Ciò
che segue è la sintesi di un dialogo tra l’autore e Pierluigi Lattuada,
una dei principali esponenti della psicologia transpersonale in Italia. Il
testo è stato poi integrato con alcune note, piccoli schemi di
approfondimento e delle indicazioni bibliografiche di base. Domanda:
Nel 1969 da un eterogeneo gruppo di antropologi, filosofi, fisici,
psicoanalisti e psicologi[1],
accumunati dalla vicinanza alla psicologia di indirizzo
umanista-esistenziale e anche dalla frequentazione dell’Istituto Esalen[2]
venne fondata una associazione che intendeva accogliere chi si
interessava, secondo l’approccio scientifico, di meditazione, misticismo
e trascendenza. Fu anche avviata una rivista: il Journal of
Transpersonal Psychology. Questa data può
essere fatta corrispondere alla nascita della psicologia transpersonale?
Risposta:
In realtà la storia è più antica. Il termine “transpersonale”
applicato alla psicologia, sembra essere stato utilizzato per la prima
volta da Roberto Assagioli, il creatore della psicosintesi ed in seguito
da Carl Gustav Jung. Sta ad indicare quelle aree della realtà psichica
che si estendono oltre l’identificazione con la personalità
individuale. La psicologia transpersonale pertanto sta ad indicare
quell’approccio psicologico che si occupa dello studio e della cultura
della spiritualità e delle esperienze spirituali in un contesto
psicologico. Si caratterizza come il contributo degli ambienti scientifici
allo studio ed alla comprensione dell’esperienza interiore di ordine
trascendente. Esperienza che nel corso dei secoli ha ricevuto, dalle
diverse tradizioni numerose denominazioni: estasi mistica, esperienza
cosmica, coscienza cosmica, esperienza oceanica, peak experience, nirvana,
satori, samadhi, regno dei cieli, ecc. Nella sua ricerca la psicologia
transpersonale integra l’esperienza della psicologia occidentale,
soprattutto del filone gestaltic, esistenziale, umanista, con le
tradizioni mistiche orientali basate sulla meditazione come lo yoga, lo
zen, il sufismo e con quelle sciamaniche basate sull’estasi ed il
contato con le forze della natura. Subisce inoltre una forte influenza
dalle più recenti acquisizioni della fisica moderna e della biofisica ed
è in stretto rapporto con altre scienze quali la sociologia e
l’antropologia. D.:
Riprendendo il percorso storico, è possibile considerare anche il
filosofo e psicologo america William James? R.:
Certamente, nell’ambito della psicologia scientifica fu il primo, verso
la fine dell’800, a studiare le esperienze mistiche considerandoli
eventi psicologici quanto religiosi. Le sue teorie saranno predittive
anche di altri sviluppi del pensiero psicologico contemporaneo, quali la
psicologia umanistica e la psicologia della personalità[3]. D.:
Freud non condivise questa impostazione, l’esperienza mistica venne da
lui vista come una fantasia regressiva allo stato uterino. R.:
Sì e fu uno dei fattori di conflitto con Jung[4].
I comportamentisti riuscirono poi a spostare l’attenzione della
psicologia dallo studio degli stati di coscienza ai solo comportamenti
osservabili in contesti artificiali quali il laboratorio. Ciononostante
sopravvisse un pensiero, sostenuto da studiosi eterogenei per formazione e
provenienza, che continuò a mantenere al centro della propria ricerca la
trascendenza dell’Io e l’esperienza spirituale. D.:
Jung è probabilmente uno dei più noti. Il suo postulato dell’Inconscio
Collettivo[5]
richiama questa dimensione inconscia come l’interconnesione di ogni
psiche individuale, una interconnessione popolata da immagini archetipiche
che raccolgono la storia dell’esperienza collettiva. R.:
Secondo Jung noi facciamo esperienza degli archetipi attraverso i sogni, i
simboli, le favole, i rituali e le esperienze mistiche ci consentono
l’accesso diretto a questa dimensione. Fu proprio Jung a sostenere che
l’esperienza spirituale è la via maestra per il superamento della
condizione definita come “nevrosi”. Ci sono però anche altri noti
psicologi vicini all’attenzione transpersonale, ad esempio Abraham
Maslow e Roberto Assagioli. Assaggioli (uno dei pochi psicologi italiani
noto all’estero) si formò inizialmente come medico e poi come
psicoanalista per ideare in seguito, nel 1914, un indirizzo
teorico-applicativo noto come “psicosintesi”, mirato a sostenere
l’individuo nell’ampliare i suoi confini verso la realizzazione di un
Sé. Maslow nel 1962 fondo l’Associazione della psicologia umanistica,
indirizzo che avrebbe voluto contrapporsi alla psicoanalisi ed al
comportamentismo. Il suo obiettivo era di fronteggiare ciò che definiva
“psicologia del malessere e della distruttività” (basata
sull’osservazione del soggetto malato), con una “psicologia del
benessere e della creatività”, che avrebbe dovuto valorizzare le
dimensioni sane e costruttive dell’essere umano. D.:
E’ dunque corretto affermare che la psicologia transpersonale si rifiuta
di considerare l’Io personale quale istanza ultima di riferimento come
accade nella teoria psicoanalitica e comportamentista?[6] R.:
Sì, perché questo indirizzo ritiene che l’Io appartenga a un Tutto, un
insieme sovraindividuale che lo contiene come sua parte. E’ proprio la
possibilità di relazionarsi a quest’altra dimensione che porta a
parlare di esperienza transpersonale, intesa come un’esperienza mentale
che, oltrepassando l’Io, è in grado di trascenderlo. D.:
Com’è la situazione contemporanea, dal punto di vista degli autori e
degli studi in atto? R.:
E’ uno scenario ricco e molteplice, difficile sintetizzarlo. Pierre Weil
è uno dei “grandi vecchi” tuttora viventi. Ha individuato una serie
di confini che limitano l’uomo nella sua visione del mondo, definendo
così con maggiore precisione l’ambito di intervento della psicologia
transpersonale: coscienza, memoria, evoluzione e morte. La conoscenza e la
trascendenza di tali confini è infatti la principale prerogativa del
movimento transpersonale[7].
Attualmente Stanislav Grof e Ken Wilber sono tra le figure più
rappresentative del movimento. Grof è stato uno dei primi ad elaborare un
modello psicodinamico transpersonale, oltre che una mappa delle esperienze
interiori ed una metodologia psicoterapeutica specifica. Wilber è un
teorico prolifico, che ha integrato i vari modelli psicologici, cognitivo,
morale, psicodinamico e spirituale. I loro contributi si basano anche
sulla considerazione di altri indirizzi quali quelli di Carl Rogers (che
includeva il concetto di “potere spirituale trascendente” tra le
caratteristiche di una persona pienamente funzionante) e di Fritz Perls
(che fu profondamente influenzato dallo zen nell’elaborazione della sua
Terapia della Gestalt).
D.:
Aumenta costantemente la proposta di seminari o di esperienze di gruppo
che si rifanno a pratiche artistiche, espressive dalle origini più
diverse o ancora di matrice esoterica piuttosto che new age[8].
Come riuscire a comprendere quanto siano più o meno coerenti con
l’approccio transpersonale? R.:
L’approccio transpersonale è caratterizzato da un processo rispettoso e
progressivo e dall’attenzione al contesto (ossia alla modalità di
lettura degli eventi presenti all’interno dell’esperienza, sia
individuale che di gruppo). Lo psicologo accompagna il soggetto lungo un
percorso che da un’iniziale esplorazione del suo mondo interiore di
sensazioni, emozioni, percezioni senza apparente significato conduce verso
l’indagine ed il graduale affrancamento della propria storia personale.
Può seguire il passaggio attraverso esperienze di radicale trasformazione
e l’accesso alla dimensione transpersonale. Non conta quindi il tipo di
pratica ma il modo in cui la pratica viene orientata alla sviluppo di
un’esperienza coerente con i bisogni delle persone presenti. In
definitiva, è possibile che in alcune situazioni vengano usati gli
strumenti tipici del processo transpersonale (quali meditazione, pratiche
corporee, visualizzazioni, etc.) senza lavorare in un contesto
transpersonale, così come è possibile realizzare un intervento
transpersonale usando metodiche più classiche (ad esempio
comportamentiste o di derivazione psicoanalitica).
D.:
In conclusione, possiamo allora affermare che la psicologia transpersonale
è un indirizzo psicologico che ha come oggetto di riflessione le realtà
psichiche più profonde, quelle che sembrerebbero estendersi oltre
l’identificazione con la personalità individuale, e che come ambito di
intervento identifica tutte le pratiche che possono essere d’aiuto per
la realizzazione del Sé? R.:
Sì, è una impostazione condivisibile. Questo tipo di posizionamento, pur
affascinante, si presta però a fraintendimenti e a perplessità. Ad
esempio, recentemente Arturo De Luca[9]
ha detto “Il paradigma più limitante per noi occidentali è quello
newtoniano cartesiano, quello della scienza che, come nel vecchio
laboratorio, presume di misurare, quantificare, fino a ridurre a scomporre
l’atomo della sensazione, della percezione, anche del sentimento di
questa natura immensa, complessa, intraducibile che siamo noi esseri
umani. Noi psicologi transpersonali siamo una razza un po’ particolare,
perché viviamo in un luogo di transizione tra il terapeuta ordinario
(formato in partenza nell’area clinica e secondo una certa scuola) e il
terapeuta che deve fare questo volo, questo
salto quantico che a volte ci trasforma in una sorta di
saltimbanche di noi stessi, di nomadi, di viandanti”.
In altri termini, percorrere
con coerenza questo sentiero è possibile solo unendo testa e cuore, come
anche desiderio e intento.
[1]
Per la precisione: Walter Tennis, Stanislas Grof, Laurence Lee Shan,
Stanley Kripner, Michael Murphy, Robert Tannenbaum, Herbert Guenther,
Chogyam Trungpa, Arther Koestler, Viktor Frankl, Medard Boss. [2]
Esalen è l’antico nome che i nativi americani assegnavano a un
tratto di costa californiana (tra San Francisco e Los Angeles),
chiamato dagli statunitensi Big Sur (titolo utilizzato anche dallo
scrittore beat Allen Ginsberg in una sua opera). Le attività del
centro iniziarono nel 1962, con un seminario presenziato dai filosofi
Aldous Huxley e Allan Watts. Ad Esalen, in breve tempo, fecero visita
gli psicologi che avevano sviluppato l’indirizzo della non
direttività (inizialmente nato a Chicago) e quello psicosociale di
matrice lewiniana basato sul T-group (sviluppato dal 1947 in
condizioni sperimentali ed applicative al National Training Lab di
Betel, sulla costa orientale). Nel centro, tra il ’65 ed il ’75,
anche tramite la riscoperta dei modelli di J.L.Moreno (psicodramma) e
W.Reich, vennero ideati o implementate numerose forme di intervento
quali la gestalt terapy, l’analisi bioenergetica, il rolfing, i
gruppi di incontro, etc. [3]
Cfr Carotenuto A. (a cura di)
Dizionario degli psicologi contemporanei.
Bompiani, Milano, 1992. [4]
Cfr Ricordi, sogni, riflessioni.
Rizzoli, Milano, 1978. [5]
Inizialmente definito Uberpersonliche, ossia sovrapersonale. [6]
Cfr Galimberti U. Dizionario
di psicologia. Utet,
Torino, 1994. [7]
Le
tesi di Weil sono così sintetizzabili: 1) La coscienza è un flusso
incessante ed illimitato. I limiti sono di tipo culturale. 2) La
memoria va oltre la filogenesi. 3) L’evoluzione umana non si ferma
all’intelletto e alla fase di maturità sessuale ma procede verso
qualità più elevate, quali: saggezza, amore, umiltà, compassione,
consapevolezza, etc. 4) la morte è solo un passaggio. [8] Una delle prime mappe delle esperienze di gruppo (Peterson S. A catalog of the ways people grow. Ballantine Books, 1971), ormai ampiamente superata, soprattutto quantitativamente, dai numerosi sviluppi evidenziava otto categorie focalizzate: 1) funzioni fisiche e sensoriali (aikido, bio-energia, training autogeno, massaggi) 2) sentimenti e relazioni interpersonali (Rogers e i gruppi di incontro, Schutz e i gruppi di incontro, Perls e la gestalt terapy) 3) azione e condizionamento (Skinner) 4) motivazione e volontà (Assagioli e la psicosintesi) 5) suggestione e stati di coscienza alterati (ipnosi) 6) immaginazioni e simboli (sogno da svegli e semantica generale) 7) spiritualità (Gurdjeff, Buber, Watts, zen, yoga) 8) microambiente sociale (terapia familiare, Summerhill, gruppi Synanon). [9] “Oltre i confini, oltre il cervello: un nuovo paradigma scientifico, una nuova visione del mondo”, intervento di A.De Luca al convegno “L’eredità della tribù. Stati di coscienza nella metropoli di fine millennio. Milano, 1999. Alessandro
Reati, psicologo, docente incaricato presso il corso di laurea in
educazione professionale, facoltà di medicina, Università degli
Studi di Milano. info@alessandroreati.it
Pierluigi
Lattuada, medico e psicoterapeuta, è responsabile della Clinica
Medica Olistica Life Gate.e Direttore della Scuola Quadriennale di
Formazione in Psicoterapia Transpersonale. E’ cofondatore di
“Om.Associazione per la medicina e la psicologia transpersonale”.
.Direttore Scientifico della rivista “La visione sottile” e autore
di diverse pubblicazioni, tra cui: Il mondo ulteriore; Potere
spirituale e guarigione (Meb), Biotransenergetica; Sotto stelle
diverse (Xenia) e Oltre la mente (F.Angeli). Om.
Associazione per la medicina e la psicologia transpersonale. Nata
nel 1982, è uno dei punti di riferimento in Italia per il movimento
transpersonale. Ha promosso cinque congressi internazionali: La follia
e il divino, 1988; la magia della consapevolezza, 1990; Energia e
coscienza, 1995; Esperienze interiori, 1996; L’eredità della tribù,
1999. E’ associata con AIPT (Associazione Italiana di Psicologia
Transpersonale), FAIP (Federazione Italiana delle Associazioni
di Psicoterapia) e AIPSC (Associazione Italiana Psicoterapie
Corporee), EUROTAS (Associazione Europea di Psicologia
Transpersonale) e EAP (European Association for Psychotherapy).
Mantiene inoltre rapporti con le statunitensi Association for
Transpersonal Psychology e International Transpersonal Association.
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