ALCUNE
CONSIDERAZIONI SUL PROBLEMA DELL’ORALITA’ Nella
concezione freudiana, “l’oralità” viene definita uno stadio, ovvero
una fase dello sviluppo dell’individuo e più precisamente la prima
della tre fasi le cui due successive sono, la fase anale e quella
genitale. In questa sede, vorrei soffermarmi, sulle problematiche legate
alla bocca e ad alcuni disturbi della personalità nella vita adulta ad
essa legati, secondo il principio delle teorie di W. Reich, determinati
dalla ‘fissazione’ alla fase orale. Il Prof. Federico Navarro, medico
psichiatra e psicoterapeuta, fondatore del movimento reichiano in Italia,
così precisava, “…essendo la bocca in funzione dell’oralità, tutte
le malattie ad essa legate, hanno a che vedere con l’oralità…”.
Infatti, estremamente diffuse sono le patologie che interessano il cavo
orale: basti pensare all’altissima incidenza delle affezioni
odontostomatologiche oltre ad altre patologie più o meno gravi per
poter avere un’idea dell’ampiezza di tale problema. C’è, tra
l’altro, da fare un’ulteriore considerazione, pare che la maggior
parte delle persone affette da disturbi della sfera psichica, abbia delle
problematiche legate ad una ‘fissazione’[1]
alla fase orale e nonostante quest’ultima potrebbe non essere la
fissazione prevalente, si possono trovare tracce in quasi tutti i soggetti
che si sottopongono a trattamento di psicoterapia. L’enorme
diffusione di questa problematica è,
a mio avviso, da attribuire in gran parte al cattivo rapporto che il
bambino ha avuto con la madre. E’ noto che la bocca, per un neonato, è
il primo organo mediante il quale entra in contatto sensoriale e
conoscitivo con il mondo esterno. La bocca, oltre a svolgere il ruolo di
tramite per tali contatti assolve ad una funzione altrettanto importante e
cioè quella della suzione e dell’ingestione di cibo. In questo caso,
molto più significativa della quantità, è la qualità del rapporto
madre figlio. Attraverso la suzione il bambino non soddisfa solo bisogni
alimentari, ma instaura quel particolarissimo legame con la madre fatto di
trasmissione di amore, sicurezza e tenerezza. Purtroppo, in alcuni casi
questo tipo di rapporto non s’instaura facilmente a causa di possibili
disturbi legati alla sfera psichica materna, per cui il figlio non riceve
cure adeguate ovvero la sicurezza e l’affetto di cui ha bisogno. Oltre
alle problematiche generate da un cattivo rapporto madre-figlio, è da
tener presente l’enorme condizionamento psicologico che la società
attuale ha sull’individuo. Questa società basata sull’immagine,
sull’estrema competitività, tende a creare personalità con spiccate
tendenze narcisistiche. Siccome, però, la posizione narcisistica, è
quasi sempre di copertura, accade che il soggetto, subita una frustrazione
sul versante della competitività, si trovi a regredire in una posizione
francamente orale, e ad un occhio esperto, non sfugge, in tal caso di
osservare nella persone coinvolte tratti depressivi. Ciò dimostra che uno
dei meccanismi di difesa maggiormente diffuso, è quello della
regressione orale. Un individuo, di solito, risponde ad una
frustrazione con una regressione orale, cercando nel cibo quella
soddisfazione altrimenti negata dagli eventi esterni. A proposito di cibo,
è abbastanza frequente riscontrare tra gli obesi note di tipo depressive.
E’ bene, però ricordare che tutto ciò che si manifesta nelle persone
in età adulta, le reazioni che riguardano la sfera psichica, oltre ad
essere frutto di fattori contingenti, esse affondano le radici
nella storia personale di ognuno. Vale a dire che il nostro
comportamento in età adulta, è fortemente condizionato dalla nostra
esperienza personale avuta con le figure affettivamente significative
presenti nella nostra infanzia e soprattutto, come già accennato sopra,
con la figura materna. A proposito di rapporto con il cibo, vorrei citare
brevemente la mia esperienza in una ricerca effettuata presso il Centro di
Unità Coronaria di un Ospedale di Napoli. Si trattava di una ricerca
sulla condizione psicologica di pazienti post infartuati. Il campione era
composto da quaranta soggetti di sesso maschile di età compresa tra i 45
e i 60 anni. Ebbene, circa l’80% di questi soggetti, superata la fase
critica e in procinto di essere dimissionati, chiedevano ai medici se
potevano continuare a fumare e che tipo di dieta alimentare potevano
seguire. Soltanto il 20% pose domande circa la possibilità di continuare
ad avere rapporti sessuali con le proprie partners. La maggiore
preoccupazione per queste persone era, quindi,
legata al soddisfacimento dei bisogni orali piuttosto che cercare
gratificazioni che coinvolgessero la sfera sessuo-affettiva adulta.
Naturalmente bisogna considerare che in questo tipo di pazienti si
può osservare, durante la fase di convalescenza, una regressione ad una
posizione depressivo-orale dovuta alla frustrazione subita a causa del
cambiamento di status: da persona sana, attiva a persona malata. La
regressione ad una posizione orale, porta il soggetto a riattivare quelle
‘richieste’ tipiche del bambino che in origine coinvolgono la sfera
orale e aggiungerei affettiva in maniera ampia e non solo, come sopra
detto, in relazione al cibo. L’imprinting, il ricordo, però, sono
legati al soddisfacimento di tipo materiale, cioè attraverso
l’alimentazione. Purtroppo, ancora oggi, molte mamme ‘leggono’ le
irrequietezze, i pianti dei loro bambini legati alla fame, per cui essi
vengono sistematicamente ingozzati di cibo al minimo lamento. I bambini
piccoli, purtroppo non parlano e si esprimono con il pianto, chissà se
invece del cibo, non basterebbe prenderli in braccio, coccolarli, amarli.
In fondo il loro bisogno primario è
proprio quello di essere amati.
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