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Mente, Non-mente e Disturbi: Pensieri poggiati sullo sfondo dell’Infinto

  Stefano Coletta

 

L’Uomo è la rappresentazione del Mondo: Il corpo come la terra,  il sangue come il mare, il respiro come l’aria, il nostro battito cardiaco come la cosiddetta “Risonanza di schumann”, una sorta di vibrazione generata dalla terra, così come il giorno e la notte sono i nostri occhi aperti o chiusi; qualsiasi cosa conosciamo, la conosciamo perché ne siamo una rappresentazione. La nostra mente rappresenta invece l’intero Universo: uno spazio immenso e sconfinato suddiviso in diversi “universi-isola”, le galassie appunto, rappresentate dai pensieri. Ora noi possiamo concepire quest’Universo solo con dei punti di riferimento, e questi sono i pensieri, le immagini: essi infatti si poggiano sull’Infinto, sono sullo sfondo dell’Infinto, concepito solo tramite di essi. L’uomo non è solo “sulla” terra, ma è immerso nel mondo, è circondato da esso, così come ogni pensiero è circondato dall’Infinto. Questo vissuto è raccontato dai mistici d’ogni tempo, che sottolineano come all’apice di uno stato meditativo v’è una sorta di “Unione col Tutto”, uno stato di assenza di pensieri in cui l’Io scompare e lascia il posto all’Infinto. Anche Freud parlava di “Sentimento Oceanico”, come la condizione originaria di non-separazione  dalla realtà, precedente dall’emersione dell’Io; egli avanzava l’idea che se tale senso primario dell’Io si fosse conservato nella vita psichica di molte persone, esso si collocherebbe, come una sorta di controparte, accanto e al più angusto e delimitato senso dell’Io della maturità, e i contenuti ad esso conformi sarebbero precisamente quelli dell’illimitatezza e della comunione con il tutto. Alcuni neurologi hanno dimostrato come il vissuto di Unione col Tutto, tipico degli stati meditativi, sia dovuto al blocco di un area cerebrale, detta area associativa d’orientamento, che subisce quella che tecnicamente vien chiamata deafferentazione. Come scrive Osho quindi, non esiste solo la mente, la al di là di essa alberga la non-mente, uno stato di pura consapevolezza senza pensieri. In un precedente scritto (“lo tsunami dell’anima: panico e stati ossessivi”) ho cercato di evidenziare come  proprio il nostro essere naturali ha in sé la finalità del distruggerci e del ricostruirci e che ciò è possibile in quei momenti di cambiamento, in cui la vita, togliendoci i nostri punti di riferimento, ci getta nel caos di quell’Infinto al di là dei pensieri, che ha la funzione di annientare e ricostruire il nostro Io. Sappiamo infatti come le crisi, anche le psicotiche più gravi, trovino terreno fertile nei momenti di cambiamento, nei periodi in cui la vita cambia traiettoria: e sono proprio questi momenti che facendoci perdere le immagini e i pensieri che albergano in noi, ci obbligano a ristrutturare in un certo senso il nostro Io, la nostra identità. E’ come ci fosse una certa situazione, e con essa un Io con determinati pensieri ed immagini; cambia la situazione e ciò porta alla distruzione di tutte le immagini e i pensieri ad esso correlate. Questa distruzione avrebbe dovuto portare l’Io, che si poggia su tali pensieri, a cadere al di là di essi, in quell’Universo Infinito in cui potersi rigenerare attingendo a nuove immagini e nuovi pensieri. Ma ciò non avviene perché l’Io oppone resistenza: non potendosi rigenerare, si trova al bordo d’un precipizio dove da un lato v’è l’incapacità di dissolversi, dall’altro trova appiglio in pensieri ed immagini che hanno perso ormai significato. Ed è in questo momento che si consuma l’angoscia dell’annichilimento più totale. Ed ecco che basta rievocare un pensiero, un immagine, e si ricade nel panico (e cioè nel caos) in quanto quelle immagini essendo “vuote”, non trovano una realtà pronta ad accoglierle. Da lì il vissuto di molti disturbi, dal panico ai deliri, caratterizzati da un senso marcato di caos interiore. Nel DSM IV i deliri sono descritti come una falsa convinzione basata su erronee deduzioni riguardanti la realtà esterna, che viene fermamente sostenuta contrariamente a quanto tutti gli altri credono. Essi  possono essere considerati, così come le allucinazioni, ovvero la percezione di qualcosa che non esiste ma che è ritenuto reale, come il disperato tentativo dell’Io di restare in piedi con quelle immagini (nel caso delle allucinazioni) e quei pensieri (nel caso dei deliri) che hanno perduto la loro realtà, il loro significato, pur di non vivere, come scrive Galimberti, quell’angoscia primordiale che si scatena in ognuno di noi di fronte all’imprevedibile. Anche la termodinamica, con il fenomeno dell’Entropia, ci offre un interessante spunto di riflessione: l'entropia è una funzione di stato che viene interpretata come una misura del disordine di un sistema fisico o più in generale dell'universo. In base a questa definizione si può dire, in forma esplicativa, che quando un sistema passa da uno stato ordinato ad uno disordinato la sua entropia aumenta. Si pensi di far cadere una gocciolina d'inchiostro in un bicchiere d'acqua: quello che si osserva immediatamente è che, invece di restare una goccia più o meno separata dal resto dell'ambiente (che sarebbe uno stato completamente ordinato), l'inchiostro inizia a diffondere e, in un certo tempo, si ottiene una miscela uniforme (stato completamente disordinato). E’ così anche dal nostro punto di vista: l’Io però (la gocciolina) opponendosi al dissolvimento, si ritrova, con immagini e pensieri svuotati di realtà, in una sorta di arresto, di preclusione al cambiamento; “la vera povertà, -scrive infatti Venturini,-  si configura come mancanza dell’opportunità di cambiare”, e si manifesta nell’impossibilità di immergerci in quel buio che, consentendoci di morire, ci permette di rinascere.

 

BIBLIOGRAFIA

Dsm “IV”, Masson, 1999.

Freud, S.,  “Disagio nella civiltà”, in Opere, Boringhieri, 1978

Galimberti, U.,  “L’ospite inquietante. Il nichilismo e i giovani”, Feltrinelli, 2007.

Osho, “Cristianesimo e Zen”, Ed. Riza, 2002.

Silvestrini, V.,  “Che cos’è l’entropia”, Editori Riuniti, 2006.

Venturini, R., “Coscienza e cambiamento”, Ed. Grin, 1993

Per gli accenni sull’Universo si veda tra l’altro l’opera di Hubble;

Per gli studi neurologici degli stati meditativi si vedano le ricerche di A.B. Newberg e E.G. D’Aquili,e in particolare l’articolo: “the meauserement of cerebral blood flow during the completex cognitive task of meditation using HMPAQ-SPECT imaging” , Journal of nuclear medicine, 38 (1997), pp 95.

 

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