"I
figli non sono i vostri figli. Essi sono i figli e le figlie della vita
che brama se stessa.Vengono per mezzo di voi ma non da voi..."
(kahlil Gibran)
articolo
di Paola Locci
Giugno
2005: tempo di referendum. Vai a votare! Non andare! Vota sì! Vota no! Si
è appena svolta la solita scontata sarabanda delle propagande. Non ho
voluto unirmi al coro degli uni o degli altri, e non mi unirò, adesso,
alle voci dei “vincitori” o dei “perdenti”. Vorrei al contrario
condividere le mie riflessioni, i miei dubbi.
E vorrei limitare i miei interrogativi a quella parte dell’argomento che
riguarda la procreazione assistita. Personalmente avrei preferito che le
due questioni, quella della ricerca sugli embrioni, e quella della libera
procreazione fossero nettamente distinte: mentre la prima – fatto salvo
il punto di vista cattolico sull’embrione=persona - mi sembra improntata
a grande altruismo, la seconda mi sembra ispirata solo da interessi
egoistici di vario genere (su quelli economici sorvolo).
Da medico ho infatti pochi dubbi rispetto all’opportunità di aiutare la
ricerca scientifica a trovare il modo di curare e guarire tante persone
sofferenti. Ma per quanto riguarda la possibilità illimitata di mettere
al mondo dei figli, il discorso, a mio avviso, è molto diverso.
Non so se questa legge è giusta o sbagliata, ma non mi sembra che da
nessuna parte sia stato preso in sufficiente considerazione l’aspetto
psicologico della “scelta genitoriale”. Da un lato i cattolici,
giustamente - dal loro punto di vista - si preoccupano più
dell’embrione che di un bambino già nato, e dall’altro, sul fronte
opposto, ci si preoccupa, giustamente, della libertà e della salute della
donna, ma non abbastanza di quale sarà il destino di bambini nati in
queste circostanze.
Non devo certo ricordare, agli attenti e responsabili lettori, le infinite
evenienze che possono verificarsi in assenza di una regolamentazione, come
già accade in altri paesi: doppie maternità e doppie paternità
(donatori e riceventi di gameti maschili e femminili), uteri in affitto,
madri-nonne, madri-zie, e via procreando. Per non parlare dei frequenti
drammatici ripensamenti che finiscono in tribunale, dove a far la parte
dell’ “oggetto” conteso è una creatura inconsapevole e innocente
che, tra l’altro, vale la pena ricordarlo, non ha chiesto di venire al
mondo.
Ma a parte questi problemi tecnici, non mi risulta che sia stata presa in
esame tutta la complessa problematica delle MOTIVAZIONI per cui una
coppia, o anche una persona sola, vogliono un figlio proprio a tutti i
costi. (E a proposito di tutela della salute della donna, anche a costo di
sottoporsi a procedure diagnostiche e terapeutiche invasive e
potenzialmente dannose). Ad esempio, quali sono i motivi per cui l'idea
dell'adozione è stata scartata da una coppia sterile? Sarebbe disposta,
quella coppia, ad accogliere e amare un bimbo malato? E’ lecito
chiedersi se in qualche modo c’entra la possibilità di controllo, data
dalla procreazione assistita, sull’origine del futuro figlio?
Non mi risulta che tale fondamentale riflessione sia avvenuta prima che la
legge fosse promulgata, non è certo avvenuta durante la velenosa campagna
referendaria; non avverrà, temo, né adesso né in seguito, a prescindere
dall’esito del voto.
Parliamo di LIBERTA': siete d’accordo che non si può USARE un bambino a
fini sessuali, o per farne un soldato, o per cavarne degli organi? Siete
d’accordo che debbano esistere delle leggi ad impedirlo? E’ illiberale
pensare a delle leggi che tutelino chi non può farlo da sé?
Non ho una proposta risolutiva, ma mi chiedo perché non si è ritenuta
indispensabile una discussione seria, e depurata dalle ideologie,
sull’eventualità, piuttosto realistica, che un figlio proprio così
pervicacemente voluto possa essere figlio di un capriccio, di un profondo
egoismo, o del tentativo di riempire vuoti o carenze personali. Possa cioè
essere USATO. Sono stati mai fatti studi attendibili sulla qualità della
vita di questi bambini, negli anni successivi al loro trionfalistico
concepimento? Sono felici? Che adulti sono diventati o diventeranno?
Si fanno infiniti test a chi chiede un’adozione e poi si dovrebbe
consentire a chiunque lo chieda – e per giunta con i soldi pubblici –
di mettere al mondo dei figli senza che nessuno si preoccupi delle
conseguenze? Persino tra le adozioni, che teoricamente dovrebbero essere
state lungamente maturate, ci sono casi in cui il bambino viene restituito
al mittente. Ricordo un ragazzo, introverso e riflessivo, che mi fu
inviato in terapia dalla vivace famiglia adottiva perché diventasse più
espansivo e chiacchierone. Bastarono poche sedute per capire che non aveva
alcun bisogno di terapia: era riservato per carattere e non aveva problemi
di sorta. Per lo meno non ancora.
Che succede se un bambino in provetta non “riesce” come desiderato?
Certo, è vero: anche i figli naturali possono essere - e purtroppo
talvolta sono - vittime di soprusi ed egoismo: infatti esistono delle
leggi che, senza essere illiberali, possono interferire con le libertà
individuali. O vogliamo abrogarle?
Il desiderio di un figlio è la cosa più naturale e legittima del mondo,
è giusto chiedere anche l’aiuto della scienza per dare una mano a madre
natura quando questa è un po’ avara o dispettosa, ma forse porsi il
problema dei limiti è una cosa un po’ più seria che stabilire chi ha
torto e chi ha ragione, chi ha vinto e chi ha perso.
Lo ripeto, io non ho soluzioni perfette da proporre, ma per la mia
professione conosco da vicino i danni spaventosi e a volte permanenti che
può produrre un padre o una madre che non abbia mai capito il senso di
essere genitore.
Mi piacerebbe che tutti, politici e non, sostenitori della legge 40,
sostenitori dell’abrogazione, genitori, aspiranti genitori,
non-genitori, e rappresentanti dei mass media, ci interrogassimo con meno
faziosa incoerenza e superficialità su questi temi.
Perché su questi temi, o vinciamo tutti, o perdiamo tutti.
P
S I C T V
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