Disturbi
dell’ Alimentazione
Adelaide
Minenna
I
disturbi dell’alimentazione sono caratterizzati dalla presenza di
grossolane alterazioni del comportamento alimentare. Questa sezione di
disturbi comprende due categorie specifiche:
l’ Anoressia Nervosa e la Bulimia Nervosa, che sono correlate tra loro e
a volte associate.
Pica
e Mericismo sono invece disturbi del comportamento alimentare che
insorgono, per lo più, durante l’infanzia e la prima fanciullezza.
Il termine pica
(dal
latino pica,
gazza, per l’abitudine che hanno questi uccelli di ingoiare tutto ciò
che trovano) designa la tendenza compulsiva a mangiare materiali non
commestibili, tendenza molto comune tra i bambini, soprattutto nel loro
primo anno di vita. Il
protrarsi di questo comportamento è frequente nei bambini con gravi
ritardi mentali o che vivono in ambienti con forti deprivazioni e carenze.
Nell’adulto il picacismo è indice di un atteggiamento regressivo, e
ricorre con una certa frequenza nelle condotte degli schizofrenici.
Il
termine mericismo indica
invece
l’abitudine
al rigurgito volontario, lento, di cibo che viene riportato dallo stomaco
nella bocca, masticato, assaporato e deglutito di nuovo. È una
ruminazione. Se non risolta in tempo può provocare serie conseguenze
all’alimentazione del bambino se non addirittura risultare fatale.
Per quanto riguarda gli adulti, anche questa è una condotta
osservata in pazienti molto regrediti, affetti da psicosi croniche e da
gravi ritardi mentali. Il mericismo può essere presente, anche se di
rado, in casi di anoressia nervosa e di bulimia nervosa.
Le maggior parte delle vittime dell’ anoressia
nervosa sono le donne, soprattutto quelle più giovani; l’età
di insorgenza del disturbo è infatti compresa fra i 12 e i 25 anni, con
la frequenza maggiore fra i 13 e i 16 anni.
Chi ne è soggetto tende a ridurre volontariamente l’assunzione di cibo
con progressivo dimagrimento fino alla cachessia
(accentuato deperimento dell’organismo dovuto alla denutrizione) e alla amenorrea,
che può essere primaria allor quando non si è ancora verificato il menarca,
la prima mestruazione, o secondaria, in cui ci sono stati dei primi cicli
mestruali che poi si sono interrotti. Le anoressiche con pretesti diversi
(come ad es. finto scarso appetito o ripugnanza per un determinato cibo
ecc.), ricorrendo spesso a sistematici sotterfugi (vomito auto-prodotto,
abuso di lassativi, diuretici ecc.), e sottraendosi alle pressioni dei
familiari che provano ad imporre una alimentazione più normale, riescono
a mantenere il loro stato di magrezza patologica. Chi soffre di questa
malattia non riesce ad accettarsi;è pervaso da forte angoscia e
insicurezza, soffre di dismorfofobia,
guardandosi allo specchio continua a vedersi sempre troppo grasso o
comunque diverso da quello che in realtà vorrebbe essere
roporze non percepisce le reali dimensioni e pioni del proprio corpo; nega
di avere una alimentazione
insufficiente, una magrezza patologica e rischiosa per la salute, e in
contrasto con le sue scarse condizioni generali mostra un comportamento
iperattivo indirizzato a bruciare più calorie possibili.
L’esordio di questa malattia solitamente avviene con una semplice
restrizione dietetica, probabilmente per imitare un amica, per emulare
modelle o gente dello spettacolo, o semplicemente perché si ha voglia di
perdere quei chili che sembrano di troppo.
Raggiunto l’obbiettivo, la preoccupazione di poter nuovamente ingrassare
diventa sempre più forte tanto da perdere il controllo della dieta
intrapresa. Qualsiasi cibo viene visto come pericoloso, non più come
sostanza nutritiva ma come possibile causa di cuscinetti, enormi fianchi,
pancia, e questo non fa altro che aumentare la voglia di insistere su
questo percorso ormai intrapreso, con costanza e sempre più sacrifici,
con una maggiore selezione del cibo e più attività fisica.
“La
paura di ingrassare e il desiderio di dimagrire non cessano mai”
L’anoressica
vive il suo corpo in maniera claustrofobica,
sente l’oppressione del suo peso, il problema del cibo finisce per
occupare gran parte della sua giornata, del suo tempo, e dei suoi
pensieri. La sua ossessione è quella di evitare il più possibile il
cibo, da cui dipende ed è incentrata la sua vita. Impara ad alimentarsi
con quantità sempre uguali, controllate e cucinate solo ed esclusivamente
da lei;rifiuta ogni tipo di cure, soffre di sonnolenza, e spesso manifesta
particolare sensibilità al freddo, ipotensione, cute secca e colorito
giallastro.
Al
contrario, chi soffre di bulimia
nervosa vive il suo corpo in maniera claustrofilica,
cioè ha la tendenza ad espanderlo; soffre di una dipendenza dal cibo
molto forte, cerca di
assumerne il più possibile con l’intendo di soddisfare una sorta di
vuoto interiore.
Si
tratta anche in questo caso di un disturbo che colpisce prevalentemente il
genere femminile, con frequente sovrappeso corporeo. L’esordio
può essere inizialmente simile all’anoressia, in entrambe c’è una
intensa volontà a perdere peso ed una forte insoddisfazione per il
proprio corpo; il decorso invece è diverso, è caratterizzato da
ricorrenti abbuffate, cioè assunzioni di grosse quantità di cibo
solitamente negli orari notturni, in condizioni di stati d’animo
negativi come noia, tristezza, rabbia, ansia e con modalità compulsive-tossicomaniche
e incapacità a fermarsi se non per esaurimento scorte o dolori allo
stomaco. A queste crisi bulimiche fanno seguito intensi sensi di colpa,
vergogna e depressione per aver ceduto ad un impulso frenetico, e
preoccupazioni per il possibile aumento di peso tanto da indurre il
bulimico ad attuare manovre di eliminazione
con vomito autoprovocato o di neutralizzazione
tramite lassativi e diuretici con possibile rischio di squilibri
idro-elettrolitici ed erosione dello smalto dentario per il frequente
contatto con succhi gastrici. La bulimia crea seri disturbi fisici, Il
corpo si corrode poco a poco, infatti il vomito indotto danneggia la
valvola cardiale, con i succhi gastrici si danneggiano denti e gengive;
notevoli problemi intestinali sono causati dall’uso di lassativi e
diuretici. Anche il cuore è messo a dura prova fino al rischio di
arresto.
Spesso la persona che soffre di bulimia mantiene un peso abbastanza
normale e ciò rende più difficile il riconoscimento della
malattia, che lo stesso bulimico tende a tenere nascosta. In alcuni casi
invece il peso è inferiore alla norma ed esistono gli estremi per
diagnosticare un anoressia nervosa, o al contrario può essere in
sovrappeso avvicinandosi più ad un problema di obesità.
L’ obeso si alimenta in eccesso senza avvertire l’ usuale sensazione
di fame ne quella di sazietà. Essenzialmente si distinguono due tipi di
obesità: quella che esordisce nell’infanzia, cioè l’ obesità di
sviluppo, e la così detta obesità reattiva, che colpisce le persone che
hanno vissuto eventi traumatizzanti. In questi casi l’obesità e l’iperfagia
sembra fornire una difesa contro l’ansia e la depressione suscitata da
eventi e mutamenti significativi della vita.
In base al genere distinguiamo invece l’obesità ginoide, che colpisce
le donne con accumulo di tessuto adiposo su fianchi e cosce; dall’obesità
androide, l’obesità degli uomini con accumulo di tessuto adiposo a
livello dell’addome.
Gli obesi soprattutto quelli più giovani tendono a preoccuparsi
esclusivamente delle proprie dimensioni corporee, a giudicare gli altri in
base al criterio grasso/magro e a guardare con disprezzo quelle persone
che rispecchiano la loro immagine e che vedono come grottesche e
ripugnanti.
Si ritiene che i disturbi del comportamento alimentare
derivino da varie cause: genetiche, ambientali e psicologiche.
Le più frequenti complicanze mediche che possono
essere rilevate nei vari quadri di DCA (Disturbi del Comportamento
Alimentare) sono:
-
cardiovascolari
-
polmonari
-
endocrino-metaboliche
-
ematologiche
-
gastrointestinali
-
neurologiche
Per
la maggior parte delle persone con disturbi alimentari è estremamente
difficile chiedere aiuto. Spesso occorre molto tempo prima che ci si renda
conto di essere malati. Non di rado sono i genitori, gli insegnanti o gli
amici che preoccupati cercano per primi consigli e aiuto. Parte del
trattamento consiste dunque nel fornire loro la necessaria consulenza e
informazione. La terapia è in genere piuttosto lunga e solo raramente si
ottengono successi in tempi brevi. Quanto più tempestivi sono però la
diagnosi e il trattamento, tanto maggiori sono le probabilità di
guarigione. Il successo della terapia dipende soprattutto dalla
motivazione del soggetto da curare.
I
trattamenti in uso sono di tipo:
Trattamento
medico:
-
Visita
internistica con raccolta anamnesi, con particolare riferimento al
comportamento alimentare e indagini fisiche
-
Visite
di controllo (a seconda della gravità del caso) settimanali o mensili
-
Eventuale
coinvolgimento di altri specialisti
Trattamento
psicologico/psicoterapeutico:
-
Costituzione
di una sufficiente motivazione al trattamento
-
Psicoterapia
individuale e familiare, specie nel caso di pazienti in età evolutiva
-
Consulenza
e servizio di informazione per la famiglia, il partner ed altri parenti
-
Trattamento
di eventuali comorbidità psicologiche e/o di traumi precedenti
-
L’uso
di psicofarmaci,soprattutto
antidepressivi, può essere di grande aiuto nel corso della terapia
Trattamento
dietologico:
-
Rieducazione
alimentare
-
Controlli
regolari del peso
-
Eserciziofisico
Ogni trattamento va
“confezionato su misura”, deve essere cioè personalizzato e adattato
sul singolo paziente. Vanno
considerate le caratteristiche cliniche (tipologia e gravità dei sintomi)
e la storia di malattia, così come pure la storia del paziente, la storia
familiare e il contesto sociale. E’
importante tenere conto delle aspettative dei pazienti, delle loro
richieste e dei loro bisogni, non sempre da loro riconosciuti.Il
trattamento può essere svolto in regime ospedaliero o ambulatoriale.
Qualora la situazione lo richieda, è necessario e consigliato il
trattamento in regime di ricovero.
I disturbi alimentari sono sempre più diffusi e possono mettere a rischio
la vita stessa di chi ne è affetto. Quanto
più precoce è la diagnosi e quanto più forte la motivazione del
soggetto colpito, tanto migliore sarà l’esito del trattamento.
Bibliografia:
-
DSM IV-TR Manuale Diagnostico Statistico dei Disturbi Mentali
-
Salute Mentale: “I disturbi Alimentari cosa sono?”
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