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Parole semplici per concetti complessi

Laura Bonanni

 

L’Analisi Transazionale utilizza parole semplici ed immediatamente comprensibili, prese in prestito dal linguaggio comune e quotidiano  come ad esempio: transazioni, carezze, giochi, copione, bollini ecc….Questa semplicità di termini, tuttavia, non corrisponde ad una banalizzazione e semplificazione di concetti e significati. Dietro parole legate ad un linguaggio comune si articolano concetti complessi che fanno riferimento ad un bagaglio teorico-epistemologico di significativa rilevanza e portata storica (come ad esempio la psicoanalisi freudiana, la teoria dell’attaccamento di Bowlby, gli studi di Weiner e Korzysky sulla  comunicazione latente e manifesta ).  L’Analisi Transazionale è contemporaneamente una teoria della personalità ed un metodo di psicoterapia. Essa si suddivide in quattro aree principali che sono le seguenti:   

1)      Analisi strutturale, che si occupa dei processi intrapsichici;

2)      Analisi delle transazioni, che si occupa delle modalità relazionali tra le persone;

3)      Analisi dei giochi psicologici, che si occupa dei processi relazionali distorti che portano ad un rafforzamento della psicopatologia;

4)      Analisi del  copione, che si occupa della comprensione e della descrizione di quelle convinzioni limitanti su sé, gli altri, la vita, che un individuo ha, del piano di vita che su esse viene costruito  e delle modalità operative con cui è messo in atto. L’ordine in cui tali quattro aree sono indicate, corrisponde anche alle fasi dello sviluppo storico dell’Analisi Transazionale.La domanda che mi viene rivolta più spesso, sia da persone comuni (amici, parenti), che dai pazienti, quando definisco la  specificità della mia competenza professionale, è sempre la stessa: “ma che vuol dire Analisi Transazionale?”   La parola “transazione” è presa in prestito dal mondo dell’economia e  letteralmente significa  “scambio”.   L’Analisi Transazionale si occupa degli scambi, a livello stimolo-risposta, che si attuano fra i rispettivi stati dell’Io di due persone. Una transazione può essere quindi definita come l’”unità del rapporto sociale”. Ma se l’Analisi Transazionale considera la personalità come strutturata e funzionante secondo il sistema tripartito degli  stati dell’Io (Genitore, Adulto, Bambino) e considera le transazioni come scambi che si realizzano tra i rispettivi stati dell’Io di due individui, è chiaro che essa si interesserà non soltanto dei processi relazionali, ma anche di quelli intrapsichici.  Ciascuno di noi infatti, quando entra in relazione con un’altra persona, qualunque essa sia e qualunque sia il livello di intimità che ci lega a lei, porta il proprio mondo interiore: idee, convinzioni, pensieri, sentimenti, comportamenti, pregiudizi.  E’ comprensibile quindi come i rapporti siano  maggiormente complessi e complicati quando il proprio mondo interiore (l’intrapsichico) presenti deficit e/o anomalie particolari.  Le relazioni con gli altri non sono quasi mai semplici e scontate, anche quando si tratta di rapporti che restano sulla superficie (superficiali). Anzi, possiamo dire, che proprio i rapporti (le transazioni) veloci e sbrigativi  sono quelli che lasciano un segno in noi, un “retrogusto” piacevole o spiacevole, che decodifichiamo come sensazione di benessere o malessere.  Non avendo la possibilità di approfondire quella relazione, quella transazione superficiale, restiamo con la sensazione che ci ha fornito, che se positiva, ci porterà ad assumere un atteggiamento interiore ed esteriore aperto, se negativa, probabilmente ci indurrà  a chiuderci ed a mettere in atto ,  più o meno consapevolmente, atteggiamenti difensivi nei confronti del prossimo. Torniamo, per un momento, a parlare di Eric Berne, come uomo e come studioso. Berne era psichiatra ed aveva una formazione di tipo psicoanalitico.  Durante il secondo conflitto mondiale egli si trovò di  fronte ad un impegnativo lavoro quotidiano, come psichiatra militare e cioè quello di dover visitare con un esame psichiatrico-clinico generale, decine di persone al giorno. Per poter ovviare ad una serie di problemi  legati al tempo, egli sperimentò un metodo molto personale di lavoro: nel momento in cui ogni sodato si avvicinava alla sua scrivania, Berne cercava di immaginare il tipo di lavoro che  quella persona svolgesse.La pratica giornaliera dell’intuizione per evitare di cadere nella routine, si rivelò un metodo utile e funzionale che, successivamente, portò Berne ad interessarsi in modo più sistematico a quei processi di pensiero che sono di tipo intuitivo. Scrive Berne, nella sua serie di articoli sull’intuizione:”L’intuizione è la conoscenza basata sull’esperienza acquisita attraverso il contatto sensoriale con il soggetto, senza che  chi intuisce riesca a  spiegare a se stesso ed agli altri come è pervenuto alle sue conclusioni.  Oppure, in termini psicologici, è la conoscenza basata sull’esperienza e acquisita mediante funzioni inconsce e preconsce preverbali, attraverso il contatto sensoriale con il soggetto”. Finita la guerra Berne tornò in America e cominciò a costruire le basi teoriche dell’Analisi  Transazionale.  Berne basandosi sulle sue osservazioni cliniche, sulla teoria della psicologia dell’Io (Federn e Weiss) sugli studi di neurochirurgia (Panfield), giunse alla prima definizione della teoria degli stati dell’Io. Tramite gli stati dell’Io Berne cercò di costruire un modello in grado di spiegare sia il comportamento umano, nella sua dimensione interpersonale, che le espressioni della psicopatologia. Questa  è la prima fase storica dello sviluppo dell’Analisi Transazionale che va dal 1958 al 1962.  L’analisi  strutturale degli stati dell’Io si riferisce alle parti che compongono la personalità (che cosa contiene ciascuno stato dell’Io ? = contenuto). Esiste poi l’analisi funzionale degli stati dell’Io che si occupa di spiegare come funziona ogni stato dell’Io (in che modo funziona  uno stato dell’Io? = processo).  Un esempio per spiegare il modello strutturale può essere il seguente: durante l’infanzia la mamma  mette in atto una serie di comportamenti nei confronti del figlio, il piccolo, da un lato reagisce a tali comportamenti e registra queste sue reazioni nello  stato dell’Io Bambino, dall’altro vede ciò che fa la madre e registra nello  stato dell’Io Genitore il comportamento della mamma.  Il modello strutturale classifica i ricordi e le strategie, immagazzinati nella memoria, mentre il modello funzionale classifica i comportamenti osservati. Questo vuol dire che quando noi guardiamo e/o ascoltiamo qualcuno, possiamo osservare la funzione, mentre la struttura può essere solo dedotta. E’ molto importante operare la giusta distinzione tra il livello strutturale e quello funzionale perché ogni volta che parliamo,  che ci focalizziamo sull’interazione fra le persone, dobbiamo usare il modello funzionale. Il modello strutturale va bene, invece, quando prendiamo in considerazione cosa avviene all’interno delle persone. In conclusione, utilizzando un linguaggio tecnico, si può dire che gli aspetti interpersonali dell’attività di A.T. richiedono il modello funzionale, mentre gli aspetti intrapsichici vanno studiati nei termini del modello strutturale.

 

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