arrivate davanti al Consiglio.
Una volta lì avrebbero chiesto in coro di essere ascoltate.
L’avventura ebbe inizio.
Gocciolina si lasciò circondare dalle altre e con una corrente
velocissima arrivarono dalle gocce anziane.
«Cosa sta succedendo?» dissero in
tono severo alle piccole disobbedienti.
«Sappiamo che stiamo facendo una
cosa sbagliata, ma è per una giusta causa».
Il Consiglio decise di sentire cosa
avessero da dire. Allora le piccole spiegarono quello che avevano scoperto
grazie a Gocciolina. Dissero anche che era necessario ascoltarla perché
poteva risolvere la situazione delle gocce blu. Il Consiglio fu
sconcertato dal vedere al proprio cospetto la straniera e ancor più
dall’idea di farsi aiutare da lei. Ne discussero e la decisione fu che,
in quelle strane circostanze, forse era il caso di non lasciare nulla di
intentato.
Così Gocciolina si fece forza e
iniziò a spiegare ciò che sapeva.
«Vedete, dove vivevo prima anche
le altre gocce avevano il sale come me. Noi ce lo scambiavamo un po’ per
divertimento, ma a volte diventava una necessità. Succedeva che qualcuna
si ritrovasse un peso eccessivo, così noi tutte l’aiutavamo prendendone
un pochino ciascuno».
Le sagge gocce ascoltavano, ma non
capivano ancora a cosa potesse servire quel racconto.
«Basta così, non abbiamo tempo da
perdere in giochi», disse una di loro bruscamente.
Gocciolina non si perse d’animo e
proseguì: «Ancora un attimo e capirete. Voi potete fare la stessa cosa
per le vostre compagne blu. Se ognuna delle gocce del lago prendesse su di
sé una piccola parte di blu loro tornerebbero a essere come prima».
«Ma così diventeremmo tutte un
po’ blu», obiettò il Consiglio.
A questo punto intervennero le
piccole: «No, non ce ne accorgeremmo, è come per le lacrime!»
«Le lacrime? Cosa c’entrano
adesso le lacrime?», chiese il Consiglio.
«C’entrano, perché tutte noi
abbiamo il sale come Gocciolina, ma non ce ne accorgiamo neanche».
Gocciolina, felice, disse: «Le
vostre piccole sono proprio intelligenti. Hanno capito che condividere una
piccola parte di ciò che l’altro porta con sé, non rende diversi da
come si è, ma permette di sentirsi un po’ più uguali agli altri».
Il consiglio decise di riunirsi per
discutere quella proposta.
Decisero di fidarsi e fu comunicato
a tutto il lago che ogni goccia doveva fare la sua parte per aiutare le
compagne blu. Inaspettatamente, nel giro di poche ore la tinta blu sembrò
scomparire e le gocce, prima diverse, ritornarono a essere quelle di
sempre.
Ringraziarono commosse tutte e in
particolare Gocciolina.
«Ora capiamo come ti sei sentita
per tutto questo tempo e ci dispiace molto per come ci siamo comportate».
Gocciolina non riusciva a crederci,
l’incubo sembrava terminato. La gioia maggiore arrivò subito dopo.
«Vorremmo aiutarti noi ora,
-continuarono le gocce- quando sarai stanca per il peso di sale che porti,
noi ne prenderemo un po’ e te lo restituiremo quando lo vorrai».
Da quel giorno nel lago regnò una
pacifica convivenza. Ogni straniero che capitò nelle sue acque venne
accolto ed ascoltato dal Consiglio affinché si potesse inserire nel
migliore dei modi nella piccola comunità.
P
S I C T V
La
Web Tv per la Psicologia e La Psicoterapia |
|