Ipnosi
in odontoiatria
Eduardo
Salbitano
Le prime applicazioni documentate dell'ipnosi in odontoiatria si
riferiscono ad eventi eclatanti anche per i tempi moderni:
nel 1836 ci fu prima estrazione dentale documentata, ( JV Oudet, Parigi )
estrazione di un molare cariato in una dodicenne.
Nel 1847 tumore del mascellare, resezione dell'emimandibola ( Ribaud,Kiaro)
Tra le specialità mediche, la specialità odontoiatrica suscita in un
gran numero di pazienti ansie e fobie per i motivi di consultazione,
generalmente legati al dolore, per il suo carattere intrusivo, per le
richieste di intervento che riguardano tutte le fasce di età dagli adulti
ai bambini. L'odontoiatria, dai primordi, è stata tra le prime
professioni a focalizzare l'attenzione sulle possibilità di utilizzare l´ipnosi.
Nell'800, quando l'ipnoterapia si faceva strada tra scettici e fautori, in
odontoiatria i mezzi tecnici e farmacologici erano scarsi, rudimentali
come il trapano a pedale e la mancanza di anestetici locali, per cui la
paura del dolore era giustificata e amplificata. A quell' epoca, tra
medici e pazienti, c'era un rapporto relazionale molto distaccato e questo
aumentava la tensione o l'effetto placebo. Le estrazioni, quasi unico
intervento odontoiatrico, erano interventi cruenti e traumatici, quindi
l'ipnosi era accolta senza riserve dai pazienti. In seguito gli
strumenti,i nuovi materiali, le conoscenze anatomiche dell'apparato dento
scheletrico e delle funzioni come l'occlusione e le parafunzioni, della
biomeccanica e delle nuove tecniche operative come l'endodonzia, la
conservativa, l'ortodonzia, la protesi, l'implantologica, hanno ampliato
la gamma di applicazione e di intervento dell'ipnosi.
L´ipnosi in odontoiatria e´ indicata oltre che come un buon sistema per
contrastare l´ansia e la tensione, per le fobie dell´iniezione e della
trapanazione dentaria, è anche un eccellente mezzo per:
A) eliminare il riflesso del vomito;
B) per ridurre il flusso salivare e imporre l´immobilità della lingua e
delle guance;
C) per diminuire l´emorragia capillare;
D) per facilitare l´adattamento delle protesi e per correggere abitudini
viziate.
Per ciò che riguarda la correzione delle abitudini viziate come quelle di
succhiarsi il pollice, la lingua, le guance, mordersi le labbra, la
lingua, le unghie, una penna, digrignare i denti o bruxismo (durante il
sonno), la bruxomania (durante il giorno), l´ipnosi si propone con
indicazioni precise nel campo della psicosomatica-stomatologica.In
particolare, per il bruxismo, Boyen, Miller e Summer adoperano il metodo
dell´autosuggestione; Boyens suggerisce al paziente di ripetere prima di
andare a dormire la seguente frase chiave: "Se digrignerò o stringerò
i denti mi sveglierò". Miller consiglia ai pazienti di tenere la
mandibola in posizione di riposo fisiologico e di ripetere a se stesso
durante la giornata: "Labbra unite, denti separati".Stolzenberg
invece che all´autosuggestione, ricorre al comando post ipnotico dato al
paziente in trance, per cui quest´ultimo, prima di addormentarsi, deve
riepetere alcuni concetti positivi: "Sono perfettamente calmo, mi
sento bene, terrò i denti in modo da non digrignarli".Le ricerche
sperimentali e cliniche sull´ipnosi nella pratica odontoiatrica sono in
continuo progresso negli USA, in Russia e Inghilterra, molte osservazioni
documentate con dovizia di particolari, si ritrovano, ad esempio, nell´archivio
dell´American Society of Psychosomatic Dentistry, dove si attesta l´efficacia
dell´ipnosi in ogni fase del trattamento odontoiatrico. In italia Pavesi,
Palazzi, Bertolini, Redana e R.R.Pepe, ne diffondono le conoscenze e
l´uso. In germania, Bad Soden, pubblicò nel 1894 nel giornale
scientifico "Zeitschrift fur Hypnotismus, la sua ricerca clinica
sull'utilizzo dell'ipnosi in odontoiatria.In "Analgesia ipnotica in
odontoiatria" descrive successi e insuccessi, gli errori ed i
tentativi per correggerli, curando con costanza e perseveranza i pazienti
al meglio delle sue possibilità, espone tecniche pratiche, ingenue per le
conoscenze di oggi, ma di grande valore storico.Bad Soden usa il metodo di
fissazione del punto di Braid, utilizzando la " palla di Schuster",
un pendolo trasparente pieno d'acqua appeso al soffitto, oscurando la
stanza per stanza per lasciare un tenue riflesso. A richiesta da
parte del paziente di usare il bromuro, lo diluisce in modo da renderlo
inefficace e lo fa inalare, alla 6a inspirazione il soggetto è più
suscettibile all'ipnosi. Usa l´ iperventilazione per favorire una
modificazione di coscienza. Esperimenta con successo un caso di
intolleranza alla protesi in resina , dovuto alla irritabilità della
mucosa. Descrizione
di un caso: estrazioni in 14enne. Giovane 14enne con una fistola
vestibolare a livello di un incisivo laterale superiore. Il soggetto aveva
già avuto 2 anni prima estrazione di 2 molari inferiori in modo
drammatico a seguito di un trauma e successivamente insorse l'odontofobia.
Soden quindi fece 3 tentativi di indurre l'analgesia ipnotica per mezzo di
suggestioni verbali dirette, senza successo. In seguito riuscì ad
approfondire la trance e riferisce che "dopo specifica suggestione,
il paziente non riuscì ad aprire gli occhi" per molto tempo.
L'autore diede allora un altro appuntamento alla sera stessa, sperando che
l'ipnosi sarebbe stata favorita dalla stanchezza e dal sonno. Gli fece una
medicazione nella fistola e lo tranquillizzò anticipando che forse non
sarebbe stato necessario estrarre il dente, purché si fosse lasciato fare
altre cure e punture nella fistola. Per far ciò, occorreva che rimanesse
calmo e quieto , per questo gli consigliava di dormire mentre il dentista
lavorava. "Quella sera le suggestioni verbali hanno avuto subito
effetto. Comunque, prima di iniziare l'estrazione" racconta "mi
volli convincere di aver fatto raggiungere al soggetto lo stato
catalettico. Ho notato una completa assenza di riflessi. L'estrazione fu
portata a termine senza alcun problema, il paziente non ebbe reazioni se
non minime quando la pinza entrò nel solco gengivale a contatto col
dente. Comunque il paziente urlò in modo straziante al momento dell'avulsione.
Stranamente non sanguinava. Dopo averlo tranquillizzato gli domandai perché
avesse urlato in quel modo e mi riferì di aver sognato che qualcuno molto
forte lo picchiò in faccia e lui si era spaventato. Quando gli feci
vedere il dente estratto istintivamente si tocco lo spazio rimasto vuoto e
fu molto sorpreso che il dente fosse stato estratto. Solo dopo 3-4 minuti
la ferita comincio a sanguinare " L'articolo continua con la
descrizione di altri esperimenti in campo chirurgico, protesico,
conservativo e odontostomatologico, e lo studio della risposta salivare
alle suggestioni ipnotiche. Lo studioso conclude anticipando un grande
sviluppo nell'utilizzo dell'ipnosi in odontoiatria. Il successo e
l'entusiasmo per l'ipnosi in tempi passati era favorito dalla mancanza di
anestetici locali e dall'abitudine di estrarre i denti cariati, dalla
mancanza di tecniche e materiali per conservare gli elementi dentali
distrutti , come l'endodonzia, i compositi, i perni monconi. Gli strumenti
rotanti erano lenti, le frese fragili, il dolore faceva parte
dell'aspettativa del trattamento. L'atteggiamento del medico era
paternalistico, il dentista assumeva un ruolo educatore. In seguito si
studiarono forme alternative di analgesici, come il Nitrato Ossido da
parte di Horace Wells , dentista del Connetticut, che ne conosceva
l'effetto ma ne sopravvalutava l'efficacia. Le emergenti possibilità
terapeutiche lasciavano insinuare il concetto mistico, magico e ricreativo
dell'ipnosi , con effetto deleterio per il suo utilizzo in campo medico e
dentistico. Malgrado ciò, alla fine dell'800 in America e in Europa
cresceva l´interesse per l'ipnosi. In Inghilterra verso il 1930 A. Turner
riferiva una casistica estrattiva di oltre 40 elementi dentali con la
collaborazione dell'ipnotizzatore J Bramwell. Le guerre mondiali offrirono
la possibilità su larga scale di applicare l'ipnosi soprattutto in campo
dentistico dove sembrava uno spreco utilizzare anestetici. Durante la
prima metà del XX secolo si incominciò a dare importanza a fattori
psicologici che potevano influenzare la percezione del dolore. Fu scoperto
il Raggio Blu, descritto nel 1905 da C Redard, un medico svizzero. Questi
scoprì che si poteva ridurre la sensazione dolorosa chiedendo al paziente
di fissare una luce blu con la testa e la lampada coperte con un panno blu
mentre veniva fatta una breve induzione di trance.Nel 1959 dalla
collaborazione tra un gruppo di dentisti di Boston e ingegneri locali,
viene creato uno strumento per l'Audioanalgesia. Il paziente veniva
bombardato da input sonori di tutte le frequenze . Inizialmente il costoso
e complicato marchingegno riscosse un certo successo , su 300 casi, il 70%
riferiva minor intensità dolorosa, ma l'apparecchio era troppo costoso
per usarlo di routine. Ricerche accreditate hanno dimostrato che l'effetto
antalgico era da riferirsi alla distrazione e suggestione esperita dal
paziente. Nel 1948 fu fondata la Società Americana di Psicosomatica
dentale da parte dello psicologo T. Burges, considerato il padre
dell'ipnosi in odontoiatria. Gli iscritti aderivano a un codice
deontologico e ad una etica professionale, collaboravano alla stesura
della rivista "Giornale di Psicosomatica dentale" e dopo qualche
anno, per l'inclusione di soci non dentisti venne dato il nome di Società
Americana di Psicosomatica in medicina e in odontoiatria, edita tutt'ora.
Dopo gli anni '60 si sono accumulate così tante evidenze sperimentali che
sia la British Medical Association sia l'American Medical Association
hanno definitivamente riconosciuto il valore clinico dell'ipnosi. Quando
si fa ipnoterapia suggestiva, può bastare una collaborazione limitata da
parte del soggetto, ma per lo studio dell'analgesia ipnotica occorre un
lavoro sperimentalmente controllato che dia risposte inequivocabili. Fin
dal 1927, Pavlov ha dimostrato che le tipiche risposte fisiologiche alla
morfina possono essere ottenute in forma di riflessi condizionati. Dal
1975 l'analgesia ipnotica e' diventata una realtà neurofisiologica: essa
inibisce la percezione del dolore a livello sia corticale sia spinale.
L'analgesia ipnotica è una realtà scientifica, dimostrata in laboratorio
con esperimenti controllati e i risultati sono da considerarsi più che
attendibili. L'ipnosi è sopravvissuta nel tempo per la sua utilità nel
ridurre il dolore in chirurgia.Gli esperti di ipnosi hanno messo a punto
3 tipi di tecniche:
- SUGGESTIONE DIRETTA della diminuzione di dolore;
- ALTERAZIONE dell'esperienza dolorosa;
- REDIREZIONE dell'attenzione lontano dalla fonte di dolore.
Esercitando l'immaginazione si può ridurre il dolore. L'immagine concreta
è un supporto per aiutare il paziente a controllare il dolore, cioè si
stimola l'immaginazione a fini pratici. Si verifica una percezione
realmente minore del dolore. Le prove di laboratorio attestano che
l'ipnosi non riduce solo il suffering ma anche la sensory pain, cioè
entrambe le componenti del dolore. Gli esperimenti dimostrano che per i
soggetti poco ipnotizzabili l'analgesia ipnotica agisce al pari del
placebo, mentre in quelli molto ipnotizzabili la riduzione del dolore
tramite ipnoanalgesia è di gran lunga superiore a quella da placebo.
Pertanto l'ipnosi non può essere un placebo.Anche se non è noto un buon
indice fisiologico di dolore, il battito cardiaco e la pressione ematica
salgono quando un soggetto avverte il dolore. Con l'analgesia ipnotica i
segnalatori volontari (le smorfie, i gemiti,..) si riducono molto di più
di quelli involontari (polso e pressione, che restano praticamente
invariati), per cui in base a questi ultimi il calo di dolore sarebbe
illusorio. Ma come si può confutare quello che il soggetto riferisce di
esperire, e cioè un calo del dolore? Si tratta di un paradosso.
L'analgesia ipnotica chiaramente funziona, ma i parametri fisiologici
associati al dolore rimangono praticamente invariati. Per ora si può dire
che i segnali volontari scompaiono, indicando un buon comfort e relax
ipnotico, mentre quelli involontari persistono. Infine c'è un altro punto
importante: ridurre l'ansia non significa ridurre la percezione del
dolore. Il tranquillante non è un analgesico. Il diazepam (valium),
l'acido acetilsalicilico (aspirina) e il placebo funzionano sul dolore
come segue: il tempo di tolleranza viene massimizzato dal valium (perché
l'ansia cala anche se lo stimolo doloroso cresce), ma con l'ipnosi non c'è
correlazione tra ansia e dolore percepito, per cui l'ipnosi va considerata
più come un analgesico che come un tranquillante. L'analgesia ipnotica
non è correlata alla riduzione dell'ansia, cioè non può essere dovuta
al relax, e infatti il dolore può venire ridotto in trance anche mentre
l'ansia sale (l'anticipazione del fenomeno analgesico ipnotico è una
forma di eccitazione nervosa che si oppone alla calma). Insomma, con
l'analgesia ipnotica l'effetto è analgesico, anche se l'ipnosi può
essere usata come sedativo per mitigare l'ansia, che è ben distinta
dall'analgesia nell'ambito dell'esperienza totale del dolore. In
oncologia, ostetricia, chirurgia, e odontoiatria, il dolore ha ben poco di
psichico, e sul dolore fisico l'ipnosi dimostra la sua validità di
analgesico come metodo di controllo del dolore (fonte: Hilgard &
Hilgard, 1984). Naturalmente, anche la medicina di base può sfruttare
molto l'ipnosi, ad esempio per emicranie, mal di testa, dolori articolari,
dolori neuromuscolari, dolori mestruali, ed altro. Ecco alcuni casi
odontoiatrici trattati con l'ipnosi come unico anestetico: Traiger (1952,
bambino di 4 anni, pulpectomia e pulpotomia; bambino di 9 anni, 4
pulpotomie in 3 ore); Crasilneck, McCranie, Jenkins (1956, donna, ben 5
interventi di 2 ore); Lucas, Finkelman, Tocantins (1962, 4 emofiliaci,
estrazione); McCay (1963, un medico maschio in autoipnosi, estrazione);
Secter (1964, paziente in trance spontanea, estrazione di 2 premolari in
sede mandibolare); Petrov, Traikov, Kalendgiev (1964, donne di 20, 25, 35
anni, estrazioni di cui una difficile della durata di 1 ora e mezza);
Owens (1970, donna di 35 anni affetta dalla sclerosi multipla, estrazione
di due denti con ascesso; donna di 41 anni, estrazione doppia con ascessi;
uomo di 49 anni, 'curettage' periodontale); Radin (1972, su un paziente
maschio inadatto alla chemioanestesia, estrazioni multiple in svariate
occasioni con suturazioni); Weyandt (1972, uomo di 65 anni, estrazione di
7 denti). In tempi moderni si sono avuti pochi lavori sperimentali e
ricerche scientifiche sull'applicazione dell'ipnosi in odontoiatria . Si
cercava di appurare se una induzione formale avesse qualche vantaggio in
più rispetto alla semplice suggestione somministrate ai soggetti motivati
o si osservava ( Kuhner 1962) che il concetto tradizionale di indurre il
" sonno Ipnotico", come veniva chiamata la trance, poteva avere
delle controindicazioni in odontoiatria, in quanto abolendo il riflesso
faringeo, se corpi estranei cadevano in gola, non sarebbero stati espulsi
col riflesso della tosse, col rischio di ostruzione delle vie aeree. Sono
state fatte delle ricerche statistiche per valutare gli effetti clinici,
selezionando un campione 40 professionisti che da 3 anni avessero
applicato l'ipnosi nei loro studi . Il 60% gradualmente aumentava
l'utilizzo dell'ipnosi, il 20% lo riduceva, l'altro 20% lo eliminava (
Huhner 1962) L'utilizzo dell'ipnosi però veniva drasticamente ridotto
quando sono incominciati a comparire articoli in cui i dentisti che
utilizzavano l'ipnosi venivano descritti come soggetti nevrotici (Borland,
Epstein, 1961) e anche se Richardson nel 1980, aveva contestato
energicamente, l'entusiasmo tra i dentisti si era raffreddato. Jacoby (nel
1960) fece un altro studio statistico descrivendo l'utilizzo dell'ipnosi
nella pratica giornaliera., riportando i risultati di 1214 sedute di
ipnodontoiatria per: chirurgia, protesi, parodonzia, endodonzia. Quindi
l'ipnosi venne ancora usata da dentisti che non si lasciavano intimidire,
utilizzavano audiocassette per risparmiare tempo operativo, perché era
comune opinione che il processo ipnotico richiedesse molto tempo per
essere applicato in uno studio dentistico. Quando J. Barber, psicologo
americano, riprese ad esaltare il successo dell'ipnosi in analgesia ( nel
1976) si risvegliò l'entusiasmo per il suo uso. Sebbene le tecniche
ipnotiche possono avere un ruolo significativo nel trattamento del dolore
cronico e acuto in odontoiatria, il successo terapeutico va valutato in
relazione alla specifica indicazione e non è da considerarsi una panacea
sostitutiva della analgesia chimica perché i pazienti vanno selezionati
non solo in funzione dell'obiettivo odontoiatrico, ma anche delle
eventuali psicopatologie sottostanti. Alcuni psicologici - Kirsch
,Montgomery, Sapirtein - nel `95 osservano come fosse aumentato
l'interesse della psicologia in campo odontoiatrico. Nell'ultimo
cinquantennio si è incominciato a dare rilevanza a fattori psicologici e
a capire il potere del contesto sociale, la plasticità dell'uomo e a
prendere in considerazione i fattori interni ed esterni che possono
alterare la percezione, l'aspettativa del soggetto e quindi a non vedere
l'analgesia ipnotica solo come un mezzo antalgico ma anche come una
psicoterapia risolutiva in odontofobia. Questo approccio ha fatto
diminuire l'interesse per l'aspetto mistico e ludico dell'ipnosi (come
osserva Spanos nel 1989.) a favore di una maggiore rilevanza degli aspetti
del processo ipnotico e del contesto globale della psicologia del paziente
che può favorire il cambiamento ed accrescere le sue aspettative. Wolp
nel 1958 , prende in considerazione la psicoterapia comportamentale in
contrapposizione all'Ipnosi sostenuta da altri studiosi. Nel 1974
Rosenstock esplora il legame tra credenze e preconcetti sulla salute e i
comportamenti derivati: Ipnosi e tecniche psicodinamiche sono usate da
Kent, come descrive nel 1984 , nei suoi casi trattati con la regressione
al periodo di benessere antecedente le cure odontoiatriche e con l'autoipnosi
Kleinhauz ed Eli nel 1993 osservano che l'uso dell'ipnosi a scopo
antalgico in odontoiatria è particolarmente indicato nei soggetti a
rischio ( cardiopatici, diabete M, disturbi della coagulazione, ecc) e fa
una dettagliata descrizione del caso di un sedicenne affetto da asma, in
cura per endodonzia e conservativa trattato con l'ipnosi. Egbert,Battit,
Welche e Bartlet utilizzano l'ipnoanalgesia in collaborazione con
anestesisti nei trattamenti odontoiatrici che richiedono anestesia
generale, con remissione degli effetti collaterali post chirurgici.
Revenstorf nel 1996 prende in attenta considerazione l'utilizzo
dell'ipnosi in pedodonzia. M. Barsby nel 1997 riporta casi di intolleranza
alla protesi congrua, disagi tanto dolorosi da rendere la protesi spesso
inutilizzabile per l'irritazione, la pressione sulle arcata che mal si
sopporta quando la mucosa è sensibile o infiammata. H. Clarke invece
descrive la sua casistica su casi di bruxismo, digrignamento
frequentemente solo notturno, che rendono abrasi gli elementi dentali a
tal punto da rendere i denti mobili, sensibili agli stimoli termici e
chimici e addirittura ridurli a monconi di dentina a livello occlusale. La
Sindrome Algico Disfunzionale è una patologia dovuta allo spostamento del
disco articolare, è tanto dolorosa da simulare spesso una otite, una
cervicalgia o una cefalea. L'analgesia ipnotica aiuta a riposizionare la
mandibola decontraendo la muscolatura correlata alla articolazione e
consente interventi correttivi odontoiatrici per la malocclusione, come
spiega E. Somer. Il dolore che riferisce il paziente è sempre modulato
dall'ansia anticipatoria, dai ricordi traumatici, dall'influenza
dell'ambiente, della famiglia, da errati convincimenti, dalla paura .
Attacchi di panico sono frequenti in pazienti predisposti: la diga (
foglio elastico messo tra i denti per isolare il campo operatorio ) può
dar l'impressione di soffocamento, la posizione attuale che gli si fa
assumere (sdraiata ) è un arma a doppio taglio, il paziente sta disteso e
dovrebbe sentirsi più comodo, ma deve tenere e l'aspira saliva, che fa
rumore e può dar fastidio, non può muoversi , non può controllare ne
partecipare a quello che avviene nella sua bocca. Le reazioni emotive sono
influenzate inoltre anche dalla iperstimolazione dei canali sensoriali
olfattivo e acustico che in ipnosi verrebbero utilizzati per favorire il
benessere del paziente, invece restano vie percettive disturbanti.
Ovviamente, anche il dentista può trarre notevoli vantaggi dall'impiego
dell'ipnosi nel suo studio (Minerva Med, 1975). Con il relax ipnotico
associato alla ripetizione di certe parole (che il soggetto deve dire
dentro di sé) e con le suggestioni per l'anestesia a guanto, si produce
una sedazione tale da consentire persino il controllo della salivazione e
del sanguinamento (Oral Surg, 1976). In effetti, con gli emofiliaci il
dentista ottiene dall'ipnosi un controllo straordinario dell'evento
emorragico, che in questi casi ha un'importanza vitale (Ann N Y Acad Sci,
1975). In odontoiatria il solo impiego del farmaco non sembra in grado di
controllare il dolore in modo soddisfacente senza altri supporti (Dent
Clin North Am, 1977). In caso di ipersensibilità immediata e/o ritardata
agli anestetici locali, l'anestesia ipnotica può essere un complemento
estremamente utile nella riduzione degli effetti collaterali, e
addirittura può essere impiegata come unico anestetico (Spec Care Dentist,
1993). I dolori e le difficoltà nel portare le protesi dentarie nuove
possono venire ampiamente ridotti grazie all'ipnosi (Br Dent J, 1994). In
un caso di allergia multipla agli anestetici locali, l'estrazione di un
canino mascellare è stata eseguita facendo uso dell'ipnosi (Gen Dent,
1995).A volte il dentista si trova a dover anestetizzare dei pazienti che
fanno uso (o abuso) abituale di farmaci e/o droghe; in questi casi, data
la frequente tolleranza ai sedativi standard, c'è un rischio di
sovradosaggio. Qui l'ipnosi può potenziare sensibilmente l'azione dei
farmaci di sedazione (Anesth Prog, 1995). Anche se le reazioni mortali
agli anestetici locali sono molto rare (circa 1 caso su 1'500'000
pazienti), la gestione ipnotica consente di ridurre ulteriormente il
rischio di complicazioni (Pa Dent J, 2002). I pazienti che non sopportano
la vista del sangue e tendono a serrare la bocca (gag reflex) sono
facilmente gestibili con l'ipnosi (Dent Update, 2002). In presenza di
pazienti difficili da gestire l'ipnosi può essere di grande aiuto per
ridurre le paure e mettere a proprio agio anche il dentista (Aust Endod J,
2001). L'ipnorilassamento (relax ipnotico) è molto utile sul trattamento
del dolore alle fasce muscolari masticatrici, perché agisce soprattutto a
livello della percezione soggettiva del dolore (Oral Surg Oral Med Oral
Pathol Oral Radiol Endod, 2002). L'ipnosi può facilmente ridurre dolori e
paure nei pazienti troppo apprensivi (Rev Belge Med Dent, 2003). I
dentisti dovrebbero usare l'ipnosi routinariamente, inducendo l'ipnosi con
le tecniche rapide (Int J Clin Exp Hypn, 2003). Gli approcci
non-farmacologici sono sempre più diffusi in odontoiatria, data la loro
utilità nella gestione dell'ansia (e delle sue manifestazioni)
soprattutto in pazienti giovani e timorosi (Dent-Update, 2003). Nella
chirurgia orale e maxillofacciale, con l'ipnosi è possibile ridurre
drasticamente l'ansia intraoperatoria anche solo usando delle
registrazioni audio di tipo ipnotico (Mund Kiefer Gesichtschir, 2004). Nei
disturbi funzionali dell'apparato masticatore è opportuno che il
dentista, prima di applicare uno splint, valuti anche l'impiego di altri
approcci, inclusa l'ipnosi (Refuat Hapeh Vehashinayim, 2004). Tecniche
ipnotiche applicate all´odontoiatria in Italia Sulla rivista "
Rassegna di Psicoterapie, Ipnosi, Medicina Psicosomatica, Psicopatologia
Forense, IV vol, N° 3, 13-23, un articolo dove Gonnella e Pepe espongono
una loro casistica con soggetti algico disfunzionali ( cioè con problemi
e dolori all'ATM) . In 2 anni di ricerca clinica sono stati studiati 60
casi: 30 pazienti e 30 casi controllo. La procedura viene descritta
dettagliatamente. I dati interessanti vengono dai risultati, l'85 % dei
pazienti era affetto da patologia temporomandibolare e attraverso la
regressione d'età a un periodo antecedente le noxe patogene (carie
destruenti, parodontopatie, incidenti stradali, premature estrazioni,
protesi incongrua, ecc, ) mediante la rivificazione otteneva in un paio di
settimane, il recupero stabile della funzione spesso
"dimenticata" dal sistema di controllo neuromuscolare
masticatorio. Veniva utilizzato il condizionamento funzionale per guidare
il rimaneggiamento osseo dei residuati anatomici dei capi articolari. I
due ricercatori hanno dimostrato che, con l'azione psicologico-verbale
delle tecniche ipnotiche è possibile modificare e cosi curare, non solo
delle funzioni, bensì, agendo su di esse, le stesse strutture anatomiche
coinvolte. Attualmente , nonostante tutti i vantaggi dell'utilizzo
dell'ipnosi dimostrati in odontoiatria. l'orientamento dei dentisti è di
escluderla dalla loro routine. I dentisti giovani preferiscono usare
tecniche comportamentali improvvisati per gestire i pazienti difficili.
Tra i motivi addotti ci sono i mezzi tecnologici e farmacologici che oggi
possono risolvere, anche se momentaneamente, le difficoltà operative col
paziente difficile: iniezione plessica di anestetici in quantità
ridottissima e ad effetto immediato, trapani veloci che riducono le
vibrazioni e il dolore conseguente ad esse , tempo d'intervento limitato e
programmato, interventi più conservativi , maggior attenzione all'igiene
da parte del paziente. L'uso dell'ipnosi è erroneamente considerato solo
come ansiolitico e non può competere con l'uso dei farmaci .
L'odontoiatra ne fa un uso limitato e specifico, lo impara all'Università
e non si sente motivato ad arricchire le sue competenze con ulteriore
formazione che potrebbe migliorare le sue prestazioni. Lavora benissimo
pur senza profonde conoscenze della psiche umana, le competenze necessarie
le acquisisce con l'esperienza quotidiana, inoltre dovrebbe riuscire ad
indurre la trance, gestirla e contemporaneamente concentrarsi
sull'operatività odontoiatrica, che richiede molta concentrazione perché
gli imprevisti non lo colgano di sorpresa ( frattura di una radice,
superamento dell'apice anatomico, riflessi del paziente, incidenti con lo
strumentario, rotture delle frese ecc) , dovrebbe inoltre dedicare molto
tempo e soldi per la solida formazione e training in una attività che,
come dimostrano le statistiche, è probabile che abbandoni. Il personale
ausiliario non è autorizzato ad eseguire interventi di ipnosi , gli
ipnoterapeuti non conoscono le problematiche della professione
odontoiatrica, così lo studio dentistico non ha modo di avvalersi di
consulenze specialistiche. Si è fatto un tentativo di avvicinare le due
discipline in una ricerca che parte dalla conoscenza che la posizione che
assume l'uomo in ortostatismo e nella deambulazione è influenzata, oltre
che da alcune condizioni metaboliche congenite (intolleranza alimentare,
ecc) anche da una componente psicologica. L'ipnosi è stata usata
per valutare eventuali variazioni di alcuni parametri rilevati attraverso
strumenti computerizzati: la pendenza del corpo su uno degli arti (
carico), la posizione del baricentro rispetto all'asse sagitale ,
sull'asse trasversale, lo spazio e l'orientamento delle micro oscillazioni
che si compiono per mantenere la posizione eretta. Si è osservato che
mentre nel gruppo controllo non c'erano variazioni tra i valori rilevati
prima e dopo 30 minuti di riposo, pari al tempo dedicato alla trance
ipnotica nel gruppo campione, quest'ultimo invece dimostrava un netto
miglioramento di tutti i parametri. Questo studio ha anche sfatata la
credenza che l'induzione richieda tempi lunghi, che non tutti i soggetti
siano facilmente ipnotizzabili e che la trance ipnotica sia neutra.
Concludendo questa lunga panoramica si potrebbe affermare che l´odontoiatria
è tra le specialità mediche quella che può beneficiare in particola
modo dell´ipnosi. L´ansia e la paura del dentista di cui soffrono molti
pazienti persiste anche se l´analgesia farmacologia ha eliminato il
dolore. La tensione e le fobie sono aspetti disturbanti ancora per molti
soggetti malgrado il perfezionamento degli strumenti e degli apparecchi,
benché siano utilizzate poltrone relax confortevoli e funzionali,
sebbene, infine, l´ambiente ospitante sia reso gradevole e rilassante
anche da musiche di sottofondo.
P
S I C T V
La
Web Tv per la Psicologia e La Psicoterapia |
|