Internet
Addiction Disorder
Prof. Moreno
Marcucci, Dott. Giuseppe Lavenia
In questi ultimi anni abbiamo assistito alla nascita di una nuova
tecnologia che ha ampliato le possibilità di comunicazione e di accesso
alle fonti di informazione fino ad ora sconosciuto. Il processo che stiamo
vivendo apre scenari che fino a poco tempo fà erano impensabili e
sicuramente i vantaggi che si trarranno da questo nuovo mezzo tecnologico
permetteranno all'uomo di sviluppare capacità e potenzialità fino ad ora
neanche immaginate.Ma, purtroppo, ogni medaglia ha il suo rovescio;
infatti sembra che il rapido sviluppo di questo processo stia producendo
dei fenomeni psicopatologici che si esprimono con una sintomatologia
simile a quella che osserviamo in soggetti dipendenti da sostanze
psicoattive. Un'analisi delle più recenti pubblicazioni internazionali su
questo argomento sta evidenziando da varie parti del mondo come
l'inadeguato utilizzo della Rete possa indurre in una situazione di
dipendenza psicologica con conseguenti danni psichici e funzionali per il
soggetto. I.A.D. (Internet Addiction Disorder) indica la sigla
psichiatrica con cui si definisce tale patologia; l’internet Addiction
Disorder si manifesta sotto forma di sintomi astinenziali e di tolleranza.
Il termine si deve allo psichiatra americano Ivan Goldberg che propose dei
criteri (diagnostici) mutuati dalla diagnostica per le dipendenze dal DSM.
Goldberg con la sua proposta ha dato avvio ad una riflessione che ha
incuriosito numerosi psicologi e psichiatri ed ha imposto all’attenzione
del mondo il rischio di dipendenza da Internet.
Questi sono i principali sintomi patognomici che caratterizzano l’IAD:
1. bisogno di trascorrere un tempo sempre maggiore in rete per ottenere
soddisfazione;
2. marcata riduzione di interesse per altre attività che non siano
Internet;
3. sviluppo, dopo la sospensione o diminuzione dell’uso della rete, di
agitazione psicomotoria, ansia, depressione, pensieri ossessivi su cosa
accade on-line, classici sintomi astinenziali;
4. necessità di accedere alla rete sempre più frequentemente o per
periodi più prolungati rispetto all’intenzione iniziale;
5. impossibilità di interrompere o tenere sotto controllo l’uso di
Internet;
6. dispendio di grande quantità di tempo in attività correlate alla
rete;
7. continuare a utilizzare Internet nonostante la consapevolezza di
problemi fisici, sociali, lavorativi o psicologici recati dalla rete.
Ciò che ci ha stimolato ad iniziare uno studio sulla IAD è, in
particolare, la sua analogia psicopatologica con quadri clinici
assimilabili all'uso di sostanze psicotrope.Gli elementi in comune da noi
analizzati hanno riguardato inizialmente le modificazioni psicologiche che
si producono nell'individuo che diviene dipendente dalla rete: perdita
delle relazioni interpersonali, modificazioni dell'umore, alterazione del
vissuto temporale, cognitività completamente orientata all'utilizzo
compulsivo del mezzo; il soggetto tende a sostituire il mondo reale con un
oggetto artificioso, quasi una sorta di “feticismo tecnologico”, con
il quale riesce a costruire un proprio mondo personale e in questo caso
virtuale analogo al mondo del tossicodipendente che ha un proprio
linguaggio, uno specifico abbigliamento, atteggiamenti e comportamenti
diversi e differenti rispetto al mondo reale nel quale è abituato a
vivere. La domanda profonda che ci siamo posti è che se questo è vero la
tossicodipendenza potrebbe essere vista come un bisogno dell'individuo di
crearsi un mondo personale indipendentemente dalla sostanza o strumento
che lo rende dipendente. E’ evidente che attraverso internet si possono
provare intensi e piacevoli sentimenti di fuga, superando on-line i
problemi della vita reale, con un effetto simile ai “viaggi”consentiti
da alcune droghe e inoltre permette al soggetto di provare un senso di
onnipotenza, connesse con il superamento di ogni limite personale e spazio
temporale (fenomeno anch’esso presente nell’utilizzatore di sostanze
psicotrope).Il fenomeno della distorsione del tempo è di fondamentale
importanza per poter meglio comprendere il problema: “qualunque sia la
ragione di partenza per avventurarsi nella navigazione on-line,presto si
impara che trovare ciò che serve e poi uscire è ben di rado semplice e
veloce come aprire il frigo e prendersi qualcosa da mangiare al volo”;Il
tempo sembra fermarsi in rete, la parola fine non c’è mai; a nostro
avviso le cause vanno ricercate nella strutture di internet ed in
particolar modo nel suo ipertesto: infiniti collegamenti ci spingono a
navigare per ore e ore in maniera afinalistica e sconsiderata.
Molte volte i soggetti che utilizzano le rete, oltre a non rendersi conto
delle diverse ore già trascorse dinanzi allo schermo, tendono ad
alterarsi facilmente con chi disturba il loro “viaggio”;esperienza
questa che può essere paragonata alla risposta che un alcolista da ad un
amico trovandosi ad una festa “soltanto un biccherino”,o a quella del
fumatore che dice a se stesso “solo un’ultima sigaretta e andrò a
dormire; lo stesso procedimento viene messo in atto dagli internet
dipendenti che risponderanno irritati a chi gli chiede di disconnettersi
“ancora un minuto e spengo”, oppure diranno a se stessi
razionalizzando “un altro minuto non farà molta differenza” ma poi
rimarranno connessi ancor per ore e ore .Altra caratteristica importante
tra gli internet dipendenti è la negazione del problema come spesso
accade con qualunque altro tipo di dipendenza; differenza questa a nostro
avviso ancor più difficile da riconoscere . E’ molto difficile infatti
chiedere aiuto per qualcosa che la maggior parte delle persone apprezza
per la sua potenza e il suo potere innovativo; e quando questi soggetti
vengono messi di fronte alla chiara evidenza di un comportamento
tossicomanico si trincerano dietro l’opinione comune secondo la quale
internet è grandioso, “non può far male”; Non bisogna scordare che
la rete può essere vista e vissuta come un’enorme vetrina sempre in
allestimento in cui ogni individuo riscontra una propria soggettività nel
modo di viverla; analogamente alla vita “reale” si possono imboccare
strade “corrette” e strade “pericolose”; Ogni giorno molti utenti
rischiano di allontanarsi dai rapporti interpersonali “faccia a
faccia”, indispensabili per una vita sana e socialmente equilibrata,
preferendo relazioni virtuali; queste inevitabilmente portano ad una
spersonalizzazione e ad una proiezione del proprio SE in un luogo non
fisico che, data la facilità, la velocità e l’ampiezza geografica dei
rapporti il soggetto preferisce. L’utente, nascondendo la propria
individualità dietro al proprio monitor, si sente più protetto, più
sicuro.
MODALITA'
E METODO
Siamo andati a valutare un campione di popolazione reperita grazie alla
collaborazione di internet point e biblioteche multimediali sparse nel
territorio nazionale. Sono stati valutati 150 soggetti italiani, 90 uomini
e 60 donne, d’età compresa tra i 15 e i 44 anni ( I risultati ottenuti
sono relativi ad un campione parziale di 150 soggetti d’età compresa
tra i 15 ed i 45 anni; il campione di studio totale della nostra ricerca
è di 500 soggetti, ancora da ultimare); a questi soggetti è stato
somministrato un test da noi realizzato a cui abbiano dato il nome di
Internet Trap Test (I.T.T.) ed chi ha ottenuto un punteggio elevato è
stato sottoposto ad un particolare colloquio da noi messo a punto. L’I.T.T.
è un test che permette di verificare il grado di intossicazione raggiunto
dal soggetto nei confronti della nuova tecnologia Internet. Il test è
costituito da 25 Items a cui il soggetto può rispondere:sempre, spesso,
ogni tanto, raramente, mai. Gli autori hanno formulato i 25 items,
basandosi sui criteri del DSM-4, indagando sulla dipendenza, sull’abuso,
sul livello di intossicazione raggiunto, sulla consapevolezza, sull’
astinenza, sul sonno, sulla gestione dei rapporti interpersonali e sulla
presenza di possibili tratti schizoidi e impulsivi.
SOMMINISTRAZIONE
La
somministrazione del test avviene in due fasi. Nella prima fase il test va
somministrato al soggetto non dando limiti temporali di tempo
nell’esecuzione. La seconda fase cerca, invece, di valutare, attraverso
un colloquio mirato, la frequenza di alcuni disturbi (a volte
psicopatologici) riscontrati nel test; in questa fase, inoltre, i soggetti
vengono contattati per ottenere informazioni a proposito delle
caratteristiche socio-culturali, della personalità, della presenza
attuale o passata di patologie medico-psichiatriche.
INTERPRETAZIONE
In
base al punteggio ottenuto il soggetto può essere collocato in uno dei
seguenti profili:
• Utente ‘’Regolare’’: Il soggetto può rimanere a volte
connesso più a lungo ma ha il pieno controllo della situazione;
• Utente ‘’A rischio’’: Il soggetto sperimenta le prime
esperienze in rete,non è ancora a conoscenza delle tecniche per muoversi
“alla grande”nel web ma mosso dalla curiosità comincia a
provare;utilizzo assiduo delle chat,il sogg. tende ad acquisire una nuova
identità;
• Utente ‘’Abusatore’’:Il soggetto presenta diversi problemi a
causa di Internet .(Utilizza il web nonostante la consapevolezza di aver
un problema di natura sociale, lavorativo, psichico o fisico causato o
accentuato da Internet;.
• Utente ‘’Dipendente’’: Il soggetto è completamento preso
dalla rete.(Prolungamento del periodo del tempo di collegamento
prefissato, grande quantità di tempo del soggetto viene spesa alla
ricerca del materiale da utilizzare in rete, interruzione o riduzione di
importanti attività sociali, lavorative o ricreative a causa
dell’utilizzo di internet;uso continuativo del net nonostante la
consapevolezza di avere un problema sociale, psichica o fisica collegato
ad esso; TOLLERANZA marcata: bisogna di quantità di ore notevolmente più
elevate del web per sentirsi soddisfatto; sintomi astinenziali: ansia,
tremori, pensieri ossessivi su ciò che sta accadendo in rete in quel
momento).
RISULTATI OTTENUTI
I
risultati ottenuti hanno confermato la presenza di una popolazione a
rischio di abuso o realmente dipendente dalla rete; la semplice analisi
dei punteggi grezzi ottenuti permette di evidenziare una percentuale di
rischio piuttosto elevata insita nel continuo utilizzo del mezzo
tecnologico. Un analisi più approfondita attraverso colloqui ha
evidenziato in tutti i gruppi una mancata consapevolezza del fenomeno di
addiction.
•
Il gruppo degli utenti a rischio (20%) presentano un vissuto di curiosità
nei confronti delle opportunità offerte dalla rete simile alla fase di
luna di miele del soggetto che ha iniziato un rapporto stabile con
l’eroina; tendono ad osservare ed apprendere come muoversi in questo
nuovo mondo; in questa fase il soggetto custodisce gelosamente ogni nuova
conquista iniziando a modificare la propria identità personale.
•
Il gruppo degli utenti abusatori (34%) ha manifestato delle
caratteristiche analoghe ai soggetti che utilizzano oppiacei da diverso
tempo: gravi problemi nelle relazioni affettive, importanti problematiche
lavorative legate all’utilizzo della rete, problematiche psicofisiche (
problemi visivi, alterazione del ritmo circadiano, disturbi nelle condotte
alimentari, ecc).Il soggetto in questa fase chiamata della
“sostituzione” è profondamente immerso nella comunità internet;
grazie al web raggiunge ciò che prima non era mai riuscito a ottenere:avrà
tanti amici,troverà sostegno,nuovi stimoli,fiducia,ecc. L’utente adesso
ha sempre un posto dove andare,sa sempre cosa fare;tutte quelle attività
che permettevano al soggetto di andare avanti nella vita ora non contano
più!
•
Il gruppo degli utenti dipendenti (6%) presenta aspetti psicopatologici più
gravi; in particolare un soggetto ha manifestato per 48 ore stato
confusionale, allucinazioni semplici visive, prosopoagnosia, ipertermie,
tremori. Tali disturbi sono regrediti spontaneamente nel periodo di 48
ore.Un altro soggetto ha presentato importanti problemi nella vita
relazionale: abbandono coniugale da parte del partner, seri problemi
nell’ambiente lavorativo. Il soggetto aveva un assoluta mancanza di
consapevolezza. Altri disturbi presenti nei soggetti dipendenti sono:
prolungamento del periodo del tempo di collegamento prefissato, grande
quantità di tempo del soggetto viene spesa alla ricerca del materiale da
utilizzare in rete, interruzione o riduzione di importanti attività
sociali, lavorative o ricreative a causa dell’utilizzo di internet; uso
continuativo del net nonostante la consapevolezza di avere un problema
sociale, psichica o fisica collegato ad esso.
CONCLUSIONI
L'analisi
dei dati sopra esposta apre il campo a numerosi interrogativi; in primo
luogo nei confronti dell'utilizzo indiscriminato della Rete e dei suoi
prodotti senza alcun limite temporale o di confini che ne possano limitare
l'uso indiscriminato e finalistico. Il mondo virtuale viene presentato
sempre come stimolante, pieno di risorse e ricco di novità e iniziative
apparendo molto differente dalla realtà concreta nella quale viviamo
tutti i giorni fatta di sacrifici, monotona, ripetitiva, finalizzata per
la maggior parte di noi alla risoluzione dei banali problemi della vita
quotidiana. La rete si inserisce in questi spazi psicologici, come le
droghe si inseriscono in un mondo di disagi e/o di sofferenza psichica che
costituisce il terreno predisponente, secondo il nostro punto di vista, di
qualsiasi dipendenza patologica ( teniamo a sottolineare il termine di
dipendenza patologica per differenziarla dalla dipendenza vissuta come
normale componente dei legami affettivi tra esseri umani), e in questi
spazi produce un continuo processo di disconnessione del soggetto dalla
realtà circostante, dalle relazioni che lo circondano o meglio dal mondo
di solitudine di cui è circondato, senza però offrire niente che possa
soddisfare il mondo emotivo del soggetto che rimane costantemente in preda
a vissuti di disagio e solitudine che prova nella vita quotidiana. Ma può
una macchina, per quanto sofisticata e perfetta, offrire dei sentimenti?
Sicuramente no, sentiamo però sempre più spesso di utenti che hanno
pagato bollette salatissime per aver parlato per 5 minuti con una ragazza
d'oltreoceano, o aver ingenuamente risposto ad un messaggio S M S d i una
persona che non si conosce ma con cui si è chiacchierato in chat , o
ancor più spesso sentiamo soggetti che si dichiarano amore eterno in
rete, magari con un bel matrimonio virtuale (parecchi siti offrono questo
tipo di servizio). Ritornando al campo dei quesiti sollevati dalla nostra,
come dalle altre recenti ricerche in questo settore, si pone il quesito più
strettamente nosografico e clinico se esista una possibile psicopatologia
di base, una sorta di predisposizione che risulti favorente nello sviluppo
della patologia. Dai nostri studi è emerso un tratto di personalità
strutturante i soggetti valutati come dipendenti nel test: il tratto
schizoide. Questo tratto di personalità è caratterizzato dalla difficoltà
di formare relazioni sociali stabili; tendono ad essere individui
“solitari” con poca inclinazione ad integrarsi in gruppi e appaiono
distanti. I loro interessi e passatempi di solito aumentano il loro stato
di isolamento dalle altre persone in quanto sono più interessati nelle
cose, negli oggetti e nelle macchine. Ma è possibile che questi soggetti
si trincerano dietro lo schermo del pc perché si sentono più protetti e
in tal modo possono tener sempre sotto controllo la relazione? Internet può
essere davvero essere visto come un “meccanismo di difesa” che il
soggetto utilizza per finalmente riuscire liberamente a comunicare? E se
tutto questo fosse vero la dipendenza potrebbe essere vista come una sorta
di reattività alla situazione schizoidea? Naturalmente il nostro lavoro
non pretende né di dare risposte certe né di essere esaustivo ma
speriamo comunque d’aver stimolato il lettore ad approfondire e meglio
comprendere tale nuovo fenomeno essendo fortemente convinti che solo con
la continua ricerca e maggiore informazioni si potranno comprendere al
meglio le dinamiche dell’uomo “digitale”.
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La
comunicazione assertiva
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Lanari Gianni, Calbi Nunziata - Ed.
Finson
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manuale guida il lettore lungo un percorso di crescita e
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