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LA FIABA COME STRUMENTO PER APPLICARE IL TRAINING AUTOGENO AI BAMBINI

 

Valentina Scoppio

 

La scelta di approfondire questo tema nasce da un mio particolare interesse al mondo infantile e alle problematiche ad esso collegate. Ritengo infatti che oggi, più che nel passato, si abbia la consapevolezza che il mondo dei bambini non è sempre, purtroppo, un mondo spensierato e sereno; questi “piccoli pazienti” spesso necessitano di aiuti terapeutici, che se attuati tempestivamente, potrebbero evitare eventuali degenerazioni patologiche nell’età adulta. Nell’attuale società, in un clima di sempre maggiore ricorso alla psicoterapia come panacea, ormai da un cinquantennio ha preso piede il Training Autogeno (T.A.), uno dei metodi psicoterapeutici più immediati e di facile impiego nel trattamento di numerosi disagi psicologici. In questo periodo di abuso di medicinali, il ricorso al farmaco significa per il soggetto demandare, delegare ad esso il compito di affrontare la realtà. Il T.A. non ha niente a che fare con la medicina né con la magia, non è un rimedio miracoloso, ma un metodo scientifico di autodistensione da concentrazione passiva che può fornire un valido aiuto nella vita di ogni giorno. Il principio di fondo, in base al quale il T.A. agisce, è quello auto-ipnotico: si tratta cioè di realizzare, in modo autonomo da parte del paziente, una suggestione foriera di modificazioni psico-fisiche.Tutti noi siamo vittime di fattori di stress quali la mentalità consumistica, il carrierismo e la pressione psicologica per aumentare il nostro rendimento, fattori che hanno, in forte misura, risvolti negativi nella vita familiare. Questa competitività, vissuta da noi adulti, mette costantemente sotto pressione anche i nostri bambini. Dai problemi scolastici ai disturbi del sonno, dalle paure irrazionali fino ai problemi di salute: queste possono essere le conseguenze di questi influssi fortemente negativi. Il bambino, però, può imparare ad usare le proprie risorse personali e fisiche per fronteggiare la sfida allo stress, e incanalarlo in modo tale da renderlo una forza motivante che lo conduce ad una maggiore consapevolezza e fiducia in sé. Lo stress infantile è da considerarsi come uno stato di tensione in cui la capacità di rendimento del bambino diminuisce mentre aumenta molto la tensione muscolare. Questa tensione può manifestarsi attraverso svariati sintomi che possono essere rimossi con l’aiuto del T.A., quali: incubi e sogni di angoscia ricorrenti, disturbi intestinali collegati a problemi emotivi, agitazione e nervosismo (rosicchiarsi le unghie, sudare molto, irrequietezza), difficoltà nell’apprendimento scolastico e disturbi nella concentrazione. Focalizzandosi proprio su quanto sopra descritto può sembrare utile l’applicazione del T.A. ai bambini e la favola è vista come un modo di “guarire giocando”. L’applicazione del T.A. ai bambini, fatta in questo modo, permette ai piccoli di entrare in contatto con le loro sensazioni e gradualmente di imparare a gestirle. La favola appunto può fornire un aiuto valido e fantasioso per facilitare l’entrata nel processo del training.

Il Training Autogeno

Training Autogeno significa letteralmente: training = allenamento, autogeno = che si genera da sé.

Il T.A. fu ideato da Johannes Heinrich Schultz agli inizi dello scorso secolo, negli anni tra il 1908 e il 1912, quale sviluppo dei propri studi sull’ipnosi. La sua definizione del Training è: “un esercizio sistematico per la formazione di se stessi”. Due sono i concetti di fondo su cui si basa il T.A : il primo è che la psiche agisce sul corpo e che quindi un’immagine o un pensiero, espressi in formule verbali interne, inducono modificazioni somatiche reali e quantificabili. Il secondo punto riguarda l’atteggiamento psichico necessario, si tratta di un “lasciar accadere”; ossia è necessaria la  passività, rappresentarsi mentalmente le formule dell'esercizio, e lasciare che esse agiscano autonomamente. Un atteggiamento attivo della volontà impedirebbe, sin dall'inizio, la corretta realizzazione degli esercizi stessi. È fondamentale poi la collaborazione del soggetto in quanto il curatore che lo segue ha solo la funzione di guida, i “passi” verso la strada del rilassamento dovrà percorrerli il soggetto stesso. Nel T.A. ogni esercizio si basa sulla ripetizione di una formula particolare che viene rappresentata alla mente in uno stato definito di concentrazione passiva o di disposizione a recepire. Si producono così dei mutamenti fisiologici che interessano l'organismo nella sua totalità. La prima concentrazione riguarda lo stato di calma, essa ha lo scopo di facilitare il soggetto a prendere un atteggiamento passivo di disponibilità alla rappresentazione mentale degli esercizi; poi secondo la tecnica progressiva di Schultz l’allenamento passa attraverso sei fasi:

-          la fase della pesantezza in cui si invita il soggetto a rappresentarsi mentalmente la pesantezza per favorirne un vissuto proprio

-          la fase del calore, prevede la distensione del sistema vascolare

-          la fase del cuore, incoraggia la focalizzazione sul ritmo cardiaco

-          la fase del respiro, permette di seguire il flusso della respirazione  

-          la fase del plesso solare favorisce una sensazione di calore all’altezza del ventre

-          fase della fronte fresca, l’ultima, permette una distensione della testa

 

Il Training Autogeno per bambini

Una pioniera nel campo dell’applicazione del Training Autogeno all’infanzia è la psicoterapeuta Gisela Eberlein che da anni utilizza le fiabe per aiutare molti bambini. Nelle sue favole sono incluse tutte le formule del T.A., e sono proprio il principio attivo che dalla situazione della favola viene trasferito alla realtà di ogni giorno. Il T.A. per bambini si presenta quindi, diversamente da quello per adulti, come una forma di gioco. Generalmente l’età consigliata per cominciare è dai sei anni in su, proprio perchè soprattutto durante il periodo della scuola primaria, il bambino a controllare le sue emozioni e a renderle un’esperienza prevalentemente interiore. All’inizio sarebbe importante far praticare il bambino quotidianamente e sempre alla stessa ora con un abbigliamento comodo e in un luogo scarsamente illuminato e silenzioso il che favorisce anche l’adozione di una posizione supina, quella che classicamente si utilizza nel T.A.. La maggior parte dei bambini si diverte ad imparare il T.A. in un gruppo ed è stato dimostrato che in tale situazione i bambini imparano più velocemente che da soli, perché la pratica comune può rappresentare una forte motivazione, soprattutto per i più piccoli. È importante ricordare che soprattutto per i bambini più piccoli, l’idea del rilassamento è collegata a qualcosa di noioso e di poco attraente; affinché il bambino trovi piacevole il T.A., è necessario quindi avvicinarlo a questa pratica rendendola il più interessante possibile. L’applicazione della favole al T.A. rende possibile questo connubio. Spesso i bambini esprimono il desiderio di esplorare un ambiente, a questo proposito nelle favole sono stati introdotti alcuni mezzi di trasporto magici, in essi i bambini si sentono più protetti e pronti a intraprendere il viaggio nella fantasia e ad imparare le formule proposte. È un dato di fatto, verificato dall’esperienza della Eberlein, che iniziare il T.A. mormorando la sillaba “OM” tranquillizza molto i bambini. Questo suono vibrante, profondo e suggestivo ha il potere di calmare e indurre uno stato di veglia pieno di tranquillità: è il suono della pace. In questa situazione di calma, comincia la storia. La fase successiva, quella del peso, viene vissuta dai bambini quando si stendono sulla sabbia, sull’erba o sul letto. Pesante, caldo, sciolto e rilassato: è una catena di elementi tranquillizzanti. In seguito i bambini sprofondano nella pace, e contemporaneamente fanno l’esperienza del calore. Sono piacevolmente caldi, sentono il calore dovunque si trovino: in un prato, in una radura, in montagna o in riva al mare. Nella loro immaginazione, splende il sole. Intanto prendono coscienza anche del loro cuore. Il cuore batte calmo e regolare. Si adatta al ritmo del respiro. La respirazione, in cui i bambini toccano con la mano e percepiscono la “cima del monte” e il “fondo della valle”, viene percepita come un processo assolutamente comprensibile e naturale (per esempio come il movimento delle onde del mare). L’andare su e in giù, il dondolio delle onde del mare o delle acque di un lago inducono il sonno, la calma, il rilassamento, e portano a fare l’esperienza passiva della respirazione, ad ascoltare se stessi. L’esercizio del plesso, con gli organi interni, si colloca bene, alleggerito della parte della visualizzazione degli organi, al centro della storia: “la pancia pervasa da calore”. Sempre, quando si sollecita la disponibilità alla percezione e si diminuiscono gli stimoli dall’esterno, migliorando il distacco rispetto a ciò che accade, si ottiene una tendenza all’introspezione, e il bambino trova se stesso. Questo avviene specialmente nei viaggi di esplorazione dei fondali marini o nel fitto della foresta equatoriale, comunque sempre dove la capacità di immaginazione del soggetto lo avvolge in un silenzio particolare, in una preziosa quiete. In riva al mare, nel deserto o nella foresta, il bambino viene continuamente guidato sulla strada che porta alla sua forza interiore e, passo dopo passo, impara a conoscere l’organo che tenta di influenzare. L’esercizio per la mente, la concentrazione, cioè la focalizzazione sulla testa, risulta di grande utilità quando occorra riflessione e successiva rapidità per risolvere una situazione. Contemporaneamente, con il cuore ci si appella alle energie positive che rappresentano anche uno sbocco per la fantasia che si sta formando. È importante leggere le favole una per volta in modo da lasciare al bambino il tempo di “dipingere” questo mondo incantato nella sua fantasia. Le storie inventate sul momento offrono poi, in maniera personalizzata, un supporto per il superamento delle difficoltà che si presentano nella vita quotidiana dei bambini. È vantaggioso per raccontare queste fiabe, così come per inventarne di nuove, se i genitori conoscono già il T.A., tuttavia questa non è una condizione indispensabile. Si è dimostrata valida, secondo la Eberlein , la soluzione di raccontare qualcosa “di tanto tempo fa”. Ciò che è stato vissuto in prima persona e che viene riprodotto dalla memoria, è sempre impressionante e significativo per il bambino. Il T.A. è sicuramente un valido metodo che permette al bambino di prendere coscienza di strutture logiche già abbozzate nel suo pensiero infantile e una volta che il piccolo domina la pratica del T.A., questa resta per tutta la vita un valido strumento per l’auto-aiuto. I genitori e gli educatori dovrebbero però favorire, attraverso la loro guida amorevole e in modo ludico, il potere immaginativo infantile, la fantasia. Venendone rafforzati, i bambini sarebbero in grado di riuscire a custodire la loro capacità di prendere coscienza delle proprie immagini interiori, delle proprie strutture logiche, anziché appropriarsi di immagini determinate da altri. Avrebbero la capacità, anche in un mondo percepito come minaccioso, di sviluppare pace interiore, sicurezza e autocoscienza. In conclusione, a mio parere, è importante che i bambini riescano a trovare, per dirlo con le parole della Eberlein, “L’isola della Pace”, la pace dentro loro stessi, il che significa attivare quelle forze interiori che consentono di affrontare e di superare più facilmente le difficoltà, i problemi e i conflitti della vita.

Bibliografia

EBERLEIN G. (2003), Le fiabe che rilassano. Il training autogeno per favorire la tranquillità e il benessere dei bambini, Como, Red Edizioni.

HOFFMANN B. H. (1980), Manuale di Training Autogeno, Roma, Edizioni Astrolabio.

SCHULTZ J. H. (1987), Il Training Autogeno. Metodo di autodistensione da concentrazione psichica – Quaderno di esercizi per il Training Autogeno, 2 voll., Milano, Feltrinelli.

VOLLMAR K. (2000), Training Autogeno per bambini, Diegaro di Cesena, Macro Edizioni.

 

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